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Una montagna in agonia?

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"Frequento da una vita il nostro territorio montano - inizia a raccontarci Marco, un nostro lettore amante della corsa a piedi - grazie a questa passione, trasmessami da mio padre, diventata poi lo sport che amo."

Facciamo una breve chiacchierata con lui, che ci ha voluti contattare per lanciare un vero e proprio grido d'allarme e per avvisare gli enti preposti che il territorio che egli ama (e nel quale vive) in questo momento è particolarmente sofferente.

Marco spesso percorre i sentieri della nostra montagna, prediligendo le salite che portano al Ventasso.

"Nei mesi scorsi ci sono stati lavori di deforestazione, con un saliscendi pressoché continuo di trattori carichi li legna. - prosegue lo sportivo  - Se una volta a percorrere i sentieri erano trattori di piccole dimensioni, ora stiamo parlando di mezzi agricoli di tutto rispetto, piuttosto massici che, caricando legna, giocoforza solcano i sentieri in maniera particolarmente profonda. La pioggia poi non ha migliorato questa situazione".

Correndo su questi stessi sentieri, che ben conosce, il lettore fa notare che anche un fuoristrada si troverebbe in difficoltà nel percorrerli ed il suo pensiero va ai mezzi di soccorso, che non di rado, purtroppo, sono costretti ad intervenire nella zona.

Il problema non riguarda solamente la sentieristica "La solita frana prima di arrivare al bivio del sentiero che porta al rifugio S. Maria ha ormai raggiunto proporzioni di smottamento enormi, verrà mai la sua messa in sicurezza? E la ciclabile intorno alla Pietra di Bismantova? Ormai è quasi del tutto irriconoscibile".

Marco non accusa nessuno, chiede solo che qualcuno intervenga al più presto e vuole porre l'attenzione su un'altra emergenza, quella del lago Calamone, quello che lui definisce uno "splendido specchio d'acqua... ridotto ad un cerchietto centrale a causa delle erbe infestanti che lo soffocano ormai completamente tutto."

Ricorda il runner che l'infestazione è un problema annoso, ma che negli anni passati, tra fine giugno e inizio luglio si provvedeva a farlo dragare e a liberarlo, proprio in vista del periodo estivo. "Ora sta letteralmente morendo, ridotto ad un piccolo lembo centrale".

"Un vero peccato - conclude Marco  - per questo posto fantastico, meta di molti turisti, noto per la sua bellezza e per la comodità di essere raggiunto.

Segnalazioni analoghe hanno evidentemente raggiunto anche i rappresentati della politica ed in particolare i consiglieri regionali Gabriele Delmonte e Maura Catellani della Lega, che hanno sollecitato la Giunta affinché si faccia portavoce con il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano affinché si provveda alla pulizia del lago, in modo da ripristinare la trasparenza della superficie acquatica.

E' questo l'oggetto di una mozione presentata dai consiglieri regionali, che confermano come il lago sia "uno dei luoghi più suggestivi e visitati dell'Appennino reggiano e tra le più pregiate mete di tutto l'Appennino Emiliano."

"Durante la stagione estiva - continuano Delmonte e Catellani - nelle zone poco profonde il caldo favorisce la crescita di piante acquatiche e alghe che tendono a espandersi su un’area sempre più vasta. La presenza di queste piante acquatiche incide sull’aspetto del lago riducendo la trasparenza delle acque che diventano di colore marrone. Nel 1996 una importante rimozione delle alghe fu effettuata in collaborazione con esperti dell’Università di Parma, dell’allora Parco del Gigante e dell’Ausl, ma anche negli anni '70 e '80 questa pulizia veniva effettuata annualmente in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Parmigiana Moglia."

“Oggi - denunciano in conclusione i consiglieri della Lega -  il lago del Ventasso versa in una condizione estetica non certo invitante e la motivazione che il miriofillo e le altre macroidrofite rappresentino un’importante zona di rifugio e di riproduzione per la fauna acquatica (come insetti e altri invertebrati) non può essere un limite al taglio delle piante acquatiche che favorirebbe una nuova trasparenza e bellezza all’acqua del Lago”.

Il comune del Ventasso, proprio nei giorni scorsi, avrebbe dichiarato la sua disponibilità a partecipare, insieme al Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano ad un’operazione di pulizia.

 

13 COMMENTS

      • … e proprio questo è l’errore. Non devi curare il lago perché il lago va benissimo come è adesso. Devi spiegare alla gente che se vuole la natura è benvenuta nella natura, ma se vuole la piscina deve andare in piscina. Chi preferisce un territorio fatto per le foto da cartolina non venga da noi e soprattutto non perda tempo a spiegarci cosa dobbiamo o non dobbiamo fare.

