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“Giuseppe, uomo buono e generoso, era un pericolo per gli imputati”

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“Giuseppe, uomo buono e generoso, era un pericolo per gli imputati”

La felicità dei parenti di Giuseppe Pedrazzini il giorno della sentenza

Sono state rese note le motivazioni del giudizio abbreviato relativo alla morte di Giuseppe Pedrazzini, il 77enne trovato senza vita nel pozzo della sua proprietà a Cerrè Marabino, nel Comune di Toano, l’11 maggio del 2022.

Per questo fatto, sono stati condannati a 12 anni e 4 mesi la figlia Silvia Pedrazzini e il genero, Riccardo Guida. Mentre la moglie del signor Pedrazzini, Marta Ghilardini è stata rinviata al giudizio ordinario che inizierà a marzo del 2024.

Figlie e genero, nel corso del giudizio preliminare, dovevano rispondere di maltrattamenti aggravatisequestro di personaomissione di soccorsosoppressione di cadavere e truffa ai danni dell’Inps.

DURISSIMO IL GUP ANDREA RAT

E’ durissimo il Gup Andrea Rat, colui il quale emise la sentenza al termine del Giudizio Abbreviato, il 28 settembre, nel motivare la sua decisione, i cui brani sono riportati nell’edizione di oggi della Gazzetta di Reggio: “(I due imputati, ndr) Non sono meritevoli di attenuanti di sorta. La gravità assoluta delle azioni commesse, nonché la spregiudicatezza con le quali hanno perseguito il loro piano giustificano un rigido trattamento sanzionatorio”.

E ancora: “Gli imputati hanno vissuto in modo pressoché parassitario alle spalle di Pedrazzini, della moglie e della madre di costei, addirittura inducendo gli anziani congiunti ad indebitarsi per soddisfare le loro necessità di vita”.

Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida con l'avvocato Ernesto D'Andrea

Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida hanno dimostrato di: “avere un totale disprezzo della vita altrui, fino a lasciar morire lo stretto congiunto senza prestargli le cure e l’assistenza necessarie e, addirittura, fino a sopprimere il suo cadavere per garantirsi, sine die, la sua pensione”.

L’UNICO TESTIMONE ATTENDIBILE

Secondo il dottor Rat, il figlio minorenne della coppia è stato il testimone più attendibile della vicenda, nonostante sia stato: “strumentalmente coinvolto nel loro piano criminoso”, costringendolo “a fare da scudo davanti all’incombere delle indagini”, ma quest’ultimo alla fine ha raccontato: “quanto realmente accaduto sotto i suoi occhi, con la purezza, la sincerità e di un bambino che non ha ancora compreso la drammaticità degli accadimenti dei quali è stato diretto protagonista e, esso stesso, vittima”.

Quasi certo che il legale di Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida, l’avvocato Ernesto D’Andrea del foro di Reggio, farà Appello nelle prossime settimane.