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Fusione finanziata

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Alessandro Govi, sindaco di Busana e vicepresidente Unione dei comuni dell'alto Appennino reggiano, informa che l’ufficio di presidenza della Regione Emilia-Romagna, nella seduta del 27 novembre scorso, con delibera n. 173/2013 ha approvato la graduatoria del bando per il finanziamento di processi di partecipazione nell’ambito dei progetti di fusione di comuni. Tra i progetti presentati è stata finanziata anche la richiesta dell’Unione dei comuni per il progetto denominato “Due valli, quattro municipi, un unico comune – Percorso partecipato verso la fusione dei comuni di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto” per un importo (totalmente coperto dal contributo regionale) di  € 15.000,00. La graduatoria e la delibera sono pubblicate sul sito del tecnico di garanzia in materia di partecipazione.

"Nel progetto sono previste diverse azioni che accompagneranno il percorso fino al referendum che si terrà nel mese di ottobre 2014, nel quale i cittadini saranno chiamati ad esprimersi con un sì o con un no sul progetto di fusione e sulla scelta del nome del nuovo comune (Ventasso, Nasseta, Crinale reggiano, Crinale dell’alto Appennino reggiano, Alto Appennino reggiano, Nasseta e Valle dei Cavalieri)".

Gli aspetti più significativi di questo percorso sono:

- la realizzazione di un notiziario dell’Unione dei comuni, “Il crinale”, tematizzato sul progetto di fusione che sarà recapitato a tutte le famiglie dei quattro comuni nei prossimi giorni;

- la realizzazione di un sito internet (www.fusionecrinale.re.it), che sarà attivo già dalle prossime settimane;

- un percorso di formazione del personale dipendente dei quattro comuni e dell'Unione e una collaborazione con l'Istituto comprensivo di Busana per il coinvolgimento dei ragazzi della scuola nella scelta del nome del nuovo comune, tra quelli proposti o eventualmente per valutare nuove proposte di denominazione;

- una serie di incontri tematizzati, oltre alle assemblee pubbliche già svolte in tutte le principali frazioni dell'Unione.

"In particolare saranno promossi incontri con il mondo della scuola, forze dell’ordine, rappresentanze sindacali, consorzi forestali e usi civici, associazioni di volontariato, vicariato e parroci, associazioni sportive, incontri con le associazioni degli imprenditori, agricoltori, artigiani e commercianti".

 

2 COMMENTS

  1. L’“Unione fa la forza” sempre… E’ un proverbio che nei tempi difficili si impone come una necessità. Unione – prima ancora che una forma istituzionale – è una direzione di marcia necessaria. In questo periodo molto critico lo è a maggior ragione per l’Appennino e per l’insieme troppo frantumato delle sue imprese private, delle sue funzioni pubbliche, per le sue attività imprenditoriali e di servizio, per la sua organizzazione interna e per la sua rappresentanza esterna. Le comunità montane hanno svolto una funzione importante per più di 20 anni. Poi si sono esaurite insieme con le risorse aggiuntive statali e le finalità del riequilibrio che ne avevano motivato la nascita. L’Unione dei comuni del crinale è stata una coraggiosa realizzazione proposta all’inizio da un amministratore pubblico, Luciano Correggi, cui va dato il merito di avere cercato e concretizzato innovazione, raccogliendo alleanze e collaborazioni, segnando sul piano culturale, prima ancora che istituzionale, un’idea opposta alle tentazioni di chiusura e rifiuto che purtroppo sempre rinascono nelle piccole comunità di montagna. Grazie a questo oggi è maturo un salto ulteriore. L’Unione, intesa come collaborazione organica e messa in comune delle risorse economiche umane pubbliche, è orizzonte immediato di tutto l’Appennino reggiano. Castelnovo ne’ Monti ne è il centro principale e naturale di servizi, ma nei centri i territori circostanti, di crinale e di collina ci sono le locations ideali e di eccellenza per attività economiche nel campo dell’agricoltura, dei nuovi turismi, dei servizi diffusi e della residenza. Per la “vecchia” Unione del crinale, il passaggio a unico comune è giusto e maturo. Sia chiaro: hanno un valore inestimabile le identità comunali. Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto, oltre che municipi e paesi organizzati, sono un’idea di appartenenza civica, presente nella mente e nel vissuto di tantissime persone. E’ comunque un’idea di appartenenza, che convive con quella dell’appartenenza ad altri borghi (Succiso o Cerreto Alpi, Nismozza o Cinquecerri e altri ancora) e anche all’appartenenza comune alla montagna reggiana. Non c’è nulla da buttar via in tutto questo; si tratta invece, di riorganizzarne la rappresentanza democratica locale, ricostruendone inscindibilmente efficienza e autorevolezza, a dispetto del ridursi progressivo delle risorse statali e pubbliche. Si tratta di mettere in comune e a frutto le risorse finanziarie e soprattutto quelle umane. La comune appartenenza al Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano è un elemento ulteriore di rafforzamento e incoraggiamento alla prospettiva di unioni più ampie e di fusioni utili e necessarie. La vita quotidiana, il respiro economico e culturale dell’Alto Appennino non è quello di una “città autosufficiente”. L’autosufficienza e l’autarchia delle comunità agro-silvo-pastorali dei borghi sono tramontate da tempo, ancor prima della globalizzazione che oggi investe (da internet alle badanti) ogni tessuto e ogni anfratto apparentemente sperduto della nostra società. Parco nazionale è un marchio importante e significante di qualcosa di bello e quindi di buono, a disposizione e a servizio di una comunità molto molto più ampia di quella insediata sul territorio, che il territorio stesso deve custodire utilizzare e promuovere come ricchezza naturale, paesaggistica e storico-antropologica. Parco nazionale significa impegno e possibilità per una direzione di marcia dei modi di vita, della creazione di lavoro, del fare impresa, del vivere le professioni, mettendo a frutto sostenibilità equilibrio con la natura e le stagioni, ma anche propensione spiccata all’apertura di relazioni molto vaste, nazionali e internazionali. “Solo le tribù con forte senso di appartenenza possono sopravvivere nel deserto”. Nella tempesta perfetta della globalizzazione, mentre ci si presenta come valore ambientale nazionale (Parco) o valore culturale internazionale (Unesco), la cura dell’identità locale non è la venerazione di un totem immobile. E’ invece coltivazione fattiva, creativa e innovativa del proprio tessuto civile, della propria rappresentanza politica locale, della gestione responsabile ed efficiente dei beni comuni e dei servizi comuni, della messa in opera di articolazioni e strumenti idonei a gestire il territorio al suo interno e a difenderne e promuoverne le attitudini all’esterno e all’estero. La “fusione” oggi va vissuta al contrario di una rinuncia per necessità (c’è anche questo, certamente). Va vissuta invece, come è stato per l’Unione di qualche anno fa, quale apertura e costruzione del nuovo, e di un’idea di cittadinanza d’Appennino locale e nazionale, tribale e multiculturale, non subalterna e sulla difensiva, ma attiva e protagonista nelle sfide della modernità e della crisi che l’Italia deve affrontare con la globlizzazione che non fa sconti ai conservatorismi e alla pigrizia.

    (Fausto Giovanelli)

    • Firma - Faustogiovanelli