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Marco Simonazzi: “In montagna sono rimasti circa dodici forni”

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Marco Simonazzi: “In montagna sono rimasti circa dodici forni

Fino a qualche anno fa in Appennino, da Castelnovo ne’ Monti a Vetto, c’erano molti fornai, oggi se ne contano circe dodici.

Stili di vita mutati negli anni, tante varietà del prodotto, consumo del pane ridotto, aumento del prezzo? E soprattutto un’altra conseguenza del depopolamento in montagna? Ne abbiamo parlato con Marco Simonazzi, titolare del Forno Pasticceria Simonazzi di Castelnovo ne’ Monti e presidente di Cna Agroalimentare Reggio Emilia.

IL CONSUMO DEL PANE E' CALATO DEL 70% 

“Il pane è un alimento ormai bistrattato. C’è stato un calo del 70% del consumo. Se ne consuma dunque molto meno che in passato e questo dipende da molti fattori, ad esempio per problemi di salute, basti pensare che tante persone sono diventate celiache, ma comunque di fondo c’è da considerare che non è più considerato un bene di prima necessità perchè si è persa la cultura. Oggi non c’è una persona che compra 1 kg di pane: sono cambiati gli stili di vita delle famiglie, le diete; insomma la gente ne mangia meno. E non trascuriamo il fatto che ormai esistono duemila sostituti. Vede noi siamo fornai da cento anni, prima mia nonna e poi mio padre, abbiamo visto i cambiamenti assoluti che ha fatto la panificazione in un secolo. Innanzitutto quello del fornaio è un mestiere che viene considerato duro e ‘scomodo’ a causa degli orari notturni. Ora però non è più così perché un po’ facilitato dalle tecnologie e dai cambiamenti che hanno investito il settore: se prima bisognava alzare un sacco di farina da 100 kg adesso un sacco è da 25 kg e la maggior parte del processo che prima avveniva manualmente è ora affidato alle macchine.

In altre parole oggi possiamo dire che non è più un mestiere faticoso, come prima. L’unico handicap che ha questo lavoro è l’orario notturno: per consegnare il pane alla mattina nei punti vendita bisogna partire un po’ presto, noi attualmente cominciamo alle 02:30 di notte però alle 10 abbiamo finito.

Poi vorrei sottolineare che per quanto riguarda l’aumento del costo del pane, purtroppo negli ultimi anni bisogna adeguarsi ai consumi. I forni sono aziende energivore: luce, gas e trasporti hanno avuto degli aumenti incredibili, e con le guerre è aumentato il prezzo del grano”.

“IN MONTAGNA SONO RIMASTI CIRCA DODICI FORNI”

“Di forni in Appennino ce ne erano tanti, nel giro di trenta anni si sono ridotti a circa dodici. Qui hanno chiuso non solo i forni, ma tante stalle, bar, e mancano i posti letto. A me spiace perché comunque la nostra montagna è bella e sarebbe da sfruttare e farla ritornare come era negli anni ’70: fiore all’occhiello della provincia. Quello dello spopolamento della montagna è un dato di fatto ed è aumentato negli anni: non ci sono più industrie, fabbriche e non ci sono neanche più i contadini. Il problema è che quando non c’ è gente i paesi muoiono. E secondo me la montagna è morta. Qui ci saranno quattrocento o cinquecento posti di lavoro vacanti. Il problema è che non si trova personale, non c’è più cultura verso il mestiere artigianale. Per fare un esempio, ero sulle piste a Ventasso e sono andato a mangiare un panino: ci sono solo due persone del posto, madre e figlia che non trovano personale; non c’è nessun ragazzo che il sabato e la domenica vada a lavorare in queste strutture. Ne consegue un calo di servizi nel nostro Appennino. Prima c’erano tanti forni ora ne sono rimasti circa dieci o dodici perché c’è un bacino d’utenza in montagna che è proprio misero. Noi, per esempio, abbiamo cominciato a spostarci, facciamo consegne anche in pianura".

 L’IMPEGNO CON CNA E NELLE SCUOLE

“Come Cna andiamo nelle scuole per far vedere cosa è il pane, come si produce e quali sacrifici ci sono, a partire dal chicco di grano seminato nel campo. La gente non si rende conto che dietro a quel panino bistrattato c’è il contadino, il fornaio e tanto lavoro. Come ho già detto sono cambiati anche i nostri di vita. Sarebbe ben far tornare di moda la merenda come si faceva una volta: mangiare un bel panino con una fetta di prosciutto o una fetta di salame, o con un po’ di marmellata. Pensiamo che anche questo sia un problema di cultura e da qui l’impegno di andare nelle scuole, sia elementari che superiori. A livello provinciale col Cna stiamo cercando di promuovere anche il pane artigianale. Un esempio? Siamo appena tornati da Rimini dove abbiamo preso parte al contest ‘Pane, Amore e Cioccolato’, sfida tra gli istituti alberghieri della nostra provincia nell'ambito del progetto regionale ‘Ti voglio pane’ promosso da Cna Emilia-Romagna.

Vorrei sottolineare questo. Le faccio un esempio che faccio ai ragazzi nelle scuole. Quando abbiamo un cellulare o dobbiamo comprarne uno, ne conosciamo tutti i dettagli. Ma quando andiamo dal fornaio a comprare il pane invece, non conosciamo mica le caratteristiche. E questo vale per gli alimenti in generale. Questo per far capire che è importante conoscere quello che mangiamo. Il nostro impegno è quello di creare nelle nuove generazioni una cultura diversa".