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Popolazioni, elezioni dei sindaci e auguri quasi seri

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Popolazioni, elezioni dei sindaci e auguri quasi seri.

Riceviamo e pubblichiamo

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La profonda crisi demografica che sta modificando il nostro Paese pone interrogativi che non si fermano a natalità, invecchiamento, sostenibilità della spesa pensionistica o al cosiddetto welfare. Lo tsunami demografico in atto ha migliaia di rivoli che si insinuano in tutti gli aspetti della nostra società. Nelle aree del Paese ad alto spopolamento - per esempio la dorsale appenninica - il malessere demografico suggerisce una riflessione sulla elezione dei sindaci dei piccoli Comuni.

Immaginiamo una azienda di servizi nella quale gli azionisti che concorrono in modo significativo al bilancio non vengano chiamati a eleggere gli amministratori. Certo apparirebbe come una singolare anomalia! Pur considerando che un Comune non è una società di capitali ci sono alcune notevoli incongruenze nella normativa per la elezione dei sindaci negli enti ad alto malessere demografico. Devo fare alcune premesse per inquadrare meglio il mio rilievo: il Comune è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove  lo sviluppo (art. 3 comma 2 Testo Unico Enti Locali – TUEL); il dossier del Ministero degli Interni con le Disposizioni per le elezioni Amministrative del 3/4 Ottobre 2021 (Disposizioni Generali paragrafo 3.1 pag. 17, Elettorato attivo) ricorda, tra l’altro, che: “Possono votare anche i cittadini di uno Stato membro dell’Unione Europea residenti nel comune della Repubblica, purché presentino apposita istanza al sindaco entro il 40º giorno antecedente quello della votazione chiedendo l’iscrizione nella “lista elettorale aggiunta dei cittadini di altri Paesi dell’U.E.”. Questi cittadini sono eleggibili anche alla carica di Consigliere comunale.

Se sono condivisibili le attenzioni verso i cittadini UE circa la possibilità di votare ed essere eletti consiglieri appare una incongruenza richiedere il possesso della residenza agli elettori e non anche a chi concorre alla elezione a sindaco e consigliere.

In sintesi per queste ragioni: la sola residenza è un requisito per una società statica che non esiste più e alle elezioni politiche, ad esempio, votano i cittadini italiani residenti all’estero; molti dei residenti che eleggono il sindaco nei comuni dell’alto appennino reggiano, in realtà, lavorano in altri luoghi, hanno i loro interessi primari altrove e rientrano a dormire a fine giornata o nel fine settimana, alcuni hanno la residenza ma vivono nelle località in cui lavorano; prendendo ad esempio la possibilità dei cittadini della UE di votare alle amministrative iscrivendosi in una apposita “lista elettorale aggiunta” si potrebbe consentire una ulteriore “lista” per i portatori di interessi legittimi (seconde case, terreni, attività, …); nel borgo dove sono nato e possiedo la casa natia (attuale seconda casa in Comune di Villaminozzo - RE), risiedono stabilmente un centinaio di residenti ma per periodi più o meno lunghi durante l’anno il borgo è abitato da altre persone che utilizzano la seconda casa soprattutto in estate e nei fine settimana. Questa situazione è una caratteristica costante in tanti Paesi dell’ Appennino italiano. Non parliamo di semplici turisti dal momento che, in genere, queste persone abitano immobili ereditati dai loro avi spesso ristrutturati e curati (in appennino non c’è mai stata la crisi edilizia) e sono legate da forti legami affettivi con il paese. Utilizzano i beni e i servizi pubblici dalle strade alla raccolta rifiuti, al servizio idrico, pagando le relative tariffe e le tasse sulle loro proprietà (IMU) contribuendo in modo molto significativo alle entrate del bilancio comunale (l’IMU, in questi Comuni, è la voce più rilevante nelle entrate!). Spesso i terreni agricoli, castagneti e pascoli posseduti, sono conferiti agli “Usi Civici” (ove esistenti) a beneficio della comunità. Parliamo, dunque, di cittadini interessati alle scelte urbanistiche comunali, alla valorizzazione dei borghi, ai servizi locali, al buon funzionamento degli uffici municipali, … ovvero alle sorti del “loro” borgo. Si tratta di presenze spesso attive nelle locali Proloco, indispensabili al mantenimento sul territorio di attività come Poste, pubblici esercizi, negozi e attività di servizio (edilizia, manutenzioni, servizi alla persona, …); nei Comuni dell’alto Appennino reggiano con indicatori demografici allarmanti e prevalenza di residenti che vivono di trasferimenti dello stato, questi cittadini sono, non di rado, portatori di sensibilità ed esperienze che in queste comunità possono risultare utili e stimolanti e non solo alle proloco.

Per queste succinte ragioni è lecito domandarsi perché a essi sia preclusa l’elezione del primo cittadino del Comune dal momento che tale figura è l’amministratore della comunità locale.  Si tratterebbe di un provvedimento a costo zero per mettere in sintonia le istituzioni con le modifiche demografiche del Paese. Sulla questione occorre ragionare in fretta perché davanti alla rarefazione dei bipedi pensanti (e votanti) per mantenere in vita i Comuni del crinale occorrerà iscrivere nelle liste elettorali altre popolazioni residenti magari a 4 zampe. Certo le difficoltà culturali, ambientali e di comunicazione sono parecchie e, soprattutto, non è detto che queste popolazioni siano disposte a integrarsi! Tutto sommato è meglio allargare subito il bacino elettorale delle amministrative alle popolazioni di bipedi pensanti che possiedono un “interesse legittimo” al voto!

Prudenzialmente modifico i consueti saluti di fine anno inviando: … Auguri di un 2024 Bestiale! … per salutare le popolazioni appenniniche che ci stanno soppiantando.

Giuseppe Bonacini

1 COMMENT

  1. Queste righe iniziano col richiamare la profonda crisi demografica che sta modificando il nostro Paese, al punto di definirla “tsunami demografico”, nel senso che si prende realisticamente atto di un fenomeno destinato ad avere una pluralità di ricadute, e che desta preoccupazione ormai da diversi anni, quantomeno a parole dal momento che nei giorni scorsi è bastato il pronunciarsi di una parlamentare della attuale maggioranza a favore della maternità, e dell’dea di procreare, per indurre una sdegnata alzata di scudi da parte di più di un esponente delle opposizioni, fino allo scomodare finanche il Medioevo (non so quanto propriamente).

    Se la denatalità è divenuta un grande problema per il Belpaese, io non vedo perché mai l’elogio alla maternità debba sollevare tanto sconcerto, essendo proprio quest’ultima a configurarsi come l’essenza del problema, e la sua possibile soluzione, così come l’essenza della questione per i Comuni montani a me non pare essere rappresentata dal “bacino elettorale delle amministrative” ma piuttosto dal calo degli abitanti, ossia di chi vi risiede stabilmente e possiede quindi un “interesse legittimo” e diretto al mantenimento dei servizi e di quel complesso di attività e mestieri il cui insieme fa comunità e “tessuto sociale”.

    P.B. 01.01.2023

    • Firma - P.B.