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“Presenza territoriale e multimedialità, lo Iat in Appennino all’avanguardia”

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Un turismo sempre più dinamico e ‘destagionalizzato’. Dove non esistono più i soliti canoni legati all’estate – e la villeggiatura – o all’ l’inverno – con le stazioni sciistiche aperte -.

Un turismo che richiede una capacità promozionale e di dare risposte alla clientela a 360 gradi, sia ‘vis a vis’ con il pubblico che si presenta in loco; sia a livello virtuale, con la necessità di promuovere le bellezze del territorio in forme sempre più moderne.

Rachele Grassi all'interno dell'Ufficio Iat di Castelnovo ne' Monti

In tutto questo l’Appennino reggiano si pone al ‘fronte’ di questa ‘rivoluzione’ multimediale e non solo. Il driver turistico, oggi, è più che mai quello che sposta gli equilibri a favore della montagna e l’ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica di Castelnovo Monti spicca per dinamicità e capacità di dare risposte qualificanti.

Certo, tutto ciò senza nascondersi criticità e margini di crescita. Con oltre 300 ristoranti e 190 luoghi dedicati all’ospitalità, paradossalmente, siamo di fronte ad un bacino sottodimensionato rispetto alle richieste da parte dell’utenza, il che – in ossequio alla filosofia del trasformare i ‘problemi in opportunità’ – evidenzia margini di crescita esponenziali in questo ambito.

“Lo Iat di Castelnovo è presente da più di vent’anni (a Castelnovo ne’ Monti la sede è proprio ‘sotto’ al Teatro Bismantova, ndr), ma spesso le nostre funzioni principali non sono conosciute. A volte anche dai residenti della montagna!”, scherza – ma non troppo – Rachele Grassi, responsabile dell’ufficio del capoluogo montano, che ci ‘accompagna’ in questo viaggio su turismo e promozione turistica in montagna.

La sede dello Iat a Castelnovo ne' Monti

“Mi piacerebbe che le persone sapessero che c’è questo ufficio, che siamo presenti e che siamo a completa disposizione di tutti gli interessati. Anche nelle piccole cose. Esempio? Se qualcuno volesse anche un depliant della stagione teatrale del Bismantova, glielo possiamo offrire noi, senza alcun problema”.

“Il nostro lavoro è quello di promuovere il territorio, i suoi eventi, ma non solo. Anche i suoi beni culturali, e tutto ciò che può essere di interesse turistico in Appennino. Il nostro lavoro, la nostra quotidianità, oggi, si articola su due grandi filoni. Vi è quello di, così detto, ‘front office’ e quello invece di ‘back office’ con un focus importante sul web”, aggiunge.

Dottoressa Grassi, a chi ‘risponde’ lo Iat di Castelnovo?

“Innanzitutto sono uffici previsti dalla normativa sul Turismo, quindi predisposti dalla Regione. Lo Iat di Castelnovo fa capo all’Unione dei Comuni dell’Appennino, cui si aggiungono anche i comuni di Canossa e Baiso. La nostra attività è quella di promuovere un intero territorio, ma nulla osta al fatto che l’Ufficio di Informazione turistica possa risponde anche ad un singolo Comune. Noi, proprio perché rappresentiamo un comprensorio appenninico, rispondiamo all’Unione”.

Torniamo alla vostra… quitidianità. Innanzitutto il lavoro di ‘front office’, che è quello dove vi rapportate con il pubblico, è così?

“Certo. Il nostro lavoro è quello di dare risposte su tutto ciò che concerne la nostra montagna. Da dove andare a mangiare o dormire, sino chi si informa, in modo più specifico, sull’offerta culturale della nostra zona, oppure sugli aspetti legati alla geologia, alla natura incontaminata dei nostri territori. Poi, certo, non mancano le domande particolari…”

Di che tipo, se non siamo indiscreti?

