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Le testimonianze belliche raccolte dal Consiglio Comunale dei Ragazzi e della Ragazze di Baiso

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20 anni sul Don”, intervista ad Arturo Gambarelli

Si ricorda qualcosa della Russia?

Foglio matricolare Gambarelli

Ah ma ricordare, caro mio.

Quando è partito? Si ricorda?

Siamo partiti, io credo fosse... il luglio del '42.

Quando le hanno sparato giù per i masee

Lì sono stati i partigiani, ma è stato dopo i partigiani. Ma la Russia è diversa.

Lei è partito nel luglio del '42.

Da Piacenza siamo andati a Salluzzo, poi da Salluzzo siamo andati in Russia, diretti. Ci abbiamo messo quattordici giorni. In treno. Ci prendevano su dei treni piccoli. Mi ricordo di due ragazze, avevano proprio il nome sovietico. Siamo andati due volte, perché dopo la ritirata ci siamo fermati lì a presidiare. Siamo stati lì tre mesi. Allora lì ballavano e volevano a tutti i costi che andassimo dentro. Allora eravamo in tre e uno è andato dentro e in due siamo rimasti fuori armati. Volevano che andassimo dentro disarmati, ma dentro così non ci siamo andati. Sono tutte cose nella mente ma erano 75 anni fa. Pensa, avevo 19 anni. Vent’anni li ho compiuti là in Russia. Quando mi è venuto in mente che ero là sul Don che ho compiuto 20 anni mi sono messo a piangere, ero un bambino. E poi sono avventure che ho tutte nella mente. Come quando ho trovato il povero Pio. Che poi voi non lo avete conosciuto.

Eccome se l’ho conosciuto. Ero piccolo ma l’ho conosciuto: stava a Montecchio.

Lui è rimasto là in Russia.

Lui ha trovato uno che è rimasto là in Russia. Si chiamava Montecchi Pio, che abitava lì nella casa che si trova per andare su a Montecchio.

Ah mi vengono in mente delle cose.

Ma vi siete trovati durante la ritirata?

No, prima. Perché da casa mi avevano scritto che era lì e allora… c’era un tenente che si chiamava tenente Faga, era di Torino. Mi ha detto: se lo vuoi andare a trovare ti do tre soldati. Da solo non mi hanno lasciato andare: si chiamava la pattuglia. Allora sono andato a trovarlo, che lui all’epoca non fumava e io avevo iniziato e mi ha dato non so quanti pacchetti di sigarette. Ho compiuto gli anni sul Don. Ma ce ne sono delle cose, ma non mi vengono in mente. Durante la ritirata ho trovato delle cose… Ho trovato Renato, da Collina... era caporale maggiore.

Avevo con me uno Sghedoni di Tresinara. stava al Mulinatt. C’era quello che stava a Carano … Valter.

Rivi Valter

E lungo la ritirata … caro mio, la ritirata era lunga. Mi ricordo che eravamo in ritirata, davanti c’erano tutti dei muli perché eravamo attrezzati con dei muli, dei cavalli, tutti quei lavori lì. Avevamo non so quante camionette ma … e lungo la ritirata si sono visti tutti i morti davanti e dietro e noi lì … oh, ma raccontare la ritirata è brutta. Siamo arrivati in un paese, non so più come si chiamava. Avevamo freddo, perché là la neve è sempre per aria. Non è che ci sia una gran neve a terra, là la neve è sempre in aria. Siamo arrivati in una casa e una vecchietta … perché poi quelli che erano buoni si nascondevano, avevano ragione. Abbiamo detto… c’era un vascone, ma grande come il lago di Ca’ di Talami. Abbiamo preso su non so quanti pesci e abbiamo detto:”li cuociamo”. Allora li abbiamo sbudellati per bere il brodo perché c’era freddo. Non si tiene il brodo di pesce.

Quando siete arrivati là c’era caldo quindi?

