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Elda racconta: Esaù e Giacobbe

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Abramo morì all’età di 175 anni e andò a riposare nella caverna di Malpela vicino alla sua amata Sara.

Prima di morire, però volle trovare per suo figlio Isacco una moglie che provenisse da Carran, suo paese d’origine, non voleva che prendesse una donna figlia dei Cananei.

Mandò un suo servitore fidato a Carran da un suo parente, tanto che gli procurasse una moglie per suo figlio. Questo dipendente partì portando con lui molti regali, ori e pietre preziose da regalare alla   famiglia di questa donna e il suo viaggio fu fortunato, perché tornò con Rebecca, bellissima e molto buona.

Lei diventò la moglie di Isacco e abitò nella tenda che fu di Sara e fu così che Isacco trovò conforto dopo la morte di sua madre.

Per qualche tempo Rebecca non ebbe figli, ma poi le arrivarono due gemelli.

Il primo uscì con il corpo ricoperto da un pelo rossiccio e lo chiamarono Esaù, ma immediatamente uscì anche il secondo che si era aggrappato a un piede di Esaù e lo chiamarono Giacobbe.

I fanciulli crebbero, Esaù era diventato molto abile nella caccia, mentre Giacobbe era molto più tranquillo, preferiva dimorare sotto le tende.

Naturalmente Esaù era il preferito da Isacco, anche perché gli piaceva molto la cacciagione, poi nelle famiglie c’è sempre il preferito, anche se non lo ammetteremo mai.

Ricordo che in casa mia non era il primogenito, ma il terzo e noi ispirandoci al romanzo dei “Miserabili” di Victor Hugo lo avevamo sopranominato “Il Cherubino”. Scusate come vedete continuo ad evadere dal seminato.

Rebecca invece andava più d’accordo con Giacobbe.

Un giorno Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie Esaù arrivò dalla campagna affamato e disse al fratello:

“Lasciami mangiare questa minestra rossa, perché sono sfinito”.

“Vendimi subito la tua primogenitura e te la lascio mangiare tutta”.

Esaù era affamato e rispose:

“A cosa mi serve questa primogenitura, se devo morire di fame”.

Giacobbe allora gli disse: “Giuramelo subito”.

Esaù lo fece ed ebbe pane e lenticchie, si saziò e se ne andò via.

(Dovete sapere che la primogenitura è rimasta importante anche da noi fino a fine 800 e primi 900, specialmente per i titoli nobiliari, ma anche nelle famiglie più semplici, per esempio in casa di mio padre su nove figli, solo il primo ebbe il diritto di frequentare la scuola, così gli altri dovevano ricorrere a lui per certe esigenze. Mio padre dal momento che era molto orgoglioso imparò a leggere e a scrivere aiutato dalla moglie, sui libri di scuola dei suoi figli e riuscì ad avere la licenza di terza elementare e io l’ho sempre ammirato anche per questo).

Torniamo pure alla bibbia: Intanto il vecchio Isacco era diventato cieco e la moglie aveva sentito che diceva a Esaù il suo prediletto:

“Caccia della selvaggina, quando me la porterai io ti benedirò davanti al Signore prima della mia morte”.

Questa benedizione significava diventare il suo successore, Allora lei indusse Giacobbe ad ingannare il padre così la benedizione ricadde su questo secondo figlio.

Quando Esaù l’ha scoperto voleva ammazzare il fratello, ma questo aiutato dalla madre fuggiva e si rifugiava molto lontano a Carran a casa di un fratello di sua madre di nome Labano, per restare qualche tempo da lui.

Labano aveva due figlie Lia e Rachele, la prima non era bella (si legge nella Bibbia che aveva gli occhi smorti) Rachele invece era molto avvenente e aveva belle forme.

Giacobbe naturalmente si innamorò di quest’ultima e chiese allo zio “e qui torna fuori il pasticcio della parentela” se gliela dava in sposa in cambio di sette anni di lavoro.

