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Poesia e patriarcato

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Scarlett Curtis

Gli occhi enormi di un bambino piccolo si nutrono di tutto ciò che vede, facendo sue le impalcature basilari del nostro mondo. E il nostro mondo è intimamente patriarcale. Se anche in famiglia i ruoli fossero sostanzialmente paritari, ci pensa la società a far nuovamente pendere la bilancia verso la parte maschile. E’ sufficiente osservare come i  cosiddetti ‘esperti’ in televisione siano generalmente uomini, e come nella pubblicità il maschio ha in genere un ruolo attivo affiancato da quello passivo della femmina, oltre, ovviamente, a riproporre i soliti stereotipi di ruolo. E, nonostante i passi avanti, le donne in posizione di vero ruolo dirigenziale sono ancora poche: la nostra Presidente del Consiglio è un’eccezione che conferma la regola. Ci imbeviamo di questa situazione da bambini e bambine (ahimè, la lingua italiana usa pure il maschile per intendere il generale) e la riproponiamo inconsapevolmente: le donne che pensano diversamente semplicemente si illudono. 

Anche la letteratura e la poesia sono figlie di questo humus e l’attivista inglese Scarlett Curtis, bis-bisnipote di Sigmund Freud, ce lo ricorda efficacemente:

My Brothers Have Not Read “Little Women”

I miei fratelli non hanno letto “Piccole Donne”

                   

We sailed to Treasure Island,,

Abbiamo veleggiato verso l’Isola del Tesoro

Became Lord of the Flies,

Siamo diventati il Signore delle Mosche,

We saw ourselves in Holden C,

Ci siamo visti in Holden C,

Damaged, sad and wise.

Imperfetti, tristi e saggi,

 

We gave our time to Oliver,

Abbiamo dato il nostro tempo a Oliver,

Our hearts to Spider-man.

I nostri cuori all’Uomo Ragno.

Followed Charlie to the factory,

Seguito Charlie alla fabbrica,

Took flight with Peter Pan.

Preso il volo con Peter Pan.

 

Your words are universal. 

Le vostre parole sono universali.

Your characters are true.

I vostri personaggi sono veri.

Your stories transcend gender,

Le vostre storie trascendono il genere,

But women write books too.

Ma anche le donne scrivono libri.

(Osservate come nella traduzione gli aggettivi, che nell’originale sono indeterminati, in italiano diventino maschili)

Wendy Cope

I romanzi che cita sono capolavori della lingua inglese che hanno formato migliaia di ragazzi e ragazze riconoscendosi nei loro protagonisti, come Holden Caulfield, personaggio principale de “Il giovane Holden”, Oliver di "Oliver Twist”, e Charlie di “Charlie e la fabbrica di cioccolata”, tutti personaggi immortali, ma tutti maschili. Ma, in fondo, cosa c'è di male? Il problema è che questo è il modo per costruire relazioni basate sul potere, il potere di chi si sente superiore perché è attraverso i suoi occhi che il mondo viene osservato ed interpretato, e così posseduto. Questo tipo di relazione è rispecchiato nella prima parte di  “Differences of Opinion”, “Differenze di Opinione”, di Wendy Cope, poetessa inglese contemporanea:

He tells her

Lui le dice

 

He tells her that the earth is flat —

Lui le dice che la terra è piatta —

He knows the facts, and that is that.

Lui conosce i fatti, ed è così.

In altercations fierce and long

In litigi feroci e lunghi

 

She tries her best to prove him wrong.

Lei fa del suo meglio per provargli che si sbaglia

But he has learned to argue well.

Ma lui ha imparato bene ad argomentare.

He calls her arguments unsound

Definisce assurde le sue argomentazioni

And often asks her not to yell.

E spesso le chiede di non urlare.

She cannot win. He stands his ground.

Lei non può vincere. Lui resta saldamente della sua opinione. 

 

The planet goes on being round.

I pianeti continuano ad essere rotondi.

Attraverso la situazione di una discussione assurda come quella di considerare la terra piatta, la poetessa scopre il nucleo di una relazione basata sul controllo e la sopraffazione dell’altro, la donna, perché più debole, perché imprigionata in un ruolo di sottomissione. Ma la donna non è la sola ad essere imprigionata, anche l’uomo lo è: così come si stereotipizza il femminile, lo stesso accade col maschile. L’uomo è immobilizzato a sua volta in un ruolo di superiorità,  di una mascolinità aggressiva e dirigenziale. Quale sarà la reazione dei nostri figli maschi che, cresciuti in un terreno che li vede inconsciamente ma fermamente come detentori del potere, vedano le nostre figlie ribellarsi alle restrizioni, ai legacci, ai ruoli imposti e non desiderati? Il cambiamento intrinseco, potente, difficile è quello di liberare sia i nostri figli che le nostre figlie dai limiti imposti dal genere per far sì che siano liberi, uomini e donne, di diventare davvero quello che vogliono essere.