        DD

        • Firma - DD
  1. Ma è mai possibile che bisogna sempre denunciare queste situazioni di degrado, invece di fare una programmazione annuale di interventi, anche perché la situazione del lago Calamone è da decenni che esiste e se qualcosa è stato fatto, tipo il rifacimento della briglia di contenimento, per innalzare il livello delle acque, il nodo della proliferazione delle alghe, nel periodo estivo, rende questo bellissimo lago, meta turistica importante per l’Appennino, altro che una misera pozza d’acqua ricoperta per quasi tutta la sua grandezza da queste alghe. Si fa vivere la montagna, specialmente salvaguardando queste bellezze naturali e sapere valorizzare.

    Negri Mauro

    • Firma - Negri Mauro
  2. Massimo rispetto va riservato alle opinioni di Andrea, sebbene nelle sue parole io ravvisi una concezione della montagna un po’ tipica di chi non ci vive, ma si trova a frequentarla saltuariamente per svago e passatempo, e la vorrebbe gestita alla propria maniera, e secondo il proprio “metro”, semmai coi boschi tendenti a diventare foreste perché si rinuncia al loro taglio periodico – o alla “deforestazione” per mutuare un suo concetto – evitando di conseguenza il “saliscendi pressoché continuo di trattori carichi li legna … e che solcano i sentieri in maniera particolarmente profonda”.

    Io non mi sento di poter escludere una qualche responsabilità dei mezzi agricoli di “tutto rispetto”, e carichi di legna, quanto a formazione di detti “solchi”, ancorché si tratti pur sempre di mezzi al lavoro, nonché volti a fornire un materiale molto importante e prezioso come la legna da ardere, ma ci si potrebbe nel contempo chiedere se a determinare le “incavature” dei sentieri o carreggiate non contribuiscono pure i mezzi non agricoli, a due e quattro ruote, che utilizzano detti percorsi per hobby e diletto, talora casomai incuranti delle condizioni del fondo, asciutto o bagnato che sia.

    Circa il lago Calamone, è di certo un luogo molto bello e suggestivo, in una con la sua cornice, e forse la sua ripulitura dalle alghe può renderlo una meta ancora più attrattiva per i turisti – anche se c’è forse chi lo preferisce al “naturale” – ma la presenza di alghe in quelle acque a me parrebbe essere un problema meno importante, o di soluzione molto più semplice, rispetto alla dispersione di materiale vario, dai contenitori di plastica a lattine, bottigliette, ecc …., lungo le nostre strade, e in altre aree “sensibili”, fenomeno che non vedrei come ascrivibile ai soli abitanti della montagna.

    Un tempo, quando il nostro Appennino era molto meno frequentato da “esterni”, non credo che il ciclo vitale del lago Calamone – allora raggiungibile solo a piedi – fosse soggetto ad interventi dell’uomo, il che non gli ha comunque impedito di mantenersi “in buona salute” fino ai giorni nostri, così come è arrivato sino a noi il patrimonio boschivo condotto secondo le pratiche tradizionali, e se da un lato il turismo è un “benvenuto” per la montagna, dovrebbe nondimeno essere più “accomodante” verso le consuetudini locali (diversamente dovremmo convenire con quanto scrive DD).

    P.B. 08.07.2023

    P.B.

    • Firma - P.B.
  3. Ogni anno la stessa storia, persone ignoranti che pretendono di trattare uno dei gioielli naturalistici del nostro territorio alla stessa stregua dello stagnetto dei pesci rossi che hanno sotto casa. Innalzandosi a tutori dell’estetica e del decoro in barba a qualsiasi norma di tutela, specie protetta o rara e all’oscuro di qualsiasi principio di scienza e di ecologia. Per quanto riguarda poi i rappresentanti degli enti locali tirati per la giacca da queste lamentele patetiche, se aprissero qualche cassetto delle loro scrivanie o dei loro armadi ci troverebbero fior di studi approfonditi sulla ecologia del lago e sulle dinamiche che si instaurano tra piante acquatiche, nutrienti presenti nell’acqua e alghe, studi dove sono comprese anche le indicazioni per una corretta gestione di questo patrimonio pubblico (in primis per evitare una morte prematura del lago non rimuovere le piante acquatiche e non rimescolare il fondo nei mesi caldi dove la carenza di ossigeno negli strati inferiori è già critica). Studi fatti da associazioni ambientalistiche, università di parma e da incaricati del Parco che si sono accumulati nei decenni e sempre con una maggiore conoscenza, ma lo stesso risultato. Io mi chiedo come può essere possibile in questo paese dare maggior ascolto alle lamentele della beata ignoranza piuttosto che alla componente scientifica informata della materia. Robe da matti.