Trascorso il tempo dovuto Labano invitò molta gente fece un gran banchetto e fece bere lo sposo, poi quando fu notte al buio fece entrare nella tenda di Giacobbe, Lia al posto di Rachele. Quando la mattina scemata la sbornia Giacobbe si accorse di avere al fianco Lia, corse da Labano a lamentarsi, ma questo gli disse:

“Lo sai che deve sposarsi prima la maggiore delle figlie, ma tra sette anni ti darò anche Rachele”.

Così Giacobbe lavorò altri sette anni per avere la sua amata (forse gli anni di allora non erano come quelli di adesso).

Lia ebbe molti figli, credo sei maschi e una femmina, poi Giacobbe ne ebbe altri due dall’ancella di Lia e due da quella di Rachele, dal momento che lei non riusciva a concepire e qui tralascio ciò che o leggendo nella Bibbia e vado avanti alla buona come faceva mia madre, non voglio confondervi troppo, sappiate però che finalmente anche Rachele ebbe un figlio che chiamò Giuseppe bello, buono, ubbidiente, temeva Dio, ed era diventato il prediletto di Giacobbe.

Dopo vent’anni di esilio e di servitù presso Labano, Giacobbe decise di tornare dal padre Isacco, anche se aveva paura di rivedere Esaù il suo gemello che lui, spinto dalla madre, aveva tradito. Giacobbe si sentiva molto in colpa ed aveva molta paura quando gli dissero che Esaù stava arrivando per incontrarlo, accompagnato da 400 soldati, ma questi gli andò incontro e lo abbraccio a lungo. Così i fratelli rifecero la pace.

Durante il lunghissimo viaggio di ritorno, Rachele ebbe un secondo figlio e fece appena in tempo a dargli il nome di Beniamino, questo però era stato un parto molto difficile e poco dopo lei morì. (Come succedeva spesso anche da noi fino al secolo scorso). Allora Giacobbe fece erigere sulla via di Eufrata (ora Betlemme) una stele in ricordo di Rachele e mi dicono, che questo monumento, esiste ancora oggi.

Poi Dio apparve un’altra volta a Giacobbe e gli disse:

“Tu d’ora in poi non ti chiamerai più così, ma Israele, il paese che ho dato ad Abramo e Isacco lo concederò a te e dopo di te alla tua stirpe”.

Poi finalmente riuscì a riabbracciare suo padre Isacco che morì all’età di 180 anni, lo seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe che da allora, per volere di Dio si chiamò Israele.

Ed ora continuo col dialetto di mia madre:

***

 Esaù e Giacobbe

Abram l’è campà 175 ann po’ i l’an mess  int la caverna ed Malpela cl’era po’ dventada un simitèri, atàca a su muièra Sara.

Prèma ed murìr però a gl’ha cavada a truvar muièra a su fieòl Isacco a Carran a ne vriva méa imparentas cui Cananei.

Difatti i purtèn a Isacco, Rebecca, cl’éra na bela dòna e anch buna.

Per qualch temp  ste Rebecca l’an ghaiva méa ed fieò, ma po’ la méss al mond deù gemè.

Al prem l’era nà cun teùt un pel rusés inturna al còrp i la ciamèn Esaù, subèt dop perché al s’era agrapà a un pè dal fradèl agnè feòra al secònd e i la ciamèn Giacobbe.

Intant iérne chersù, Esaù l’era dventà un brav casadùr, mentre Giacobbe al preferiva star àtaca al tendi.

Esaù l’era al preferì ed su padre anch perché Isacco l’éra gulùs ed carna selvadga, Giacobbe inveci l’éra al còcch ed la mama.

Anch in cà mèa a gh’éra al còcch ed la mama, l’éra al ters e nuatre per teòl in gir i la ciamévne “al cherubino” cumi quel d’un rumanz ed Victor Hugo.

Rebecca inveci la preferiva Giacobbe.

Un dè Giacobbe l’aiva fat na mnestra ed lentéci, Esaù nateùralment l’è arivà a cà sfinì e afamà:

“Lasme mangiàr cla mnestra ròssa  che, chi mòr ed fam.”

“Sé, basta t’em vend la tu primugeniteùra.”

