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Il museo dei lucchetti dedicato a Vittorio Cavalli

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Lo si vedeva spesso nei borghi e territori del Comune di Vetto in cerca di lucchetti da aggiungere alla sua infinita collezione.

Da Cedogno, nella val d’Enza ‘lato Parma’, Vittorio Cavalli attraversava il confine, e arrivava in quello dell’Appennino Reggiano in cerca di quei preziosi monili che collezionava.

Vittorio Cavalli, ex partigiano, è morto a quasi cento anni nell’aprile scorso, ma quei lucchetti, sono le vestigia e la sua imperitura eredità, tanto da diventarne un museo.

L'ingresso al Museo storico dei lucchetti a Cedogno (PR) (museiparma.it)

Un’eredità che è viene raccontata dalla pagina regionale del Carlino, “era un uomo dalla curiosità inesauribile” dice il figlio Gastone. Sono circa 10 mila i lucchetti raccolti nella sua vita dal signor Cavalli, era nato nel 1923 a Bazzano in provincia di Parma. Nel 1943 il primo lucchetto, quello forse più ‘brutto’, quello con cui chiuse la sua valigia per andare a Trento, e da lì in guerra.

Venne la lotta di liberazione, con Vittorio a combattere per sulle rive dell’Enza, venendo tratto in prigionia proprio a Ciano. Una volta finito il conflitto, quella passione per i lucchetti tornò prepotentemente in auge, e Cavalli iniziò a collezionarne, di ogni tipo: “Andava ovunque, dai fabbri, dai rottamai, ai mercati – spiega anche l’amico Franco Boraschi –. E quando per lavoro si trovava in qualche città, cercava sempre qualche lucchetto da aggiungere alla collezione".

Oggi, quei diecimila pezzi sono parte di un museo, sorto in suo nome, proprio a Cedogno. Ve ne sono di ogni genere, antichi, moderni, veri e propri gioielli dell’ingegneria. “Lui li ha raccolti unicamente per riuscire ad aprirli – è scritto nell’introduzione del catalogo del museo –. Li sgrassava, puliva, studiava per bene, abbinava la chiave giusta o tentava di indovinarne le combinazioni e i trucchi più diabolici"

1 COMMENT

  1. Vittorio Cavalli era una persona poliedrica, dotata, io credo, di estro e talento naturale, e nella mattinata del 20 maggio, quando ne è stata ricordata la figura presso il Museo dei Lucchetti, penso che più d’uno dei presenti abbia notato la simpatica naturalezza con la quale egli si raccontava (in una intervista verosimilmente abbastanza recente, o comunque di non molti anni fa, che è stata riproposta, ossia proiettata, nella occasione).

    P.B. 31.08.2023

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