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Agenzia delle Dogane: una questione di merito e futuro economico

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Agenzia delle Dogane: una questione di merito e futuro economico.

La vicenda dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Reggio Emilia potrebbe sembrare, a prima vista, un classico episodio di cronaca locale, di quelli che solitamente finiscono sepolti tra le pieghe di un quotidiano regionale. Eppure, chi si sofferma sui dettagli scoprirà che il tema in gioco è tutt'altro che marginale. La lettera inviata da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa a partiti, istituzioni e associazioni di categoria è un campanello d'allarme che richiama l'attenzione.

Il nucleo della disputa si concentra sul rischio di declassamento dell'ufficio reggiano, che, secondo i dati riportati, si è distinto per efficienza e risultati: "L'Ufficio doganale di Reggio ha movimentato nel 2023 132.565 dichiarazioni doganali per l’export, altre 152.199 per l’import e ha 2.234 codici ditte nel settore delle accise." Questi numeri non solo confermano l'importanza strategica dell'agenzia per il tessuto economico locale e nazionale, ma la pongono in una posizione di leadership in Emilia-Romagna e di eccellenza in Italia.

Eppure, come sottolineato nella lettera: "Eppure, per una di quelle situazioni farsesche ricorrenti nella burocrazia italiana, l’Ufficio delle Dogana di Reggio, anziché essere promosso al 3° livello come sarebbe doveroso fare – se non altro per dare un significato concreto alla parola 'merito' e al concetto di Pubblica Amministrazione efficiente –, rischia di essere declassato al rango di 'unità territoriale' con il conseguente spostamento operativo e decisionale sull’Ufficio doganale di Modena-Campogalliano."

La criticità di questo possibile declassamento non riguarda solo i lavoratori direttamente coinvolti o l'economia reggiana, ma solleva interrogativi su come vengano valutate e premiate le eccellenze nel sistema pubblico italiano. La scelta di penalizzare un ufficio per il suo buon funzionamento appare non solo controintuitiva, ma sintomo di una più ampia disfunzione burocratica che merita di essere affrontata e corretta.

I sindacati, attraverso la loro lettera, non invocano una battaglia di campanile ma chiedono "unità di intenti a tutte le istituzioni del territorio" per difendere non solo i posti di lavoro ma anche il principio di meritocrazia e l'efficienza che dovrebbero guidare la Pubblica Amministrazione. La loro è una chiamata all'azione rivolta a tutte le forze politiche, economiche e sociali, affinché si oppongano a una decisione che, oltre a danneggiare l'economia locale, minerebbe la fiducia nel sistema di valori su cui si fonda l'azione pubblica.