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Elezioni Bonifica: “Territorio-Ambiente – La nuova bonifica” si presenta

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Alle elezioni per eleggere il prossimo Consiglio di amministrazione della Bonifica che si terranno dal 2 all’ 8 Ottobre, si presenterà, nella sez. 2, una lista dal profilo ambientalista denominata “Territorio-Ambiente - La nuova bonifica”. Capolista sarà Maria Laura Mantovani, fino al 2022 senatrice del Movimento 5 Stelle, che così ha accolto la notizia: "Ringrazio personalmente tutti i cittadini contribuenti che hanno creduto in questo progetto e hanno sottoscritto la lista con cui ci presenteremo alle elezioni per il rinnovo del consiglio di amministrazione del Consorzio di Bonifica Emilia Centrale. La nostra lista è una lista civica di cittadini e contribuenti interessati alla tutela e alla preservazione del nostro territorio e a mettere in campo forze e interventi per risolvere le problematiche di dissesto idrogeologico. Gli eventi disastrosi della Romagna non devono più ripetersi, per questo la cura del territorio e dei corsi d'acqua sono fondamentali. La nostra lista si chiama 'Territorio-Ambiente - La nuova bonifica'. Ringrazio tutti quelli che con la loro sottoscrizione mi hanno voluto capolista e ringrazio anche tutti gli attivisti che con il loro impegno hanno raccolto le firme necessarie alla presentazione. Ringrazio Duilio Cangiari che è stato il portabandiera della nostra lista nel Cda che sta per scadere e che sono certa continuerà a sostenere il nostro comune impegnativo progetto. Con questa lista siamo presenti alla votazione nella sezione 2 dei contribuenti".

Secondo in lista Luciano Gobbi, storico esponente dei Verdi, con notevole esperienza amministrativa nelle istituzioni reggiane.

“Negli ultimi anni si è perso molto tempo utile per parlare della Diga di Vetto - sostengono i rappresentanti della lista - spostando l’attenzione dai veri temi che riguardano il governo delle risorse idriche nel nostro territorio. L’argomento viene usato anche in occasione di questa campagna elettorale, nel tentativo di polarizzare lo scontro tra le diverse sensibilità, pur sapendo che non ci sono possibilità concrete per una sua realizzazione, distogliendo l’attenzione sul tanto che si può fare per dare risposte immediate e a breve termine sia ai cittadini che chiedono maggiore sicurezza prevenendo gli eventi alluvionali, che al mondo produttivo agricolo che reclama risorse idriche nei periodi di siccità”. E spiegano: “Invece si continua a sbandierare il drappo rosso della grande infrastruttura come panacea di tutte le esigenze, dimenticando gli imprescindibili problemi di natura economica che un simile progetto porta con sé. A tal proposito infatti, già in questa fase dedicata agli studi preliminari, i soldi non bastano più, neppure per il progetto, se mai fossero stati sufficienti prima. I famosi e sbandierati 3,5 ml di € non bastano neppure per fare il primo studio di fattibilità tecnico / economica. Quello che non viene detto è che poi si dovranno trovare almeno altri 6 ml di € per fare il progetto. Infine si dovranno reperire ben 450 ml di € per la realizzazione della sola struttura della diga, senza contare le risorse necessarie per finanziare la realizzazione di tutte le opere accessorie necessarie! Un delirio di risorse economiche divorate dalla grande opera che richiederà, comunque tanta manutenzione, i cui costi giganteschi ricadranno su di noi cittadini contribuenti”.

“Se già prima si parlava di tempi lunghi - concludono - ora questi tempi si stanno allungando ulteriormente ed è ormai miope e poco lungimirante continuare a rincorrere proposte irrealizzabili, usate come specchietto per le allodole, a soli fini elettorali. Nei prossimi giorni sarà stipulata una convenzione con Autorità di Bacino Po e ad esempio per la val d’Enza, riteniamo necessario avviare uno studio approfondito sul sistema delle cave dismesse che come realizzato a Casalgrande possono divenire significativi bacini di stoccaggio delle acque da utilizzare nei periodi siccitosi; si deve prevedere un sistema diffuso di ricarica assistita delle falde, come già sperimentato con successo in Romagna, sul fiume Marecchia; si deve operare per il pieno utilizzo della cassa di espansione di Montecchio anche ai fini irrigui come si sta facendo a Rubiera nelle casse di espansione del fiume Secchia e, non da ultimo la realizzazione di  opere di stoccaggio di prossimità, di minore impatto, e diffuse sul territorio. Un vero piano alternativo, fatto di opere disseminate sul territorio, in grado di mettere in valore ciò che già esiste e che non viene valorizzato”.

