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Come un pastore dopo la transumanza

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In un giorno di primavera tornerò al paese, come un pastore dopo la transumanza, dove ogni rumore dirà che qualcosa è cambiato e le stagioni del tempo avranno portato nuovi frutti e nuovi incontri, ma le mie vecchie orecchie non vorranno sentire e i miei occhi lucidi non vorranno vedere.

 Con il capo chino, in segno di rispetto, tornerò alla fonte battesimale della chiesetta, perché da quella sorgente è partita la traccia del mio cammino, in un paese afflitto dalla partenza dei suoi figli, cresciuti e vestiti da servi di lavoro, per seminare altrove la vita e coltivare il desiderio del ritorno.

 Tornerò come una bestia alla stalla, dopo aver pascolato l’erba delle emozioni nel campo della vita e i miei passi si perderanno in cerca di un guizzo di giovinezza negli occhi di lei e nel suo sguardo profondo e fiero di pantera, anche se il trascorrere degli anni lo avrà reso evanescente.

 Sotto un temporale di ricordi tornerò a parlare alla mia terra, dove il bosco mormorava il mio nome e lo spirito giovanile prendeva forza e fiato, dove l’inizio si fonderà con la fine, mentre nell’aria vibrano le note di un valzer lontano tra la memoria mai sopita di struggenti singhiozzi.

 Alberto Bottazzi