Mi ricordo che il 24 agosto abbiamo fatto una ritirata, ci siamo ritirati. I Russi ci hanno respinto, avevamo lasciato lì i cannoni. Dopo sono arrivate le camicie nere, li chiamavano camicie nere, ci hanno dato rinforzo. Sono stati respinti i russi... c’erano ancora là le armi, ferme come le avevamo lasciate. Siamo stati fortunati, che se ci portano via le armi... Eh sono tutte cose che ti tornano in mente.

E dopo, sempre più piano, ha iniziato a venir freddo.

Ah, il freddo, bisognava starci attenti. C’era quello di Viano, un Rossi, che dopo andò a fare il becchino a Castellarano. Se non c’era lui rimanevo in Russia! Avevo iniziato dalle ginocchia.. fortuna che avevo iniziato poco lontano dal paese... ha iniziato a dirmi “dai dai Gambarelli, dai che andiamo, dai che andiamo”. Come siamo arrivati nel paese, che loro hanno dei calori strampalati perché loro nelle loro case accendono il fuoco e il calore gira ovunque intorno alle case. Gli oli che ti davano da sfregare … era un Rossi, è morto che saranno due anni. È morto anche quello che mi ha visto in Russia. Era uno della Croce Rossa, era venuto da uno, un Malaguti di Albinea che poi è morto là in Russia: sono sicuro perché l’ho visto. Lui mi aveva riconosciuto. Io là non lo avevo visto ma lui sì. Mi disse: ”tu sei il tale, ti avevo visto in Russia”. Ci sono delle cose... Ah ma quanto è lunga la ritirata... che vedevi… e poi che sono stato fortunato, che ero ancora un bimbo. Perché 19 anni... Andavo sul fronte, avevo visto un morto, avevo visto che aveva l’orologio. Allora ho detto “guarda, ha l’orologio, lo vado a prendere”. Per fortuna che mi hanno detto di non andarci, erano morti che avevano minato, se gli andavi vicino e li muovevi saltavi per aria. Ma quando si è bimbi si è bimbi... Eh, ce ne sarebbero da raccontare di cose... Ma quando ho trovato il povero Pio, quanto ha pianto... Eravamo in ritirata tutti e due insieme. Saremo stati una fila da qui a casa Caroli, anche di più, tutti in ritirata su uno stradone da otto metri. Sono arrivate due autoblindo e allora ci siamo sparsi, perché ti venivano addosso. Ci siamo divisi lì, mai più rivisto il povero Pio... un autoblindo sovietico. Lungo la ritirata passiamo da un paese, Talin. Mi ricordo perché una vecchietta saltò fuori dalla porta e iniziò a dire “malenko, malenko, vieni vieni”. Sono stato lì un po’ dritto poi ho detto:”quella lì chissà cosa vuole”. Beh, insomma, lei mi chiamava lì sopra, aveva un cartoccio di roba dolce. Me ne ha data un po’ perché ero un “malenko”. Era tutta roba acida. È una cosa che … come il giorno della ritirata. Hanno incominciato la mattina a bombardarci con la katiusha, allora erano arrivati, uno o due giorni prima, quattro ragazzetti che, sentendo bombardare, si erano rifugiato sottoterra, nel rifugio. Per fortuna che siano arrivati i russi o no... è arrivato un bombardiere che ha seppellito tutto. Di notte facevamo i corridori, perché noi giravamo sempre sotto terra, mica all’aria. Quei quattro lì sono rimasti lì sotto. Se non ci fosse stato quel Rossi di Viano sarei rimasto in Russia. Era quasi sera, mi ha fatto forza per arrivare. Dopo, con i massaggi e tutto, ce l’ho fatta. Perché ci davano delle pomate antigelo apposta. Quando mi vengono in mente le cose della Russia mi viene da piangere. Lungo la ritirata, vedere tutti quei morti...

Ma quanto è durata questa ritirata?

Sarà durata venticinque giorni o più. Ma non è tanto quello, è che dopo si sono fermati in un paese e dopo anche noi ci siamo fermati.

E dopo è tornato a casa dalla Russia.

