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L’Appennino si è unito alla mobilitazione per la pace

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L'Appennino si è unito alla mobilitazione per la pace.

Un centinaio di cittadini si sono ritrovati in piazza Gramsci, nel centro di Castelnovo, per condividere letture e pensieri sulla pace e sul cessate il fuoco nei conflitti ucraino e palestinese. Da tutti gli interventi è emersa la necessità di terminare con una politica cieca e direzionata al mero guadagno, senza tener conto delle vite umane.

I discorsi di apertura sono stati tenuti da Thomas Predieri ed Erica Spadaccini che hanno acceso i riflettori della manifestazione sugli scenari mondiali e sull'importanza della voce degli intellettuali per la pace.

Hanno detto

"Le guerre che oggi infestano il mondo - afferma Predieri - non sono altro che i resti delle politiche imperilistiche del XIX secolo. Prendiamo il genocidio in atto in Congo, conflitto di cui si parla pochissimo, ma che ha già numeri importanti (le statistiche riportano almeno 7 milioni di sfollati). Il conflitto trova le radici nel genocidio del Ruanda, di fatto, a sua volta, figlio dell'amministrazione razziale belga. Non possiamo rimanere muti davanti a questo, non possiamo tacere mentre i civili palestinesi muoiono sotto le bombe, per la fame e per la sete, non possiamo tacere davanti alla distruzione dell'Ucraina. Come disse Berlinguer "La pace è un bene supremo ed è un bene di tutti".

Aggiunge Erica Spadaccini: "Ad Assisi lo scorso dicembre, a nome di tutta la comunità insieme al Sindaco Bini abbiamo partecipato ad Assisi all'incontro di costruttori e costruttrici di pace, insieme anche ad altri sindaci della montagna. Fra i relatori ricordo Padre Alex Zanotelli e vorrei citare una sua frase: “Non è forse questa parola, "bombardare", che caratterizza il modo della vita umana su questo pianeta nel Ventesimo secolo? Forse altri secoli sono stati altrettanto violenti come il nostro, ma noi che viviamo in questo siamo responsabili del suo presente e del suo futuro”. Di fronte a due persone che litigano fra loro qual è la prima cosa da fare, se non fermarle? Invece spesso stiamo a guardare, a fare il tifo per una o per l'altra. In questo modo ci comportiamo da irresponsabili, ma in realtà diventiamo responsabili di quello che accade. Siamo arrivati al punto in cui si sciolgono con la violenza le manifestazioni sulla pace, al punto in cui le Nazioni Unite sono ostaggio dei veti incrociati. E intanto le persone muoiono sotto le bombe. Facciamo quello che è in nostro potere fare. Dissentiamo. Opponiamoci. Chiediamo e crediamo che la violenza si possa fermare, subito".