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Diga di Vetto, Fiordaligi: “Gli studi ci sono, basta trovarli ed applicarli”

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Vito Fiordaligi

La diga di Vetto, l’opera mai realizzata.

Alla fine degli anni ’80, quando iniziarono i lavori per lo sbarramento e presto sospesi per un ricorso di alcuni comitati ambientalisti che chiedevano una valutazione di impatto ambientale, Vito Fiordaligi era il direttore del Consorzio di Bonifica Bentivoglio Enza.

Lo abbiamo intervistato.

Ingegnere, perché non si è più realizzata la diga di Vetto?

La diga negli anni ‘90 non si fece per mancanza di accordo politico non per motivi tecnici.

Cioè? 

All’epoca il progetto fu approvato con il benestare degli enti nazionali e regionali; in particolare dall’allora Ministero dell’Agricoltura, dell’Economia, dei Lavori Pubblici, della Regione e delle Province di Parma e Reggio. Ci furono anche i finanziamenti: un primo stralcio di 30,00 miliardi di Lire, con un primo step di 12,00 miliardi a disposizione subito. A lavori iniziati e dopo il loro blocco, furono fatti due studi sull’impatto ambientale, ed  entrambi si conclusero in maniera positiva sulla realizzazione dell’opera (tanto che alcuni istituti bancari si resero disponibili a finanziare per intero l’opera).

L’interruzione dei lavori è stata giustificata adducendo motivi tecnici, ma era pretestuoso. In realtà la diga di Vetto non è stata costruita perché non c’è più stato un’intesa tra i vari Enti. Dopo l’interruzione di lavori ci sono stati diversi contenziosi e alla fine la Corte di Cassazione ha dato ragione al Consorzio. Avremmo dunque potuto riprendere i lavori ma, lo ripeto, mancava un accordo politico.

Ma quanto è importante la realizzazione di questa opera?

Dal punto di vista tecnico è necessaria, direi indispensabile soprattutto alla luce soprattutto degli ultimi avvenimenti, anche legati al cambiamento climatico; affinchè si possa realizzare occorre un accordo tra il mondo politico e tutti gli enti. Tutta la comunità deve essere coinvolta proprio perché l’opera è di tutti: agricoltura, civile, industriale, energia elettrica, calamita alluvionali ecc.; un' opera di questo genere non può essere settoriale, ma universale. Per me è la base di partenza, se non avviene questo, non sarà mai realizzata. Bisogna essere chiari. Ogni opera sul territorio crea una ferita, un impatto, ma gli strumenti di oggi sono in grado benissimo di superarli.

In che senso?

Negli studi di impatto ambientale sono state prese in considerazione tutti i possibili impatti negativi e le varie metodologie per superarli, lasciando spazio anche ad ogni suggerimento esterno. Chiaramente, se vi è preclusione alla esecuzione dell’opera non è neanche possibile alcun confronto.

Secondo lei, oggi come dovrebbe essere realizzata?  

Guardi, oggi per realizzare la diga c’ è bisogno solo di due elementi: come ho già detto è indispensabile che ci sia la volontà politica e poi decidere il volume. Per esempio il vecchio progetto prevedeva 101 milioni metri cubi di invaso, all’epoca fu fatto uno studio in tutti i suoi dettagli. Posso assicurare che per qualunque opera si voglia fare oggi a Vetto, gli studi ci sono, basta solo trovarli ed applicarli.

Quindi lei sostiene che i vecchi studi sono validi?

Certo, ad esempio, il terreno non cambia. Mi spiego meglio. Le indagini geologiche, l’analisi costi-benefici, l’idrogeologia, ecc…, sono sempre valide: se si decide di far qualcosa non c’è bisogno di fare altri studi ma si può attingere da questi del passato; l’unica cosa che varia e che va decisa è il volume d’acqua da invasare. Guardi che sul bacino dell’Enza furono fatti ben 13 studi idrogeologici. Secondo me la diga di Vetto è un’opera indispensabile, non solo per il presente, ma soprattutto per il futuro. Un invaso serve assolutamente.

7 COMMENTS

  1. La Diga di Vetto è una ferita aperta per tutte le persone concrete e ragionevoli, che un manipolo di persone illuse possa bloccare un’opera pubblica di così grande importanza non ha senso di esistere. Dopo 13 studi Geologici e due valutazioni di impatto ambientale concluse positivamente c’è poco da aggiungere.

    Maxgiber

    • Firma - Maxgiber
  2. Penso che la diga di Vetto sia diventata la cartina di tornasole di un Italia che si è inceppata. Fa bene leggere cosa scrivono i tecnici su un argomento che, ormai da trentanni, viene anche trattato da gente che di tecnico non ne sa nulla. C’è da augurarsi che alla guida degli enti di bonifica tornino gli ingegneri, potrebbe essere un primo passo verso la normalità.