“Una domanda che ci si sente rivolgere spesso è ‘dove si entra nel Parco Nazionale (dell’Appennino Tosco-Emiliano, ndr)?’”

Approfondiamo…

“Questa è una domanda che viene rivolta con un po’ di frequenza da parte di turisti che arrivano dalle città o comunque da persone che nelle nostre terre non sono mai venute prima. Magari hanno un concetto di parco come di un luogo chiuso e recintato come se ne trovano tanti nei vari agglomerati urbani. Ma ovviamente in montagna, non è questo il caso. Ma noi, giustamente, perché è parte del nostro ruolo, cerchiamo di spiegare che cos’è il Parco Nazionale e ciò che di splendido ha da offrire. Poi vi sono domande legate a sport estremi che si fanno in montagna, oppure il trekking così come a certi percorsi escursionistici”.

Ha ancora senso, oggi, in relazione all’Appennino reggiano parlare di ‘stagionalità’? E nel caso, se si può, comunque, trarre un bilancio su come è andata l’estate dal punto di vista turistico

“Diciamo che l’estate è certamente una parte dell’anno che la fa da padrone. Abbiamo tantissime persone che vengono in vacanza da noi, perché qui trovano refrigerio dal gran caldo della pianura in un contesto ambientale splendido ed estremamente stimolante. Si tratta, per lo più, di un così detto turismo di prossimità, fatto prevalentemente da cittadini italiani che arrivano da città o regioni limitrofe. Gli stranieri, al momento, sono in una percentuale molto bassa”.

E sulla stagionalità?

“I ‘confini’, in questo senso, sono sempre più labili. Per esempio, in autunno abbiamo gli appassionati di funghi e delle varie fiere e rassegne che animano i nostri Comuni in questo periodo dell’anno. Così come in primavera, con il ritorno del bel tempo, la voglia di escursione e di stare a contatto con la natura funge da stimolo per i visitatori. Quindi sì, possiamo dire che una stagionalità marcata è sempre meno evidente”.

Quali, al contrario, le criticità maggiori che, dal suo osservatorio, emergono in relazione all’offerta turistica dell’Appennino?

“A fronte di tantissime presenze, che si sono riconfermate anche quest’anno, il ‘deficit’ principale è la discrepanza tra la domanda e l’offerta a livello di ricettività alberghiera e di ristorazione. Poi, chiaramente, siamo legati al meteo. Per esempio, quest’anno abbiamo avuto un maggio e un giugno molto piovosi, chiaramente questo si ripercuote sulle presenze in montagna. Anche perché è un turismo tipicamente ‘all’aria aperta’, con pochi musei e strutture chiuse, ma tanti luoghi di escursionismo, castelli, e percorsi naturalistici”.

Manca forse la percezione dal punto di vista della potenzialità che il territorio ha da offrire nei confronti dei visitatori?

“Diciamo che, dal nostro osservatorio, questa percezione è corretta. Diciamo che non ci si rende pienamente conto del potenziale che l’Appennino reggiano ha da offrire a livello di turismo e di capacità di attrazione”.

Il Comune di Castelnovo ne’ Monti si è dato questo taglio, decisamente fortunato in termini di esposizione e ritorno, come centro di ricezione del turismo sportivo, è una ‘brandizzazione’ che ha ricadute positive anche per il vostro ufficio e per tutte le altre realtà della montagna?

“Noi come Iat collaboriamo con grande efficacia e continuità con il Comune. Forniamo un supporto costante, per esempio, nel reperire gli alloggi per gli sportivi che arrivano da fuori, per cui il numero di alloggi nell’area di Castelnovo non è sufficiente. Ci attiviamo per dislocarli negli altri Comuni del comprensorio. Non solo, siamo costantemente a disposizione per affiancare il Comune nelle attività che integrano la permanenza degli sportivi e dei loro famigliari in zona, con visite guidate e supporto informativo per ogni esigenza possano avere. Ma il nostro supporto e la nostra presenza non è legata solo a Castelnovo. Per esempio con l’apertura della stagione sciistica, il nostro ufficio collabora anche con il Comune di Ventasso e quelli che sono punto di riferimento per il periodo invernale nei nostri territori”.

