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Sciopero globale per il cessate il fuoco a Gaza

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Ceasefire now

Riceviamo e pubblichiamo dalla nostra collaboratrice G. S.

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Da oltre due mesi sta avvenendo, sotto gli occhi di tutti, un genocidio spaventoso, con effetti catastrofici. Israele continua a colpire, intenzionalmente e incessantemente, la popolazione civile palestinese, compiendo mostruosi crimini contro l’umanità, nel silenzio complice e vergognoso dei leader e dei mass media occidentali. Israele massacra, giorno dopo giorno, bambini, donne, uomini e anziani, senza alcuna pietà. Interi quartieri e città sono stati rasi al suolo. Migliaia di persone sono state uccise (oltre 24 mila), altre migliaia sono state ferite gravemente (quasi 49 mila), migliaia di cadaveri giacciono ancora sotto le macerie (incalcolabili). Tantissimi bambini sono rimasti orfani o hanno subito mutazioni agli arti. Secondo Euro-Med Human Rights Monitor (Euromedhr), congiuntamente a Disabilities Rappresentative Persone Network (DRPN), dal 7 ottobre oltre 5 mila palestinesi sono diventati disabili a causa degli attacchi in corso da parte di Israele alla Striscia di Gaza. 

Venerdì scorso, 8 dicembre, gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione su Gaza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, presentata dagli Emirati Arabi Uniti e sostenuta da oltre 90 Stati membri, che chiedeva un cessate il fuoco umanitario immediato. Per la prima volta nel suo mandato, il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha invocato l’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, considerato lo strumento diplomatico più potente per portare all’attenzione qualsiasi questione che possa minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, esprimendo grave preoccupazione per la “situazione catastrofica” a Gaza e sottolineando che sia i civili palestinesi sia quelli israeliani devono essere protetti. La risoluzione chiedeva un immediato cessate il fuoco umanitario, il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi e l’accesso umanitario. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, responsabile del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, è composto da cinque membri permanenti con diritto di veto e dieci membri eletti ogni due anni dall’Assemblea generale. I voti a favore sono stati 13, il Regno Unito si è astenuto, gli Stati Uniti hanno votato contro.

In seguito al veto degli Stati Uniti sulla risoluzione per il cessate il fuoco, l’Egitto e la Mauritania hanno chiesto formalmente un incontro, invocando la risoluzione 377 “Uniting for Peace” (unirsi per la pace) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in una lettera al Presidente francese. La risoluzione 377 è stata adottata per la prima volta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1950. Delle 13 volte in cui l’articolo 377 dell’ONU è stato invocato dal 1955, cinque sono state legate all’aggressione, occupazione e invasione di Gaza ed Egitto (1956), Gerusalemme (1967), Palestina (1980), Alture del Golan (1982) e Palestina (1997). L’Assemblea generale delle Nazioni Unite 193 ha annunciato che terrà una sessione speciale su Gaza domani, martedì 12 dicembre, la 45ª riunione plenaria della 10ª sessione speciale di emergenza, confermata domenica con un comunicato stampa rilasciato dal Presidente dell’Assemblea generale dell’ONU, Dennis Francis.

Intanto, alla luce della politica mondiale che ignora le richieste dal basso di un cessate il fuoco, una coalizione di organizzazioni e gruppi palestinesi e islamici ha proclamato per oggi, lunedì 11 dicembre, uno sciopero globale (Global Strike for Gaza), relativo a tutti gli aspetti della vita, in solidarietà con il popolo palestinese, che sta affrontando, da 66 giorni consecutivi, con solo una breve tregua irrisoria di 7 giorni, una guerra devastante, che si configura a tutti gli effetti come un vero e proprio genocidio, sfollamento e pulizia etnica. 

Lo sciopero, rilanciato sui profili social dei giornalisti e fotoreporter palestinesi, “si oppone al genocidio palese in corso a Gaza, alla pulizia etnica e agli insediamenti coloniali in Cisgiordania” e vuole “lanciare un messaggio potente da parte delle nazioni che stanno a fianco del popolo palestinese e al suo diritto legittimo al ritorno, all’autodeterminazione e all’indipendenza nazionale, con uno stato sovrano con Gerusalemme come capitale”. “Persone di tutto il mondo si stanno unendo di fronte all’ingiustizia - hanno precisato i promotori -, al razzismo e al massacro perpetrati dall'occupazione israeliana, inviando un messaggio di solidarietà ai bambini, donne e anziani rimaste vittime dei crimini di guerra di Israele”.

Gli attivisti hanno sottolineato che, affinché qualcosa cambi, è necessario “paralizzare gli spostamenti, le attività economiche e i social di tutto il mondo”. Hanno chiesto di non andare al lavoro, a scuola, in banca, al supermercato e al ristorante, di non viaggiare e di non comprare nulla. Agli imprenditori e ai lavoratori autonomi hanno chiesto di chiudere la propria attività e di invitare i dipendenti a unirsi alla protesta. Per partecipare allo sciopero hanno invitato in particolare a:

  • non comprare nulla (in contanti o online);
  • non utilizzare il conto bancario e non effettuare alcuna transazione;
  • non lasciare la propria abitazione;
  • non usare Facebook o Instagram, se non per dare visibilità ai profili pro-Palestina;
  • usare l'hashtag #StrikeForGaza.