    Giovanni Annigoni

  3. Come mi è capitato di scrivere più volte anche sulle pagine di Redacon, io non sono un tifoso dell’invaso vettese, spiegandone le ragioni che non sto qui a ripetere, ma questo articolo mi sembra piuttosto eloquente, e va a chiarire aspetti tutt’altro che irrilevanti della questione Diga, e pare altresì confermare che, a questo punto, ossia con gli elementi già disponibili, le scelte competono sostanzialmente alla politica – com’è giusto che sia, mi viene da dire – mentre quest’ultima, riferendomi ai nostri decisori locali, fino al livello regionale, dà l’impressione di essere in proposito abbastanza incerta ed esitante (lo farebbe quantomeno pensare il fatto di rimandare le proprie risoluzioni all’esito di ulteriori studi e valutazioni in materia).

    P.B. 08.09.2023

    P.B.

    • Firma - P.B.
  4. Da parte mia un grande grazie a quanto espresso dall’Ing. Fiordaligi; la sua è una voce della massima competenza e direi della massima serietà, una voce che non può certo essere accusata di interessi politici; le sue parole stanno a dimostrare, al contrario di quanto si pensa, che in Italia ci sono ancora uomini seri.
    Nella sua autorevole intervista, l’ing. Fiordaligi esprime esattamente quanto viene sostenuto dal Comitato della Diga di Vetto da decenni, ma il Comitato da anni viene accusato di sostenere la Diga di Vetto per interessi politici, si sappia che non c’è nulla di più falso; sia chiaro che chi fa queste accuse è persona che dichiara il falso, ed è priva di coscienza, coscienza a cui un giorno dovrà rendere conto, in questo mondo o nel mondo che attende tutti noi.
    Che il Progetto Marcello, previo i dovuti adeguamenti derivanti dalle nuove normative, è perfettamente utilizzabile, lo dichiara l’ing, Fiordaligi ma lo dichiara anche una grande società di Ingegneria Italiana che progetta dighe a livello mondiale; pertanto questa è una certezza, ma dire di si alla rivisitazione al progetto Marcello significherebbe voler ripartire con i lavori in tempi brevi e spendendo pochi milioni di Euro; questo non va bene, spendendo poco c’è poco guadagno, il guadagno è nel rifare tutta la progettazione o nel fare tanti laghetti, tanti progetti e continuare a pompare le acque da falda e da Po, fino a quando EFSA lo consentirà, poi sarà la fine del Parmigiano Reggiano e tante altre DOP di Reggio Emilia e Parma.
    Ma questa è l’Italia che va al Contrario, come fanno le acque limpide dell’Enza che vanno a Po per poi essere ripompate, sporche e inquinate, verso monte, senza produrre energia ma consumandone milioni di euro, senza eliminare le possibili esondazioni, senza ridurre il prelievo da falda e da Po, senza ridare una speranza di un futuro ai paesi montani; più che al Contrario, questa è Italia che va al rovescio, che va allo sfascio totale, grazie a chi vuole questo.

    Franzini Lino

    • Firma - Franzini Lino
  5. Grande Lino… proprio così un mondo che va al contrario,che va allo sfascio solo per prese di posizioni politiche e a volte ma solo a volte personali che non hanno ormai piu giustificazioni valide se non una imbarazzante cantilena che ormai non dice più niente…
    Finti politicanti che vogliono tenere in piedi una teoria senza nessuna competenza tecnica alle spalle anzi andando contro ai pareri di esperti che essendo esperti parlano solo per ragione di causa….e sopratutto andando contro a un evidenza che anche un bambino sarebbe in grado di capire…..
    Una grande tristezza circondata da tantissima ignoranza e da altrettanta arroganza….e purtroppo non è così solo per la diga di Vetto…lo è per L ospedale e per tantissime altre cose che grazie a questi grandi geni che solo per rimanere seduti sulle loro seggioline sostengono tesi insostenibil invece che farci andare avanti ci hanno fatto tornare indietro… ci hanno portato alla deriva direi….una vergogna anzi un mondo al contrario…..ringrazio che ci siano delle persone come lei che lottano per un futuro migliore per valorizzare il nostro territorio ormai distrutto da ridicoli politicanti….

    (Giorgia)

  6. Da anni in Italia, in particolare in Emilia Romagna, il potere è in mano ai no a tutte le opere che servivano e che sono state fatte ovunque, mi riferisco in particolare a fondovalli, gallerie, ponti, servizi, ecc. Tra queste opere indispensabili c’è anche la diga di Vetto, ma i no a tutto dicono di no e la Regione si adegua e da decenni non realizza opere per garantire agli agricoltori le acque pulite di cui hanno bisogno, intanto quando c’è siccità la Regione proclama lo stato di calamità e pantalone paga.
    Inutile illudersi, fino a quando questa regione sarà amministrata dalla sinistra non si faranno ne le fondovalli, ne la diga ne tutte le opere che servono, questo dovrebbe essere chiaro a tutti, basta guardarsi intorno senza bendarsi gli occhi e ragionando con la propria testa e non quella del partito

    Sergio

    • Firma - Sergio