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Il progetto ‘Surprise’, da Canossa fino ad Albinea

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Inaugura domenica 19 novembre 2023 il progetto Surprise, promosso dalle biblioteche di Albinea, Canossa e Quattro Castella (RE) e curato da Fulvio Chimento con la partecipazione delle artiste Caterina Morigi e Giulia Poppi.

Le sculture/installazioni di Surprise sono allestite in contesti naturalistici e paesaggistici di pregio, in luoghi abitualmente frequentati da cittadini e camminatori: una presenza artistica inattesa che si innesta nello sguardo quotidiano. Le aree individuate per allestire gli interventi interessano il Parco Fola (Albinea), il Tempietto del Petrarca (Selvapiana, Canossa) e il Parco di Roncolo (Roncolo, Quattro Castella).

Il titolo Surprise fa riferimento ad una tipologia di mostra che aspira a incuriosire il pubblico attraverso la presenza dell’arte contemporanea nelle terre matildiche, ricorrendo a forme espressive che caratterizzano l’approccio artistico delle nuove generazioni.

Surprise è organizzata dai Comuni di Albinea, Canossa e Quattro Castella grazie a un’erogazione liberale Art Bonus del Gruppo IREN e al contributo della Regione Emilia-Romagna.

L’inaugurazione, ad ingresso gratuito, si terrà domenica 19 novembre 2023 in tre distinti appuntamenti: Parco Fola, ore 9.30; Parco di Roncolo, ore 11.15; Tempietto del Petrarca, ore 14.15.

Le opere, realizzate da Caterina Morigi (Ravenna, 1991) e Giulia Poppi (Modena, 1992), nascono dal percorso intrapreso nel 2022 con il progetto Sconfinamenti. Arte e natura nelle terre matildiche, una manifestazione itinerante nelle aree di competenza dei comuni promotori.

Questa fase “off” del progetto biennale ha permesso alle artiste di creare empatia con il territorio e con le comunità dei tre comuni, camminando alla scoperta di queste terre in tre distinte passeggiate, accompagnate dai cittadini e da esperti: guide ambientali, botanici, storici dell’arte, scrittori, archeologi.

Con queste premesse, Caterina Morigi e Giulia Poppi hanno scelto per Surprise di firmare un progetto a quattro mani: Le adamantine, tre sculture/installazioni che, nella forma, si richiamano agli “specchietti per le allodole”, oggetti abitualmente utilizzati dai cacciatori per attirare questo tipo di volatili, che un tempo popolavano le campagne reggiane. Attualmente, le allodole sono considerate una specie protetta in pericolo di estinzione.

Le artiste hanno eletto questo strumento venatorio protagonista del loro intervento in virtù del fascino formale che esso riveste in sé, ma anche per attuare un ribaltamento di senso attraverso il linguaggio dell’arte: richiamare la presenza di un uccello che incarna uno dei simboli universali della poesia, in modo che il suo canto possa nuovamente diffondersi tra le campagne reggiane.

Le adamantine sono tre grandi sculture/installazioni in alluminio, che presentano la medesima struttura “aghiforme”, con uno stelo ben ancorato al terreno, mentre nella parte superiore si caratterizzano per la presenza di una testata dalla forma “alare”, in grado di roteare al vento come una girandola. Sulla superficie della testata le artiste hanno inserito dei dischi tondeggianti in gres, e quando la luce del sole incontra l’alluminio lucidato o gli inserti in porcellana si determina un’accesa vibrazione luminosa, potenziata dal movimento rotatorio del congegno.

L’elemento luminescente è una componente fondamentale al fine di creare una comunicazione a distanza tra le opere stesse, posizionate in tre differenti comuni, così come avveniva in età medievale tra i castelli collocati sulle colline delle terre matildiche, dove i segnali erano affidati anche all’utilizzo di specchi riflettenti.

Durante i sopralluoghi eseguiti nel 2022 in occasione di Sconfinamenti, le artiste sono rimaste colpite anche dalla presenza di piccole “edicole” votive, tempietti semplici e pieni di grazia che adornano le campagne emiliane, spesso collocate in punti ben definiti: luoghi di sosta, porte di accesso a città, paesi e borghi rurali, incroci di strade, sentieri campestri o montani.

Partendo da questa suggestione, Caterina Morigi e Giulia Poppi hanno immaginato di attuare una sorta di “agopuntura” del territorio, andando a collocare le opere in punti strategici. Da questa suggestione deriva la struttura affusolata de Le adamantine, che sembrano “pungere” il suolo, conficcate a terra da una misteriosa forza invisibile.

Una delle Adamantine, le sculture che fanno parte del progetto Surprise. Questa al tempietto del Petrarca a Canossa (foto di Rolando Paolo Guerzoni)

Al Parco Fola le artiste sono intervenute all’interno di un boschetto in cui la natura ha creato in modo autonomo una piccola radura che nei mesi freddi viene interamente ricoperta da foglie. Nell’area collinare del Parco di Roncolo, l’opera volge invece lo sguardo alla grande pianura che si distende in lontananza, creando nell’immaginario dell’osservatore una digressione visiva tra le differenti linee del paesaggio.

La scelta di un crocicchio sorprastante il Tempietto del Petrarca, in località Selvapiana, è funzionale a rimarcare il passaggio in vita di uno dei padri fondatori della poesia e della letteratura italiana. Tra le finalità di Surprise, infatti, vi è quella di far emergere alcune “storie” apparentemente “laterali” permettendo loro di affiorare: Francesco Petrarca soggiornò a Selvapiana nel 1341 nel momento in cui riprese la stesura del poema Africa; per ricordarne il passaggio, accanto alla casa che lo ospitò, è stato eretto nel 1847 un tempio in suo onore, che presenta decorazioni di Franceco Scaramuzza e una statua-ritratto in marmo eseguita da Tommaso Bandini.

Le adamantine rimarranno esposte in modo permanente nei tre territori di competenza, ciascun comune diverrà custode di una di esse. Le opere sono quindi dei “multipli”, “opere gemelle”, mentre l’elemento di unicità è rappresentato dall’ambientazione in cui vengono calate, il paesaggio umano e naturale, che costituisce il principale oggetto di indagine di Surprise.