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Oltre la Ferrari siamo Patrimonio mondiale Unesco!

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Un po’ come Davide contro Golia. Che ci fa la Valle del Secchia accanto a colossi come Venezia, le Dolomiti, Matera, ma anche la Grande muraglia cinese o al Parco nazionale di Yellowstone, o alle sponde del Danubio a Budapest? Chi avesse seguito la 45esima sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, riunita a Riyad (Arabia Saudita) – disponibile online sulla nostra pagina Facebook – oppure chi semplicemente in queste ore legga le notizie lo sa sicuramente. Siamo patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco! Belli come le Dolomiti? No. Degni di altrettanta tutela sì. È qui il punto ed è qui che occorre saperne cogliere l’importanza e le opportunità: se non lo sapremo fare perderemo una occasione.

Siamo entrati nella rete dell’heritage con un nome strano “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” che da sempre in Appennino riassumiamo e semplifichiamo in “gessi” o “gessi triassici”. Proprio qui, in montagna, parte di quella Reggio Emilia “dove ci sono quei ponti strani quando si passa in autostrada” “dove c’è il Parmigiano Reggiano, è vero” “la città del Tricolore che vediamo alla tv a gennaio o dove andiamo ai maxiconcerti all’Arena” e che ora potrà essere conosciuta per un prestigioso motivo in più. Sono proprio quei “gessi” maestosi che da piccoli scrutavamo incuriositi per un pic nic domenicale e che via via sono esplosi con il turismo estivo a Poiano e lungo il greto del fiume. Gli stessi dove in maniera bizzarra, nel 2010, si discusse follemente, a scapito della loro fragilità, di potere stoccare le scorie nucleari in caso di riapertura delle centrali nucleari.

Candidare questa zona a un tale riconoscimento è un idea/proposta nata nel 2017 e che, grazie al lavoro di tanti – Regione Emilia Romagna e Parco nazionale dell’Appennino – trova ora riscontro. Nel reggiano ne escono vincitori (in totale sono 7 i luoghi regionali coinvolti), i comuni e le comunità di Villa Minozzo, in primis, Castelnovo, Ventasso e, a Reggio, con loro, anche Albinea, Scandiano, Vezzano sul Crostolo e Viano.

Oltre a una Riserva di Biosfera Mab Unesco, ora abbiamo in riconoscimento di valore internazionale che dà lustro al nostro territorio e al nostro Paese e che merita i tanti e importantissimi studi qui svolti, forse ancora poco noti al grande pubblico. Lo affermiamo, ora, senza tema di smentita: si tratta di luoghi di straordinaria importanza e di sicura bellezza, così ricchi di biodiversità Parliamo di conformazioni geologiche che costituiscono il primo e il più studiato carso evaporitico del mondo. Siamo ora parte della ristrettissima rete mondiale dell’heritage che sino a ieri contava solo 260 siti iscritti.

Un bellissimo lavoro di squadra e, come ha ricordato il rappresentante Permanente presso l’Unesco Liborio Stellino al Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco “finalmente possiamo dire che non siamo solo la terra delle Pavarotti, Fellini, Armani, Ferrari, ma anche per il nostro sito di evaporiti!”

Ora la sfida è quella per noi montanari. La sfida del sapere cogliere questo riconoscimento per noi irripetibile come una opportunità, oltre che come elemento attesta la particolarità del nostro ambiente.

In questo luogo potremo mettere in scena un nuovo modo di pensare al territorio. Non verranno meno le legittime richieste territoriali (viabilità, servizi, fiscalità…) ma, ora, si aggiungere una proposta innovativa fatta di orgoglio e rivendicazione di un Appennino unico.

Nel nostro piccolo tocca a ognuno di noi. Magari iniziando a comunicare tutto questo ai nostri amici fuori provincia e, perché no, al mondo intero.