E anche quando sono tornato a casa è stata una bella vita, una volta tornato dalla Russia ormai muoio in Italia. Quando sono arrivato a Reggio uno in treno ha iniziato a dire “state fermi, state fermi, state fermi”, io ho chiesto perché dovessi stare fermo, al che mi chiede “da dove vieni?” e io “Baiso”; allora mi dice di stare lì. “quando sei a Rubiera, tu salti giù. Ci penso io”. Prima di arrivare a Rubiera il treno ha iniziato ad andare sempre più piano, allora salta giù e poi sono venuto a casa a piedi. Ho fatto un giro, ricordo di essere passato da Albinea e di aver dormito in una stalla che era aperta. Ho chiesto se potevo dormirci e mi hanno detto “dormiteci pure”.

E dopo, quando è arrivato qui, si è dovuto nascondere?

Ah, dopo mi dovevo nascondere assolutamente. Poi c’è stata un’altra cosa brutta.

Secondo reggimento artiglieria d’armata. 121 artiglieria mobile Piacenza. Rientro dalla Russia per rimpatrio 3 maggio 43. Tra 3 e 19. Il 20 maggio dice giunto ad Alessandria. Divisione Ravenna. E i tedeschi lei li vedeva? O non erano con voi? Dico là sul Don.

No, i tedeschi ne vedevo qualcuno, ma erano più che altro da un’altra parte.

Quindi lei è tornato dalla Russia che la ritirata dell’otto settembre non era ancora accaduta.

Dopo la ritirata noi siamo rimasti un po’ là a tenere l’ordine. Ci hanno tenuto un po’ anche dopo, circa tre mesi.

Sì, dai fogli matricolari sembra che al 17 di giugno lei fosse vicino ad Alessandria. E dopo per nascondersi, quando è tornato qui, cosa faceva? Andava nei boschi?

Eh andavo dove capitava. Eravamo a letto, io e il povero Adelmo, e sento dire: “ci sono i tedeschi, ci sono i tedeschi”. Lì dalla finestra di dietro, a Montecchio... siamo andati giù da lì. Il povero Adelmo ha preso da una parte e io ho detto “no, io vado da qui”. Come sono arrivato: “alt!”. Lì dalla casa di Gianun.

Se l’è da Gianun te t’vriv ander so pri Basse.

Allora c’era la pattuglia lì, che non erano poi tedeschi, erano fascisti. Cioè, c’erano anche dei tedeschi... Allora mi hanno bloccato, mi è venuta la disperazione... C’è una carraia che cala ad andare in giù, mi è venuta la disperazione... inizia a scappare. Ho fatto uno scatto... Allora nello scendere loro mi hanno sparato, ma io scendevo quindi non mi hanno preso. C’era il frumento battuto. Perdevo sangue ovunque, lasciavo delle tracce di sangue. Non ci crede la gente a quello che ho fatto, perché poi se mi venissero in mente tutte le battaglie che ho fatto là in Russia... Ah ma ragazzi, essere là... Avevo due di Varese, credo venissero da lì, e che si chiamassero Mantegani. Due ragazzi alti... anche loro hanno fatto una vita lì in Russia... come quel Malaguti che è rimasto là. Quello l’ho visto lì, morto. Siamo arrivati una notte, in ritirat, si è sentito male, ha iniziato ad urlare “o Dio, o Dio”, “ho un male addosso”. Alla mattina era già morto. L’abbiamo lasciato lì nella casa in cui è morto.Invece il povero Pio Montecchi l’ho perso in ritirata... Eravamo insieme... Sono arrivate non so quante camionette russe, ci siamo persi. Iusfin era un alpino. C’era anche un Codeluppi e uno della Maestà, che sono rimasti là... Ero un bambino... Avevo 20 anni, li ho fatti il 12 ottobre, mentre facevo la guardia sul Don.

1 COMMENT

  1. Mi fa piacere constatare che qualcuno si ricorda di far raccontare le vicende sofferte da parte di coloro che furono chiamati a servire la patria in Russia, in Grecia a Corfù, in Albania. Finita la guerra quella patria NON li ha più conosciuti. I furbi hanno avuto la pensione e i posti pubblici; ai poveri contadini, pur mutilati, nessun riconoscimento!

    • Firma - Pierina Zobbi