Quand  eùn l’è afamà an capéss pu gnent e Esaù al fa:

“Cusa po’ am n’in faghi da ste primogeniteùra si po’ i dev murir ed fam, it la d’agh fin che t’veò”.

E agh la giurà achsè l’ha mangià lentéci e pàn po’ as né andà.

Intant Isacc l’era dventà vecc e orb, e su muièra a l’aiva sentì c’al dsiva a Esaù:

“ Va a càssa, porta a cà dla selvagina, po’ còsla e portmela e me prema ed murìr it darò la mi bendisiùn” (ch’avriva po’ dir adventàr lu al padrùn)

Alura Rebeca, là gh’à mandà Giacobbe al post d’Esaù e la bendisiùn a là ciapàda lù.

Quand po’ Esaù a l’ha saeù avriva masàr al fradel, ma la madra ha l’ha fàt scapàr e a l’ha mandà luntan, a Carran da su fradèl Labano.

Labano al gh’aiva deù fieòli la prèma l’as ciamèva Lia e l’era pitòst breùtlina cun deù occ cèch e smort, la seconda inveci bèla da musàr al fià.

Ed sicur Giacobbe al s’era inamurà ed la seconda e dop a tanc an ed lavur gratis a l’ha dmandada per muiera.

Pasà al temp ca ghè vriva Labano l’ha dà na gran festa, l’ha invidà na meùcia ed genta ian fàt nòss e strangòss e a ià fat bevre e an in vudèva zò anch a Giacobbe.

Quand lè arivà la nòta la fàt andàr dentre àla tenda ed Giacobbe, Lia inveci ed Rachele.

La matina smaltì la sbornia Giacobbe as né acòrt e lè andà a lamentàs da su séo Labano e lu al gh’à rispost:

“I t’al se ben al nostre usansi, l’è la peù granda cl’as dev spusar prèma, ma tra sett ann s’it lavur ancòra per me it dagh anch Rachele”.

Achsè Giacobbe al lavurè ater sett ann per pudèr aver la su preferida. Po Lia la gh’à dà na meùcia ed fieòl se masch e na femna.

Po’ quand l’ha né pù stada buna ed faghne a li mandè cun la su schiava cl’agh nà da deù anca le.

Anch Rachele pr’aver di fieò a li fè andar cun la su schiava cl’agh nin dè deù anca lé.

Ma dop ancha lé l’agh l’ha cavada a dàgh un fieòl chi la ciamèn Giuseppe e quest l’era bell, bun  e intelligent e l’era dventà al preferì ed Giacobbe.

Dop tanc ann Giacobbe la decis d’arturnàr a cà ed su padre, anch sl’aiva na gran paura d’incuntrar su fradèl Esaù chi lu l’aiva tradì.

As sentiva in culpa e l’aiva na gran paeùra quand i gh’an det chi Esaù l’era drè gnigh incuntra cun 400 suldà.

Quest però agh caminè incuntra e i sabrasèn scurdànd teòtt al pasà achsè i fèn la pas.

Po’ i s’invièn pr’arivàr da Isacco, ma la véa l’éra ancòra leònga e Rachele cl’aspetèva al secònd fieòl  a là parturì prèma d’arivàr, ma quest l’éra un part fadigus e le l’ha fat apèna in temp a vedle e a ciamàl Beniamino po’ l’è morta. Achsè i fieò masc ed Giacobbe in teut ierne dòdse.

Alura Giacobbe ha l’ha suplida a drè la vèa ed Betlemme e al ghà fat un munumènt chi i disne c’agh séa ancòra adèsa.

Po Dèo l’è apars n’atra vòlta a Giacobbe e al gh’à det.

“Te d’ura in avanti t’et ciamarè Israele e al paès chi Me iù dà a Abram e a Isacch i la dàgh a te e àla tu stirpe.

Po’ finalmènt agh la cavè a arbrasàr su pà Isacco chlè po’ mort all’età ed 180 ann, i l’an suplì i seò deù fiòl, Esaù e Giacobbe che da alura per vler ed Déo as ciamè “ Israele”.

(Elda Zannini)