  4. In questo articolo si parla della montagna e del lago come se fossero un parco divertimenti a disposizione del turista e dello sportivo..
    La realtà, invece, è che abbiamo a che fare con preziosi ecosistemi che andrebbero tutelati non per il loro aspetto estetico, ma per la loro ricchezza a livello naturalistico.
    Mi auguro caldamente che i numerosi studi effettuati nel corso degli anni vengano tenuti in considerazione. In tanti frequentiamo la montagna e in molti abbiamo un pensiero diverso rispetto a questo articolo.

    A.L.

    • Firma - A.L.
  5. A chi interessa lo sviluppo turistico di una località e il futuro di un territorio fa in modo che le località attrattive mantengano le loro bellezze; a chi non interessa nulla, o peggio ancora preferisce che il turismo vada altrove, non sostiene certo la pulizia del lago Calamone come da anni non si puliscono i letti dei fiumi invasi da trochi, dei canali e non si regimentano le acque, che provocano dissesti di ogni genere.
    Sarebbe come dire ai Romagnoli che ogni mattina raccolgono i rifiuti che galleggiano sulle acque delle spiagge, di non farlo; che questo è un fattore naturale, che questo è la bellezza delle spiagge Romagnole.
    Ogni argomento è valido per dare il colpo di grazia ai paesi montani, meno male che abbiamo ancora giovani come Delmonte o la Catellani che cercano di cambiare le cose per non decretare la fine di questi paesi.
    Penso che chiunque veda il lago Calamone in queste condizioni si mette le mani nei capelli, questo non è più un lago; e comprende che il lago in queste condizioni avrà vita breve, ogni anno ridurrà la sua superfice, le alghe moriranno sul fondo e il prossimo anno aumenteranno

    Davide

    • Firma - Davide
  6. Molto bello il contrasto tra i commenti a questo articolo e quello riguardante la panchina “cichina”.
    Da un lato chi vorrebbe il nostro territorio trasformato in un parco giochi pensato solo per la gioia del turistame che vuole andare in montagna e trovare i confort della città e i luoghi da cartolina visti su instagram.
    Dall’altro chi invece vede e vuole un turismo più a misura d’uomo, senza grandi infrastrutture e a misura d’uomo, oserei dire più slow.
    Non è un caso che chi si scaglia contro la gestione attenta alle istanze scentifiche ribadita da Giovanelli sia spesso e volentieri di simpatie “verde lega”.
    Pronto a scagliarsi contro tutto quello che non è antropocentrico, il lago deve essere blu a tutti i costi, i lupi li sterminiamo come andrebbe fatto con gli orsi (guarda un pò da chi è amministrato il trentino), le zecche e poi i richiami costanti ad un passato dove si stava meglio.
    Scordandosi che per fortuna il mondo va avanti e la conoscenza anche, anche se non per tutti a giudicare dai alcuni commenti.

    AG

    • Firma - AG
  7. A mio parere si dovrebbe avere un’idea più precisa di cosa si vuole fare del nostro territorio, è innegabile che la presenza umana invasiva sia estremamente dannosa ma come ha detto il Sig. Marco abbiamo molti sentieri e molte carrarie ridotte veramente male inoltre lo sviluppo di un territorio può essere fatto anche in maniera sostenibile rendendolo attraente per chi lo visita. Non avendo attività produttive importanti in zona la nostra ricchezza rimane proprio il territorio stesso. Non renderlo attraente per i turisti vuol dire non dare la possibilità a chi lo abita di rimanervi perdendo progressivamente anche i servizi basilari e rinunciando ricambio generazionale.

    Michele Prampolini

    • Firma - Michele Prampolini
  8. Io potrei forse rientrare nella categoria citata e “bacchettata” da AG, ossia tra quanti fanno costanti richiami al passato “scordandosi che per fortuna il mondo va avanti e la conoscenza anche”, e la ragione di tale mio “conservatorismo” sta nel ritenere che ogni territorio dovrebbe conservare la propria identità, fatta di consuetudini, costumi, tradizioni, nonché di fisicità, ovvero di specificità ambientali e paesaggistiche, un binomio di elementi immateriali e materiali che a mio avviso devono andare di pari passo, in modo da “tipizzare” e dare valore aggiunto alle tante, differenti e peculiari aree del Belpaese rendendole per così dire uniche e speciali (e irripetibili).

