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“Amo il ‘mio’ Appennino e la velocità. A 63anni non ho intenzione di rallentare”

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“Amo il ‘mio’ Appennino e la velocità. A 63anni non ho intenzione di rallentare”

Stefano Fioroni è un esempio. Di longevità. Di capacità professionali e sportive che si mischiano in un mix spettacolare. Di rispetto per se stesso e per l’avversario. Di voglia di restituire al territorio in cui è nato e da cui è andato via forzosamente: il suo Appennino.

Originario di Costabona di Villa Minozzo, ma residente ad Albinea, Fioroni, di professione cardiologo, è entrato, dritto filato, nel guinness dei primati: 100 gare di velocità autocross consecutive. Senza saltarne una. In una stagione se ne disputano, 6, 8, non di più… ‘You do the math’ dicono gli americani; ‘fate i vostri calcoli’ quelli che popolano le terre impervie della provincia di Reggio.

Come Forrest Gump, Fioroni, un giorno, potrebbe esclamare la famosa frase ‘Sono un po’ stanchino…’; ma dall’entusiasmo che traspare dal timbro della sua voce; dalle parole pronunciate, non sembra così scontata…

Un'immagine spettacolare di Stefano Fioroni in gara

L’INTERVISTA

Stefano Fioroni, a 63enne, come fa a tenere vivo il ‘sacro fuoco’ della competizione motoristica?

“Le rispondo così: il sacro fuoco non è solo per i motori, è per lo sport in generale…”

Ci dica…

“Beh, ho disputato circa 10 edizioni del Torneo della Montagna, ho fatto alcune maratone, concluse in 2 ore e 44 minuti, che è un tempo interessante, la mezza l’ho corsa in un’ora e 15 minuti. Ho disputato gare di motocross e infine di auto. Dove mi sono ‘arenato’….”

Insomma lo sport è parte integrante della sua vita…

“Assolutamente sì. Lo sport è cultura. Andrebbe incentivato nelle scuole come parte integrante del processo educativo di un giovane”.

Sembra che però si stia andando in una direzione contraria, non le pare?

“Lo sto notando, ma è un grave errore. Lo sport è rispetto di se stessi e degli altri, è una leva che ti fa crescere e che ti fa fare le cose al meglio. Ti insegna disciplina, impegno, senso di abnegazione e capacità di stare con gli altri”.

E’ così anche per lei? Anche oggi in età adulta?

“Assolutamente sì. Bisogna essere innamorati di queste attività. E’ una valvola di sfogo, un modo di fare amicizia. Per me lo sport è vita. Invecchiando ovviamente si diventa più lucidi, e si mette tutto in prospettiva. Se si vince è meglio, se non si riesce, resta il senso della competizione che è estremamente appagante”

A proposito di competizione, anche quest’anno, le cose sono andate tutto sommato in modo soddisfacente per lei. E’ così?

“E’ stato decisamente un bel anno dal punto di vista agonistico. Molto combattuto. Sono stato in testa al campionato fino alla quinta gara su sei, poi nella quinta e nella sesta, ho agito in modo troppo istintivo e mi sono cappottato due volte”

Ma non aveva detto che ad una certa età si diventa più lucidi?

“(Sorride, ndr). Diciamo che l’istinto ha preso il sopravvento. Avrei dovuto gestire meglio la cosa, con alcuni errori che mi sono costati grosso, e che sono andati a favore del mio avversario che alla fine ha vinto con merito. Questa è una categoria in cui ci vuole costanza di risultati. Bisogna portare a termine la gara e fare punti”.

Per uno che si accosta per la prima volta, che cos’è la ‘velocità fuoristrada’?

“Sono gare che vengono fatte con auto di varie ‘categorie’. Dai prototipi, a quelle di serie, ovviamente suddivise in categorie. Si corre tutti assieme sullo stesso percorso, che sono dei circuiti chiusi, in sterrato, su cui si svolgono le gare suddivise in 5 manches. Vince chi ci mette di meno, ma soprattutto viene premiata la regolarità”.

Fioroni sul podio dopo una vittoria

Insomma, piede pesante e tanta testa…

“E’ esattamente così”.

La chiamano il ‘dottore volante’. Le piace?

