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Crisi del Mar Rosso, a rischio 1.204 milioni di euro di export tutto reggiano

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Crisi del Mar Rosso, a rischio 1.204 milioni di euro di export tutto reggiano

Lo sottolinea, dati alla mano, Lapam Confartigianato, fondando le proprie considerazione sulle analisi compiute dall’ufficio studi dell’associazione:  «L’allargamento al Mar Rosso della crisi in Medio Oriente potrebbe aggravare la flessione del commercio internazionale, mettendo a rischio una quota rilevante dell’import-export dell’Italia».

Mappa degli attacchi degli Huthi nel Mar Rosso negli ultimi giorni (fonte Wikipedia)

Made in Italy ancora a rischio

E così, la vittima designata dell’allargamento del conflitto da locale a ‘regionale’, con l’intervento attivo anche di altri players internazionale, è il ‘made in Italy’. Con pesanti ripercussioni anche per quanto riguarda l’export reggiano.

Infatti, secondo l’analisi di Lapam, Reggio è la quarta in regione per maggiori esportazioni attraverso il canale di Suez: questo vale il 6.6% del valore aggiunto per il territorio reggiano.

Secondo i dati, infatti, l’export reggiano che attraversa il Mar Rosso vale 1.204 milioni di euro.

In chiave regionale, l’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana per valore delle esportazioni trasportate via mare attraverso il Canale di Suez e il Mar Rosso con 9.371 milioni di euro.

La maggiore esposizione regionale alla crisi di Suez, con l’export regionale trasportato via mare attraverso il Canale di Suez che in rapporto al PIL è superiore o uguale alla media nazionale del 2,8%, si osserva in Emilia-Romagna con 5,3% del PIL.

“Conseguenze gravi a livello di crescita”

«L’escalation della crisi in Medio Oriente – sottolineano dall’associazione – penalizza il sistema del made in Italy, aggravando la frenata del commercio internazionale. Gli effetti della crisi del Mar Rosso, sommati alla stretta monetaria in corso e alla riattivazione delle regole europee di bilancio, potrebbero avere conseguenze sulla crescita, riducendo la fiducia e la propensione ad investire delle imprese e frenando il ciclo espansivo dell’occupazione».