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A proposito di patriarcato … tra passato e presente

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Riceviamo e pubblichiamo

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A proposito di patriarcato ...

Ho trascorso in città la mia infanzia e giovinezza, e nella prima periferia avevo allora un amico di un po’ d’anni più vecchio di me - io ero un ragazzo mentre lui un giovanotto, ma con la comune passione per gli animali - nella cui famiglia si esercitava l’attività di “pollivendoli”, per la quale egli era solito raccogliere uova ed acquistare pollame e conigli presso le aziende agricole del circondario cittadino e della cinta rurale, ai tempi piuttosto numerose, o presso case di campagna che pur non possedendo stalle avevano comunque  pollaio e conigliera.

A me capitava talvolta di accompagnarlo in questi suoi giri pomeridiani, il che mi ha dato modo di percepire il ruolo ricoperto dalle donne in quel sistema, poiché erano esse ad interloquire col mio amico - essendo gli uomini occupati nei lavori dei campi, o impegnati in altri mestieri fuori casa - e dalle loro parole mi sembrava abbastanza spesso di intuirne la “centralità” nella vita della rispettiva famiglia, specie quando si fosse trattato di nuclei famigliari piuttosto numerosi, il che all’epoca non era affatto infrequente, soprattutto nelle realtà a vocazione agricola.

Non escludo che quelle mie impressioni fossero erronee, quantomeno in parte, ma memore di quel passato mi viene nondimeno un po’ da sorridere nel sentir oggi parlare di “patriarcato” - il che avviene peraltro non di rado - conservando io ancora detti vecchi ricordi, che invece facevano casomai pensare ad una sorta di “matriarcato” o suppergiù, ma il mondo di allora  è ormai tramontato e possono essere così mutati, anche profondamente, i parametri e i criteri coi quali valutare attualmente le situazioni e il relazionarsi all’interno delle famiglie.

(P.B.)

3 COMMENTS

  1. Io ci andrei piano a “sorridere” pensando al “patriarcato”, termine non si capisce perché ultimamente molto inviso alla destra, anche perché la valenza statistica della sua esperienza personale (donne incontrate in campagna raccogliendo uova e pollame) mi pare pressoché nulla.
    Cordiali saluti.

    • Firma - Andrea
  2. Al commento di Andrea – al quale ricambio i cordiali saluti, anche perchè gli riconosco il merito di dire la sua – mi viene da rispondere che io ho portato la mia personale esperienza, la cui valenza statistica può essere in effetti irrilevante o insignificante, ma non lo erano affatto quelle venditrici di uova e pollame, che nella vita della rispettiva famiglia si occupavano di tanto altro, in maniera tale da guadagnarsi molto spesso stima e rispetto, e far divenire centrale il loro ruolo (a meno di avere una visione un po’ elitaria della società, dove fanno testo solo certe professioni o determinati mestieri).

    P.B. 22.01.2024

    • Firma - P.B.
    • Non era mia intenzione sminuire il ruolo delle “resdore” di un tempo, ne tantomeno la sua esperienza personale. Ribadisco però che non bisognerebbe, a mio avviso, sminuire il tema della società patriarcale.
      Le rammento, per esempio, che le stesse donne da lei citate, come tutte le altre in Italia, solo qualche anno prima (1948) non avevano diritto di votare ne di essere elette, e che di conseguenza erano completamente escluse dalla vita politica del paese.

      • Firma - Andrea