    Ho invece l’impressione che, in tutti questi anni, i decisori politici locali – di simpatie tendenti piuttosto al “rosso”, anziché al “verde lega”, almeno mi sembra – abbiano non di rado trascurato gli aspetti identitari del tipo immateriale, cioè usanze, ecc …., e del resto sembrerebbero confermarlo pure le banchine giganti del “Big Bench Project”, ovvero una iniziativa che qui da noi poteva forse prendere un nome nostrano, venir cioè chiamata nella nostra lingua, cosa che invece succede per quella di piccole dimensioni, quale appunto la “Panchina Cichina”, cui va anche il merito di far vivere il nostro dialetto, senza il timore che ciò sia visto come provincialismo (o suppergiù).

    A loro volta le panchine “monumentali” possono configurarsi come verosimile strumento impiegato per attrarre visitatori, volto cioè ad aumentare quanto più possibile il flusso turistico, linea politica imboccata da tempo sul nostro territorio – salvo il venir eventualmente smentito – nella logica che il turismo possa risollevare in qualche misura la nostra montagna, che deve quindi ricorrere a fattori di provenienza esterna anziché poter contare su forze proprie, per uscire dalla “agonia” qui menzionata, e a questo punto va giocoforza riconosciuto ai turisti, e a chi li rappresenta, il diritto ad avanzare proprie idee e proposte, ancorché possiamo non condividerle.

    Forse è questo è il prezzo da pagare per una politica locale troppo sbilanciata sul turismo, a meno che la situazione sia sfuggita un pò di mano, e vada pertanto recuperata, il che ci sta ma evitando nondimeno di ascrivere ad altri responsabilità che sono anche proprie, né mi sento di dar ragione a Michele Prampolini nel ritenere che la disaffezione dei turisti mette in pericolo i “servizi basilari”, riconoscendomi maggiormente nelle parole di Fabio – a commento dell’articolo “Spopolamento: il rischio di perdere l’identità delle comunità locali” – dove si auspica un futuro della montagna fatto di famiglie residenti, piuttosto che di visitatori transitori (intuitivamente meno interessati ai “servizi basilari”).

    P.B.

    • Firma - P.B.
  9. Rimuovere (una parte) delle piante infestanti per evitare il “soffocamento” completo del lago non mi pare certo un’eresia antropocentrica. Non certo e non solo per il colore blu dell’acqua che è meno importante ma per evitare che diventi solo una pozza fangosa e puzzolente come non era mai stato prima. Con una montagna al collasso per lo spopolamento e l’assenza quasi totale di lavoro in loco che vogliamo fare ? Distruggere quel poco di turismo che ancora resta per tornare alla vita bucolica che non esiste più ?
    Ora esiste il cambiamento climatico, le ondate di calore, l’assenza o quasi di neve, l’alternarsi di gravi siccità con alluvioni che portano l’acqua a valle senza trattenerla. Le sprezzanti parole di fanatici naturisti come DD sono quelle che hanno bloccato la diga di Vetto per 50 anni fino a quando non ci sarà più acqua per interi mesi e andranno in malora anche le poche colture e i pochi contadini che ancora li lavorano. Ma avremo foreste impenetrabili, stagni fangosi, lupi in abbondanza che mangiano i cani dei residenti e motocrossisti che, “quelli sì” , impazzano liberi sui sentieri sgommando, sgasando rumorosamente anche dopo le piogge, riducendoli a solchi per ruscelli impraticabili anche ai camminatori. E su quello non si può fare niente. Sic. Ci hanno già provato i Sindaci con ogni scusa (rischio incendi ecc.) Il TAR e il Consiglio di Stato hanno dato ragione (sic) ai motocrossisti. Purchè rispettino il Codice delle Strada” possono andare ovunque.
    Una gestione accorta e senza estremismi può salvare capre e cavoli, non abbiamo bisogno di altri fanatici ambientalisti radical chic. E lo dice uno che frequenta la montagna a piedi per i sentieri da una vita e non in macchina. Perchè il “grande” naturalista DD non dice nulla circa le tanto esaltate Grandi Panchine colorate , che hanno decuplicato il transito di automobili (e non certo di camminatori) in tali zone con relativo gas, rumore e parcheggi abusivi sull’erba (con tanto di cartelli abusivi indicatori di parcheggio) sui quali le autorità comunali fanno finta di non vedere e non sapere. DD non ne sa nulla ? Si preoccupa degli insettini del Lago Calamone ?

    Rossi Paolo

    • Firma - Rossi Paolo