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Bonifica: chiarezza sul bando di gara per l’invaso in Val d’Enza

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La sede del Consorzio

In merito al bando di gara emanato di recente dalla Bonifica dell’Emilia Centrale circa “la realizzazione di un invaso a scopi plurimi in ambito montano e altre azioni sinergiche per il soddisfacimento dei fabbisogni idrici della Val d’Enza nelle province di Reggio Emilia e Parma” si puntualizza che: il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, in collaborazione con il Consorzio della Bonifica Parmense, agisce in qualità di soggetto attuatore, in virtù dell’accordo a monte che vede la partnership tra l’ente competente in materia di pianificazione nell’area del distretto del Po, l’ Autorità di Bacino del Fiume Po (soggetto beneficiario del finanziamento ministeriale) in accordo con Regione Emilia Romagna, Consorzi di bonifica coinvolti (Emilia Centrale e Parmense) e Atersir.

Si evidenzia che la recente modifica sostanziale delle regole del codice degli appalti, di recente approvazione ed entrato in vigore in estate, ha cambiato in corsa l’iter legislativo in atto introducendo l’obbligo di redigere un propedeutico “documento di fattibilità (doc fap)“ volto a svolgere, in anticipo e secondo canoni previsti per legge, analisi e potenziali condizioni generali di fattibilità delle opere; dunque è un documento preliminare, da realizzare rapidamente nei tempi richiesti e nel pieno rispetto della road map indicata dal decreto e per non incorrere in palesi violazioni che potrebbero mettere a repentaglio il finanziamento stesso.

Si ribadisce inoltre che, l’obiettivo primario del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale è agire convintamente per la realizzazione dell’opera, secondo le nuove normative e nei tempi previsti dalla legge con la massima trasparenza possibile.

E spiace leggere gravi illazioni, a pochi giorni dall’insediamento della nuova governance sul proprio operato nel momento in cui l’impegno profuso è quotidianamente il massimo possibile e volto a raggiungere gli obiettivi che il territorio richiede.

1 COMMENT

  1. Quando leggo il nome del Consorzio di Bonifica la memoria mi riporta al grande Consorzio delle Bonificazioni Bentivoglio Enza degli anni ’70/80/90, che su proposta del Ministro dell’Agricoltura Giovanni Marcora, dopo l’esondazione dell’Enza a Casaltone di Sorbolo del 1972, fu affrontato il problema idrico delle terre del Parmigiano Reggiano e il problema della laminazione delle piene; questo portò alla progettazione della Diga di Vetto da 130 milioni di MC di cui 100 di disponibilità idrica e 30 di potere di laminazione, opera che avrebbe provveduto a dare acqua ad usi plurimi e una capacità di laminazione pari a 30 milioni di mc per affrontare la così detta “piena millenaria”.
    Ora, dopo 34 anni si legge sui mass media che è stata indetta una gara per un DOC.F.A.P. al fine di individuare le necessità idriche in Val d’Enza e la verifica di un potenziale invaso sull’Enza o altre opere, ma su questa gara, indipendentemente dai fabbisogni idrici o delle località delle opere, ci auguriamo che sia indicato il potere di laminazione di almeno 30 milioni di mc. per dire “basta” alle esondazioni a Valle, il 1972 e il 2017 dovrebbero bastare.
    Non entro nel merito delle illazioni a cui accenna il Consorzio di Bonifica e da parte di chi, posso solo dire che da parte del Comitato della Diga di Vetto e da parte della Municipalità di Ramiseto di Ventasso che rappresento, che non abbiamo alcun potere di incidere su certe scelte, ma riteniamo giusto e corretto, come chiunque, vigilare sulla regolarità degli appalti e diremo la nostra in merito alle scelte che saranno proposte, ma lo faremo senza alcuna illazione.
    In merito alla gara del DOC.FAP, come tanti, prendiamo atto di ciò che si vocifera; che i tempi concessi per la gara sono stati troppo compressi, ridotti al minimo, anche per il periodo di Natale e Capodanno; inoltre sembra che le Società interessate a questa gara, hanno potuto prendere visione della documentazione con un certo ritardo; questo potrebbe essere una motivazione per un eventuale “Esposto” alla Procura, all’Autorità di Bacino, al Consorzio di Bonifica e al MIT, da parte di privati, associazioni, enti, ecc.; al fine di dare la certezza che tutte le Società interessate possano partecipare, ed evitare che alcune Società siano avvantaggiate rispetto ad altre.
    Nell’occasione voglio fare presente che la Diga di Vetto da 130 milioni di metri cubi fu frutto di una gara “al ribasso”; più volte l’ing. Clerici di Milano mi fece presente che valutando i Costi Benefici dell’opera, a Vetto sarebbe stato corretto realizzare una diga da 150 milioni di metri cubi più i 30 di laminazione.

    • Firma - Lino Franzini