Tra i punti del programma: potenziare gli sforzi per affrontare anche in modo preventivo il dissesto idrogeologico in montagna, i movimenti franosi e operare per una corretta gestione dei corsi d’acqua minori e salvaguardare la viabilità minore e interpoderale; coordinamento più incisivo con gli enti che hanno funzioni nella manutenzione del territorio (comuni, ente parco ecc...) per ridurre gli interventi in “emergenza”; meno emergenza e più programmazione.

3 COMMENTS

  1. Non saprei come prendermela con quanto dichiara la Sig.a Mantovani viste le sue dichiarazioni, posso solo prendermela con chi ha permesso che sia stata eletta in qualche partito o qualche Ente; da tecnico non posso accettare che si facciano dichiarazioni non sostenute da nulla.
    Con quali competenze tecniche dichiara che la vasca di espansione di Montecchio va usata per scopi irrigui?; con quali competenze tecniche, o computo metrico estimativo, dichiara che per la diga di Vetto servono 450 milioni di Euro senza sapere neppure che diga si farà?, di che dimensioni o di quale tipologia?.
    La vasca di espansione di Montecchio ha gli argini in terra, non ha alcun settore interno in argilla impermeabilizzante o il paramento lato acqua bitumato, non ha il taglione di fondazione, ecc.; in poche parole non è una Diga; è’ stata costruita per trattenere le acque per pochi giorni e farle defluire al più presto, se ciò non avviene, gli argini, una volta impregnati, crollerebbero. I concetti di costruzione di una vasca di espansione e quelli di una Diga sono agli antipodi. Per i costi di una Diga non esiste un parametro di confronto, non dipende dalla capacità idrica ma dalla tipologia di costruzione e dalla conformazione dei versanti, per esempio la Diga di Ridracoli è alta 103 metri, 20 metri in più della diga di Vetto di 83 metri, e 100 metri più corta di quella di Ridracoli, ma Ridracoli contiene solo un terzo delle acque della diga di Vetto, 33 milioni di metri cubi contro i 102 di Vetto. In merito alla tipologia di costruzioni le dighe si dividono in due grandi tipologie, a gravità o ad arco, ognuna di queste categorie a sua volta ha le sue tipologie e i suoi costi molto diversi. Ma come vedo la cosa importante è sparare delle cifre, tanto valeva dire un miliardo di Euro, faceva più effetto. Ma la cosa assurda è parlare di costi e non di ritorni economici dell’investimento; la Diga di Vetto è un investimento, calcoli fatti dall’Ismes di Bergamo, di cui sono in possesso, definiva che dai proventi derivanti dalla cessione delle acque ad usi plurimi e dalla vendita dell’energia elettrica il ritorno economico dell’opera era garantito; ma se a questi ritorni economici aggiungiamo i costi delle esondazioni dell’Enza nel 1972 a Casaltone prima di Sorbolo e nel 2017 a Lentigione, dopo Sorbolo, la Diga di Vetto si era già ripagata da subito, senza pensare alle migliorie all’ambiente, ai milioni di euro spesi per pompare le acque “pulite” del Po verso monte e quelle prelevate da falda. La realtà, a mio avviso, è solo una; a chi non interessa l’Ambiente, l’Energia pulita, i paesi montani, evitare i danni da esondazione, dare acqua molto buona ai rubinetti e a frutteti, ortaggi e prati, dirà sempre di No alla Diga di Vetto, dire di NO , Auguri alle generazioni future, compreso a Maria Laura Montovani

    Franzini Lino

    • Firma - Franzini Lino
  2. basito, sono basito. Nel senso che leggendo il post mi sono detto che l autrice è molto in gamba e ci tiene a non sconvolgere la natura e a migliorare la situazione irrigua, acqua potabile ecc ecc. Poi leggo qui sopra considerazioni tecniche di un tecnico che smontano tutto quello che mi era stato fatto pensare.
    Da semplice cittadino sono confuso: non ho gli strumenti e le nozioni sufficenti per capire. Non si possono trattare questi argomenti con informazioni insufficienti, e da una parte e dall’ altra, servono conferenze pubbliche che coinvolgano tutta la cittadinanza, e NON devono essere limitate a chi contribuisce alla bonifica o ne riceve gli effetti , buoni o cattivi. Perché ognuno che sia abitante di queste terre è forzatamente coinvolto. Lamenti qui proprio questo fatto, queste discussioni devono coinvolgere tutti, invece se ne viene a conoscenza praticamente per caso se non di è addentro al tema , la conseguenza è che si rischia di prendere decisioni che coinvolgono tutti prese da una piccola parte che ne è a conoscenza. Invito tutti gli attori a un confronto pubblico , con dati e studi scientifici economici e sociali alla mano , in modo che tutti possano ragionarci.