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Nella quiete dell’Appennino reggiano

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Ogni persona coltiva i propri spazi dell’anima. Per trarre respiro nei momenti di fatica. Per mantenere viva la memoria di persone amiche. Per continuare a sperare. Nei momenti di transito da un luogo all’altro, da una comunità all’altra. Ho trovato questo spazio dell’anima, oggi come altre volte nel passato, nella quiete dell’Appennino reggiano, a Castelnovo ne’ Monti, e sono grato a don Geli, a don Giordano, agli amici, che mi hanno offerto di vivere la Sagra dell’Assunta, nei giorni in cui sto “transitando” da Arese, dai ragazzi e giovani in difficoltà, a Milano, dove lavorerò in ambiente universitario.

Sono tornato carico per le ore vissute in un’alternanza di momenti religiosi e altri di viva umanità. Non posso dimenticare la suggestione delle luci dei “flambeaux”, salendo alla Pieve. Mi sembrava di essere a Lourdes, con le domande e le risposte di sempre, sulla sofferenza, sulla speranza, sul senso della nostra vita. Mi ha colpito il gesto familiare del rinfresco al termine delle Messe alla Pieve: quel ritrovarsi tra amici, con la semplicità e il sapore delle cose della montagna. Per la prima volta ho gustato lo “scarpasòn”, l’erbazzone con il riso, che ricorda il tempo delle mondine quando dal monte salivano alle risaie, portando a casa come stipendio un sacco di riso, che serviva a dare sapori nuovi anche al tradizionale “pezzo classico” delle sagre reggiane.

Alla sera, ecco il “Concerto di Ferragosto” della Corale della Resurrezione e del Coro Bismantova. I due Giovanni, Mareggini e Baroni, non finiscono mai di stupire con le loro proposte corali il pubblico amico con una forte rappresentanza di appassionati che vengono da fuori, dalla città e dalla provincia. Dopo l’omaggio del Coro Bismantova a Fabrizio De Andrè, l’atmosfera sacra delle Ave Marie della Sardegna, alcuni brani di professionisti, una felice sintesi della Corale della Resurrezione del celeberrimo "Jesus Christ superstar", ci siamo trovati immersi nella “Messa Gaia”, un omaggio alla Natura che riprende i temi ecologici, messi in primo piano non solo dalle varie associazioni Pro Natura, ma dallo stesso pontefice Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del 2010: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, una autentica sfida per l’umanità intera, chiamata a rispettare un bene collettivo - la terra - destinato a tutti, non solo a pochi o a chi, per interessi, la violenta e la sfrutta.

Cantata in inglese, voce solista Sara Fornaciari, la Messa ha avuto il sostegno del’ensemble strumentale, che hanno creato il clima dell’ascolto attento, partecipe e, ancora una volta, sorpreso dall’arditezza del programma proposto. Personalmente non mi meraviglio più: so che i risultati ci sono sempre per il duro lavoro, che viene richiesto dal Maestro Mareggini, esigente quanto mai anche nella ricerca di novità, trovando sempre la collaborazione del Coro Bismantova o di altri cori della provincia, affascinati appunto dal nuovo.

Potrebbe organizzare un Festival del Sacro riprendendo “A Hope celebration” di Brubeck, la “Misa Criolla”, la “Missa Luba” e questa prima esecuzione per l’Italia della “Missa Gaia”, letteralmente “Earth Mass” di Paul Winter, uscita in edizione discografica nel 2007. E’ la Terra che canta e si esprime in musica: grido, implorazione drammatica, quasi tragica nel Kirie, dolce, tenera nell’Agnus Dei; voce umana ma anche di animali, che sono parte della natura. Ha meravigliato udire l’urlo del coyote o il “canto della balena” che si univano a quello delle voci umane, esprimendo il travaglio della natura, lo stesso della donna partoriente, che genera vita. Sapeva di francescano l’inno di introduzione o il canto delle Beatitudini, intervallate dalla frase del ladrone a Cristo in croce: “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno”, quasi per dare speranza a chi stenta a vivere le beatitudini e ha bisogno di essere accolto dalla misericordia grande di Dio. Temi musicali nuovi e arditi, uniti al canto gregoriano dell’Adoro te devote, che dà respiro divino alla Natura, che riflette l’Impronta di Dio. La Terra era senza luce, senza bellezza, senza grazia, senza senso, era “vacua, inanis”, le tenebre la ricoprivano: in perenne crescita, è giunta a compiutezza per l’intervento del Creatore. Il canto finale è stato l’amen di ringraziamento, che ha chiuso una serata di alta religiosità.

Uscendo, tra i tanti commenti, il dispiacere di chi vorrebbe maggiormente valorizzata questa ricchezza “corale” della montagna. Nata e cresciuta nel volontariato, oggi è qualcosa di più di un coro di parrocchia o di paese. Frutto di un lavoro intenso - non c’è da illudersi: nella musica e nel canto non si raggiungono dei vertici senza fatica e sacrificio - ha già portato più volte in provincia e fuori, oltre i confini, il suo canto, suscitando ammirazione ma anche voglia di fare come loro. Solo chi non è di “picciol cuore”, come scrive Jacopone da Todi, può diventare per altri “spazio dell’anima”. In questa sagra, in tanti ci sono riusciti! In modo eccezionale, gli amici della Corale e del Coro.

3 COMMENTS

  1. Un grazie a Don Chiari
    Ci sono persone che, una volta conosciute, ti lasciano un “qualcosa dentro” che non è facilmente describile, e ogni volta che le incontri basta un loro sguardo o un loro sorriso che ti infondono serenità. Don Chiari è sicuramente una di queste persone, che ho rivisto alla Messa di Ferragosto e che ho sentito vicino dal momento in cui è entrato in Chiesa. Grazie per le bellissime parole in riferimento alla sua visita, e in particolare al concerto serale. Ha colto con le sue parole (come sempre) il senso che si vuole dare alle cose. Un arrivederci alla sua prossima visita; noi siamo qui ad aspettarla a braccia aperte!!

    (Alessia Bizzocchi)