“Moltissimo. Esalta due qualità. Faccio il medico, che è la mia attività professionale quella a cui mi sono dedicato da sempre, quella per cui ho studiato, e che è, va da sé, estremamente impegnativa ma anche molto gratificante. Dall’altra vi è la mia passione per le auto, per la velocità e per lo sport. Insomma, in auto me la cavo, e questo soprannome è una sorta di riconoscimento di ciò che sono e faccio nella mia vita”.

Come fa a far convivere una professione impegnativa e la passione per i motori?

“Beh, innanzitutto grazie alla mia famiglia. A mia moglie e mia figlia, che mi permettono di occupare quegli 8, 9 week end all’anno dove si dispuntano le gare e che sottraggo a loro. In secondo luogo, non appena esce il calendario, cerco di organizzarmi al meglio, facendo combaciare le mie reperibilità, la mia attività di chirurgo e di medico, cercando di pianificare tutti questi aspetti”

E pare riuscirvi molto bene, visto che detiene una sorta di guinness dei primati, è così?

“Dal 2008 al 2023 non ho mai saltato una gara. Sono 100 gare consecutive. Le ho fatte tutte, senza saltarne una. Passione, organizzazione, possibilità di farlo e la capacità di poter sostenere anche economicamente l’impegno. Ma ripeto, la mia famiglia è il segreto di tutto questo”.

Stefano Fioroni con il risultato della suo lavoro nella cooperativa agricola che ha dato vita a Costabona

Il suo legame con l’Appennino reggiano. E’ nato a Costabona, ma vive ad Albinea…

“Io sono dell’Appennino (il tono della voce si fa più perentorio, ndr). Sono un trapiantato, in ‘esilio forzato’, ma sono uno dell’Appennino. Sono nato a Costabona, poi mi sono trasferito all’età di 11 anni, perché i miei genitori, che sono stati la mia vera ispirazione, volevano farmi studiare. Ma io sono costabonese al 100%. Con alcuni amici ho aperto una cooperativa di comunità agricola, aro i campi col mio trattore tutte le volte che posso salire, produco grano ma non a scopo di lucro, ma per dare un piccolo ma fattivo contributo alla crescita e allo sviluppo di queste terre”.

Un bel segno, in controtendenza a questo trend di chi l’Appennino lo vuole abbandonare…

“Molti l’hanno fatto, e molti lo stanno facendo. Ci fosse una viabilità migliore, probabilmente il problema sarebbe molto meno dibattuto. Ma vi è anche un ritorno alla vita in Appennino. Chi ha un rudere di proprietà lo ristruttura per tornarci a vivere, e ritrovarsi su in montagna. Questo è molto importante”.

L’importante è che l’amore per la montagna non scemi mai…

Fioroni nella sua Coop agricola a Costabona

“Questo glielo posso garantire. Io sono innamorato dell’Appennino reggiano. Io quando sono tra i miei amici lì, sono felice. Per altro a Costabona, le iniziative culturali e gastronomiche sono di altissimo livello. Vi sono attività di vario tipo fatte con amore e dedizione. Insomma, si fa veramente di tutto per dare vita e sviluppo all’Appennino”.

Facciamo anche a lei la domanda che facciamo a tutti: Appennino terra di piloti, perché?

“Personalmente, ma credo valga anche per gli altri, nasci tra i motori. Da piccolo vedevo le macchine, i trattori; sentivo l’odore della nafta che ti rimane dentro. A 12 anni ho avuto una 1.100 d, con cambio al volante. Smontai e rimontai da solo il carburatore. Poi una Gt Junior 1003, dove sostituii la marmitta con un fiasco. Robe da matti….”

E poi ancora?

“Mio papà con una parte della liquidazione, mi comprò una jeep Toyota, bellissima. Avevo vent’anni. Credo che per i vari ragazzi di Carpineti che sono rallysti bravissimi, per il Gianluca Tosi di turno penso sia la stessa cosa. Nasci circondato dai motori, e quella passione poi ti fa tirar fuori il meglio di te stesso crescendo”.

Infine, visto che il ‘sacro fuoco’ della competizione non accenna ad affievolirsi, correrà anche l’anno prossimo?

“Si si, sicuramente. Vediamo che tipo di campionato verrà organizzato, ve ne sono un paio che potrebbero riscuotere notevole interesse, tra cui il mio. L’unica cosa che penso è che, magari, rallenterò un pochettino. Cento gare consecutive sono una cosa incredibile, ma anche molto stancante. Forse qualche week end in più di riposo potrei prendermelo l’anno prossimo…”.

Voi ci credete?...