Alle viste vi è la riforma dello Iat da parte della Regione, a partire dal 2024. Che impatto avrà sull’attività dell’ufficio di cui lei è responsabile?

“In pratica rimarremo solo noi come ufficio di Informazione e Accoglienza turistica per tutto il comprensorio appenninico. Prima vi erano piccoli uffici di informazioni turistiche territoriali dislocate in vari comuni, che verranno persi. Rimarranno solo gli uffici Iat, e in Appennino rimarremo solo noi. Il tutto per motivi strettamente economici. Diciamo che da questo punto di vista verrà meno quella capillarità territoriale che aveva caratterizzato l’attività degli uffici turistici fino ad ora.”.

La home page del portale dell'informazione turistica dell'Appennino Reggiano

E qui, si inserisce il secondo filone di attività legato allo Iat castelnovese. Quello di ‘back office’, con l’implementazione di varie attività multimediali e virtuali che integrano quelle di assistenza al pubblico che si presenta fisicamente in ufficio, è così?

“Diciamo che di fronte a questa diminuzione di uffici territoriali, abbiamo voluto potenziare quelle che sono tutte le nostre attività online e multimediali. Abbiamo un portale internet che è costantemente aggiornato, con un elenco molto dettagliato delle strutture legate all’ospitalità e anche tutto ciò che riguardano gli eventi organizzati in Appennino. A ciò aggiungiamo i nostri canali social che per noi sono un ulteriore veicolo per poter raggiungere un pubblico il più possibile vasto e variegato”.

In più vi è una forte incentivazione alla multimedialità…

“Esatto. E’ ovvio che fisicamente noi siamo ubicati qua, ma ci rendiamo perfettamente conto che un residente di Modena, che voglia fare un’escursione a Baiso o nei suoi dintorni e abbia bisogno di supporto informativo, trovi estremamente scomodo presentarsi al nostro sportello. Così, abbiamo implementato in modo forte la parte digitale dello Iat. Metteremo in campo un’applicazione che richiamerà tutti i contenuti che sono presenti sul nostro portale, di modo che, chi interessato, possa reperire le informazioni che necessità in modo facile e veloce. Che si integrerà con quella di Geomedia con le cartografie dei sentieri e tracciati dell’Appennino per tutti gli escursionisti, con cui abbiamo un accordo per ‘legarla’ ancora di più alle nostre attività, per cercare di integrare i nostri supporti con i loro. Infine, vi sarà anche quella della Destinazione Turistica, che conterrà ciò che noi come Iat non avremo. Posso aggiungere un ulteriore elemento…”

Prego…

“In Regione, siamo gli unici ad aver puntato in modo così forte e ‘deciso’ sul digitale. Crediamo in questi strumenti di modernità per espandere la promozione turistica dei nostri territori, per attrarre sempre più persone interessate a visitare l’Appennino reggiano”.

Ultima domanda. Nel Comune capoluogo vi è stata polemica per una possibile esternalizzazione dello Iat. Dal suo osservatorio privilegiato come valuta tutto ciò?

“Non entro nel merito della dialettica in atto. Non mi permetto. Da ‘tecnico’ dico che questo è quanto stabilisce la nuova normativa. L’esternalizzazione è un passo obbligato, perché lo Iat di Reggio, verrà qualificato come Iat-R”.

E cosa implica?

“Che, oltre a fornire informazioni turistiche e legate all’accoglienza, come qualsiasi altro ufficio turistico, per esempio come quello di Castelnovo Monti, quello di Reggio avrà funzione anche di prenotazione alberghiera, quindi dovrà necessariamente disporre di una licenza ben precisa, che è quella che a svolgere queste funzioni sia un tour operator. E’ la normativa che lo stabilisce, né più, né meno”.