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Nadia Vassallo: “Valorizzare le donne dell’Appennino ascoltandole”

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Nadia Vassallo: "Valorizzare le donne dell'Appennino ascoltandole".

Nel discorso sulla valorizzazione delle competenze femminili in Appennino non poteva mancare una figura emblematica, una donna che per le donne si è spesa anche in maniera accesa. Nadia Vassallo è madre, amministratrice e imprenditrice, è innegabile che di sfide da affrontare se ne intende.

Imprenditrice tra le Montagne

Nadia Vassallo

Direttamente dalla sua voce emergono le difficoltà e le soddisfazioni del suo percorso: "Intraprendere un'attività commerciale in Appennino è una vera e propria sfida. Da quasi 40 anni, mi dedico a questa avventura, gestendo un negozio da 20. Le difficoltà sono state molteplici, accentuate dagli ultimi anni di cambiamenti rapidi nel mondo del lavoro e del commercio. Ma la resilienza è stata la mia compagna di viaggio. Ho costruito, con orgoglio, un negozio che oggi è un punto di riferimento, con un team tutto al femminile, molte delle quali sono giovani madri. Abbiamo affrontato la concorrenza, la gestione della vita familiare, e le difficoltà logistiche proprie di questa terra, senza mai arrenderci. Personalmente, risiedo e lavoro a Castelnovo, godendo di una situazione "chilometro zero" tra casa e lavoro ma alcune delle mie dipendenti affrontano sfide significative negli spostamenti. Le infrastrutture limitate e gli orari degli asili non sempre compatibili con le esigenze lavorative sono problemi comuni. Il mio impegno civico nasce dalla volontà di affrontare queste e altre difficoltà, senza aderire a ideologie specifiche, ma concentrandomi sulle necessità pratiche e sul miglioramento della qualità della vita in montagna.”

L'Impegno Civico

La conversazione si sposta sul terreno dell'impegno civico e politico, dove Vassallo offre una prospettiva intensamente personale: "La valorizzazione delle competenze e delle esperienze femminili in questi luoghi richiede un impegno costante nell'ascolto e nell'inclusione. Nei miei anni di attività, ho osservato numerose decisioni prese senza consultare direttamente gli interessati. La lotta per mantenere i servizi sanitari, come il punto nascita, è stata una sfida significativa che ho affrontato con determinazione, mirando a preservare l'identità e i diritti del nostro territorio. Tali battaglie, purtroppo, spesso diventano personali in comunità piccole come la nostra, dove dovrebbero invece prevalere il dialogo e la collaborazione per il bene comune. Fondamentale nel mio percorso civico è stato il sostegno di molte persone che, come me, non si identificano in alcun schieramento politico. La loro presenza è stata una forza inestimabile, un supporto che va oltre le ideologie, focalizzato sul benessere della nostra comunità. A loro va il mio più sincero ringraziamento."

Le nuove generazioni

"Guardando al futuro, il mio desiderio è che le donne dell'Appennino possano realizzare i propri sogni, contribuendo al contempo al benessere e alla crescita della nostra comunità. È importante per me che possano farlo valorizzando questo territorio unico, senza dover rinunciare alla qualità della vita per lo stress e l'inquinamento delle città. Questo significa promuovere un ambiente dove è possibile trovare un equilibrio sereno, più connesso con la natura e con le nostre radici. Sono convinta che, attraverso l'impegno di tutti, possiamo superare le sfide presenti e future, rendendo l'Appennino un luogo dove vale la pena vivere, lavorare e crescere."

3 COMMENTS

  1. E’ naturalmente più che legittimo un impegno civico senza identificarsi in alcun partito, e ne possono altresì derivare importanti contributi per la vita delle nostre comunità, come ci dicono diversi esempi in proposito, ma io continuo nondimeno a pensare che il “governo” di un territorio, ai vari livelli istituzionali, richieda spesso un “progetto” complessivo da realizzarsi non di rado a tappe, e quindi con tempi talora non brevi, seguendo via via un “filo conduttore” che a mio modesto vedere può essere fornito soltanto o principalmente dalla politica (ovvero secondo una logica che risponde all’una o altra una visione delle cose, figlia a sua volta delle rispettive e distintive impostazioni “ideologiche”).

    Mi pare che questa mia opinione possa trovare conforto dal fatto che le “liste civiche”, quando sono realmente tali (diversamente da quelle che lo sono solo di nome, mentre nella sostanza hanno invece natura politica), faticano non infrequentemente a darsi continuità, mancando verosimilmente quel collante che può tenere insieme chi si riconosce nella stessa idea politica, collante ancora attivo pur se in maniera forse meno efficace rispetto al passato, in parallelo del resto con l’apparente minor fiducia verso la politica, e l’aumento dell’astensionismo, senza tuttavia vedere quale possa essere l’alternativa alla gestione politica dei territori (seppur innervata da personalità civiche).

    P.B. 11.03.2024

    • Firma - P.B.
  2. Ho sempre grande rispetto e condivisione con P.B. per il contenuto e la forma con cui partecipa al dibattito pubblico. Credo che il suo punto sulla questione, ovvero i macroschemi che raccolgono la preferenza ideale, valoriale e programmatica alle elezioni di qualsiasi livello istituzionale, sia ancora maggioritario e utile come sale della democrazia. Ció non toglie che sia comunque un linguaggio ed un sentire sempre meno attuale laddove la contemporaneità mostra una larga disaffezione esplicitata con l’astensione. Il tema del civismo quindi è un tema che ha la sua ragion d’essere, soprattutto dove l’orizzonte d’interesse è l’ambito locale. So che Nadia è disponibile a proseguire il suo impegno civico accettando senza pregiudizi il passaggio di liste di schieramento, pur nel reciproco rispetto dell’indipendenza. Se poi non vi sarà chi le offre questa opportunità potrà sempre contare sul mio e altri appoggi per presentare una lista propria.

    • Firma - Gianni Marconi
  3. Il commento di Gianni Marconi apre una finestra verso un contesto ampio e composito, oltre che importante, ovvero il “civismo”, al cui riguardo io risento di un ricordo in me ancora piuttosto vivo e presente, ancorché siano passati tre decenni da quando l’antipolitica prevalse sulla politica – o quantomeno su una sua larga parte – cui avrebbe dovuto subentrare la “società civile”, almeno nell’idea di qualcuno che guardava con grande e convinto favore la “ventata” che percorse allora il Belpaese facendo crollare la Prima Repubblica.

    Sempre allo stesso periodo, o suppergiù, risale altresì lo scioglimento dei Comitati di Gestione delle Unità Sanitarie Locali, che erano espressione della politica dei rispettivi comprensori e, di conseguenza, delle aspettative territoriali, per dire o supporre che pure quella scelta potesse fors’anche discendere dal clima antipolitico vigente all’epoca, così come rammento più di un candidato che si presentava quale figura indipendente agli appuntamenti elettorali, salvo poi schierarsi a livello politico nel corso delle successive chiamate alle urne.

    Questo insieme di circostanze mi fa essere molto prudente di fronte a quanto, sul piano elettorale, nasce al di fuori della politica, non escludendo pur tuttavia che questo mio atteggiamento sia influenzato dalle menzionate “premesse”, e da altre similari, ma in ogni caso va riconosciuto ed apprezzato il contributo che può venire da personalità civiche che mettono a disposizione la propria esperienza e il proprio “vissuto”, in una con la voglia di impegnarsi per la propria comunità (sperando che aiutino a recuperare la “disaffezione esplicitata con l’astensione”).

    P.B. 11.03.2024

    • Firma - P.B.