Il borgo si è acquietato e per la via non si odono più le voci trionfanti dei pettegolezzi ferragostani. Nella faretra di Cupido si rintanano le frecce spuntate che non hanno trafitto alcun cuore e nell'aria spensierata dell’estate si perde il fumo acre e pungente del barbecue.
Il borgo si è acquietato e il merlo sta in silenzio appollaiato sui rami del melo. Evaporano i profumi della spensieratezza quando solamente il giorno prima la vita fremeva ardentemente in ogni suo aspetto.
Il borgo si è acquietato e i bambini non giocano più allegramente nel campo della fantasia, il calendario scolastico è alle porte e la prima campanella sta oliando il suo batacchio.
Le finestre chiudono i battenti e i cortili sbaraccano i tavoli e le sedie della convivialità, accavallandoli nel ripostiglio dell'autunno, mentre nel capanno accanto ingrossa la legna di faggio.
Inizia così il cammino svogliato e dolente del ritorno in città, quando la mente obbliga i passi a partire, ma il cuore sanguina e vorrebbe restare.