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Elda racconta: il cimitero

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Elda racconta: il cimitero

Oggi vi racconterò un po’ del cimitero di Castelnovo, sapete dal momento che ogni tanto vi racconto che sono cresciuta dentro al cimitero, essendo nata qui a due passi, l’ho sempre considerato il mio giardino.

Ci stanno lavorando da alcuni giorni, nessuno ne parla, o almeno io non ho sentito niente, ma senz’altro sarà perché ultimamente sono diventata piuttosto sorda.

Nei paesi attorno al nostro, appena si fa qualcosa per la comunità, viene sbandierato ai sette venti, qui silenzio assoluto, non per nascondere qualcosa, forse la ritengono una normale manutenzione.

Ebbene vi dirò che ciò che stanno facendo è una gran bella cosa, questo muro vecchio di cento anni e più, sempre marcio e sgretolato, vicino a una strada trafficata come questa era veramente uno sconcio, era veramente ora di farci qualcosa.

Mi dicono che è stata risanata tutta quella parte e anche il vecchio ossario. Io non conosco i vostri progetti, ma per favore lasciatelo così con un muretto basso come ne ho visti tanti in Trentino.

L’ultimo che ho visto, faceva corona alla chiesa, tutte le tombe in lieve discesa, con la testa in alto e i piedi rivolti verso quel luogo, i muri di recinzione bassi, così anche loro potevano godersi il paesaggio e vedere le persone che passavano da lì vicino.

I morti non devono stare in una prigione, non c’è pericolo che scappino.

E’ molto bello così aperto e visibile anche da fuori, anzi se fossi in voi abbasserei anche il resto dei muri, avrebbe più luce e prenderebbe l’aspetto di un grande giardino.

Sono certa che piacerebbe anche a voi riposare in un giardino invece che un triste cimitero come lo hanno sempre immaginato i nostri avi.

Abbiate pazienza non pensate di me (l’ha pers cumpletament la testa) invecchiando sto diventando molto innovativa e questo cimitero che alle volte mi scappa anche detto, (dove sono nata), mi piacerebbe di vederlo un po’ più allegro, senza grandi muri, che lo intristiscano, non è una prigione è soltanto un posto dove il nostro corpo, finalmente si riposa.

(Elda Zannini)