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Parrocchie dell’Appennino in ‘rosso’, situazione preoccupante

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Parrocchie della montagna in ‘rosso’, situazione preoccupante.

E’ il quadro che emerge dalla pubblicazione dei bilanci del 2023 delle varie Parrocchie della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, e che vengono, con regolarità e conformità, rese note ai fedeli che si presentano per presenziare alla Santa Messa.

Purtroppo, lo stato di crisi economica in cui versa il Paese, non si riflette soltanto sulle attività produttive, ma anche sulla capacità di condurre le proprie ‘unità pastorali’ con un bilancio sano e virtuoso.

Il bilancio della Parrocchia di Valestra

La Chiesa parrocchiale di Valestra

Particolarmente meritevole di grande attenzione è lo stato economico della Parrocchia di Valestra. Le entrate sono minime, in assenza di canoni di locazione di cui beneficiare, e con offerte e donazioni definite ‘inesistenti’.

Con, al contrario, delle indifferibili opere edilizie che dovranno essere compiute e che non risulterebbero più derogabili. Certo, vi è la necessità di compiere i vari passaggi burocratici, ma di fatto, le opere dovranno essere compiute.

Non solo, a quanto emerge, la vecchia canonica risulta in vendita, ma anche su questo fronte, non risultano manifestazioni di interesse.

Alla fine, da quanto emerge dal bilancio, si evidenzia che a fronte di una disponibilità di 15 mila euro, vi è uno ‘scoperto’ di 97 mila euro come prestito proveniente da altra parrocchia. Insomma, il piatto piange, e la situazione non è per nulla rosea.

"Purtroppo questa è la realtà di tante parrocchie del territorio, non solo questa", è l'unica cosa che Don William Neviani si sente di dire al riguardo

Se Valestra piange, le altre comunità non ridono

Infatti, purtroppo, il problema non è solo a Valestra. Ma anche nelle altre realtà circostanti. Se la Parrocchia di Bebbio pare abbia una disponibilità di poco inferiore ai 5000 euro, quella di Casteldaldo è ‘sotto’ di più di 1000 euro.

In attesa, della pubblicazione del bilancio relativo al 2023, della Parrocchia di Colombaia.

Il quadro che emerge è di sincera preoccupazione in un contesto generale di grave crisi. Un panorama che dovrà necessariamente muovere a sensibilità chi di dovere.

3 COMMENTS

  1. Spiace l’apprendere che vi sono Parrocchie dell’ambito montano che non riescono o faticano a dar corso a “indifferibili opere edilizie”, ma per avere un’idea complessiva dello stato in cui versano le finanze della Chiesa, e capire dunque quali spese può sostenere o meno, bisognerebbe anche sapere qual’è l’entrata annuale media che riceve la nostra Chiesa Cattolica, come erogazione derivante dall’otto per mille che i contribuenti scelgono di destinarle, al momento della denuncia dei redditi, e conoscere altresì, quantomeno a larghe linee, come tali risorse vengono poi impiegate e suddivise tra le Curie e Diocesi.

    Mi sembrerebbe una legittima domanda da potersi porre, da parte dei fedeli, specie quelli che concorrono a tale erogazione, così come il chiedersi se interventi di questo tipo non potessero rientrare, o ancora lo possano, nel PNNR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), segnatamente il filone di spesa indirizzato a “Inclusione e Coesione”, dal momento che ciascuna Parrocchia – intesa nell’insieme degli edifici dove si svolge la vita religiosa, e per i giovani anche ricreativa – si configura quale innegabile punto di aggregazione, e il ritrovarsi ivi mi pare un presupposto per creare inclusione e coesione.

    P.B. 22.01.2024

    • Firma - P.B.
  2. Per eliminare i condizionali, in rete si trovano le risposte alle domande che lei pone, compresi i versamenti al Vaticano che derivano dal PNNR.¹

    Le riporto stralci di articoli trovati al riguardo:

    Quanto guadagna la Chiesa con l 8×1000?
    La Chiesa ha incassato invece un miliardo 111 milioni 579.111 euro, pari a oltre i tre quarti dell’intero gettito. Come si spiega? Con il fatto che grazie a quel comma anche la parte dell’8 per mille che nessuno ha destinato, ed è la fetta più grossa (oltre il 58 per cento), va comunque ripartita. – 22 mar 2023 –

    “Regalare” non è il termine esatto. Non lo è per il semplice fatto che lo prevede una legge dello Stato italiano. Una legge approvata dal parlamento nel maggio 1985, governo di Bettino Craxi. È il provvedimento che ha recepito nel nostro ordinamento la revisione dei Patti Lateranensi firmati da Benito Mussolini e Pietro Gasparri, segretario di stato di Pio XI, nel 1929.

    La somma ricevuta dalla Chiesa cattolica deve essere impiegata “per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo”, così come previsto dall’art. 48 della L.

    ¹ – PNNR- Per il Recovery art sono previsti in totale finanziamenti dal valore di 800 milioni di euro.

    Se non si è pigri, le risposte si trovano. Ossequi.

    Giovanni Annigoni

    • Ho letto solo oggi il secondo commento, e arrivo dunque con un involontario ritardo nel darvi risposta, per dire che non metto in dubbio i dati ivi riportati, ma avrei preferito ascoltarli da un “addetto ai lavori”, anche per sapere quale è l’eventuale quota indirizzata alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili ecclesiastici, e più in particolare l’entità di tale voce attribuita alla Curia reggiana, e il criterio per destinarla poi alle Diocesi e loro rispettive Parrocchie.

      Ovviamente se detto utilizzo è praticato in quanto ritenuto rientrabile nelle “esigenze di culto della popolazione”, di cui all’art. 48 della legge n.222/1985, e riguardo al PNRR bisognerebbe capire qual’era la procedura e la “trafila” per accedervi, ossia da dove far partire l’eventuale progetto per ottenere il relativo finanziamento (infine, la mia colpevole “pigrizia” e ben poca cosa rispetto al poter salvaguardare un patrimonio che reputo prezioso per le nostre comunità).

      P.B. 28.01.20245

      • Firma - P.B.