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Uil Reggio Emilia: presidio all’Ospedale Sant’Anna

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Riceviamo e pubblichiamo
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La Uil Confederale di Reggio Emilia e le categorie Uil Fpl e Uil Pensionati esprimono con
decisione il loro disappunto sul nuovo piano di riordino emergenza/urgenza territoriale diventato realtà dopo l’approvazione in CTSS nel giugno scorso da parte di molti sindaci provinciali, e da noi non condiviso, che riteniamo destinato a creare fortemente una penalizzazione soprattutto per il territorio dell’Unione Montana con i comuni Carpineti, Casina, Castelnovo né Monti, Toano, Ventasso, Vetto e Villa Minozzo, accentuato dalla morfologia territoriale e dall’incidenza di un alto numero di cittadini multi patologici legati soprattutto all’età anagrafica.

Piano di riordino che ha obiettivi “politico/dirigenziali” di migliorare l’efficienza e qualità del servizio, l’appropriatezza dei servizi di emergenza/urgenza, di ridurre gli accessi ai PS per ACSC (Ambulatory Care Sensitive Condizions), migliorare la medicina di prossimità alla cittadinanza fragile, aumentando la qualificazione medica, ma tutto questo a fronte di una riduzione di unità ambulatoriali da 21 a 10 sedi, passando da 11,5 MSA (Mezzo di Soccorso Avanzato) per 528.000 abitanti (1 MSA per 46.000 abitanti) a 11 MSA per 528.000 abitanti (1 MSA per 48.000 abitanti) dopo la riorganizzazione.
Sin dal giugno 2022 abbiamo lanciato l’allarme rispetto alla tenuta del nostro sistema sanitario pubblico ed universalistico. Il progetto di riordino è figlio del sottofinanziamento cronico del SSN, ma anche da una mancata, sottostimata, errata previsione e programmazione universitaria, con particolare riferimento ai posti di specializzazione in medicina d’urgenza che non riescono a soddisfare il fabbisogno di specialisti.

Ricordiamo che il riordino del SSR ha determinato, per il territorio montano penalizzandolo, anche la chiusura del punto nascita di Castelnovo ne' Monti dettata unicamente da logiche gestionali ed economiche, e che a tutt’oggi non ha una data certa di riapertura.
Il progetto che la Regione vuole attuare parte dall’idea di dividere i flussi dell’emergenza da quelli dell’urgenza differibile così da gestire i primi nei pronti soccorsi più strutturati e i secondi attraverso strutture dedicate, diffuse sul territorio, denominate “CAU” con il diretto coinvolgimento dei MCA (Medici di Continuità Assistenziale).
Oggettivamente non è chiaro quale sia la novità che dovrebbe segnare un netto cambiamento con il passato. Ci auguriamo che non sia solo un cambio di etichetta.
Come Uil non siamo mai stati, ne saremo, difensori ideologici dello status quo. Un sistema di servizi che non è in grado di garantire risposte ai cittadini, laddove questa carenza di risposte sia dovuta a fattori oggettivi, necessita di un ripensamento nel suo insieme. La questione non è la bontà del progetto, quanto le condizioni e modalità del suo sviluppo.
Senza la necessaria garanzia dell’impegno dei medici della continuità assistenziale e come UIL diciamo pure di base presso i “CAU”, e senza un utilizzo più “strutturato e organico” dei medici di medicina generale e della continuità assistenziale in queste nuove strutture, si rischia un ulteriore spreco di risorse e il collasso dell’attuale sistema dell’emergenza/urgenza ormai inadeguato ed allo stremo. Risulta difficile pensare che personale medico della continuità assistenziale, per quanto titolato, possa automaticamente garantire un servizio di urgenza, per quanto differibile se non con
chiare azioni riscontrabili nell’immediato e non a posteriori.

Se si vuole concretamente innovare ed investire sulla medicina territoriale e sul nuovo sistema di emergenza/urgenza con risultati diversi dal recente passato occorre che i professionisti impegnati siano formati, e le strutture dispongano di personale adeguato e un piano previsionale della copertura del turn over, attrezzature diagnostiche strumentali e laboratoristiche appropriate alla gestione della situazione cui sono deputate in modo da poter dare risposte concrete ai cittadini. Ad oggi, nonostante le numerose sollecitazioni, non abbiamo ricevuto sufficienti garanzie.
Da ultimo lamentiamo la mancanza di una chiara e condivisa visione di cosa dovrà essere il SSR nel suo complesso, e questo rende difficile condividere anche le apparenti buone intuizioni.

Per tutte queste valutazioni, considerando che la situazione inizia ad essere insostenibile nelle aree interne, tanto decantate ma di fatto penalizzate, annunciamo un presidio di protesta per venerdi’ 13 ottobre dalle ore 11,00 alle 13,00 davanti all’Ospedale Sant’Anna di Castelnovo ne' Monti per sensibilizzare la politica locale e regionale sugli effetti negativi del piano di riordino emergenza\urgenza sul territorio appenninico reggiano.

(Dichiarazione congiunta Uil Reggio Emilia, Uil Fpl Reggio Emilia, Uil Pensionati su presidio davanti all’Ospedale Sant’Anna di Castelnovo né Monti)