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“Le due fontane di Vaglie” – racconto di Alberto Bottazzi

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La fontana della Maestà

Buongiorno a te che passi per la via della preghiera, del ricordo e del funesto addio, prestami attenzione, guarda il mio nuovo vestito!

Da troppo tempo ormai era stropicciato, sgualcito, scucito, ora, come vedi, è in ottimo stato. Un abile sarto me l'ha ritagliato su misura, con il tessuto dei nostri monti, l'ha cucito con l'ago dell'esperienza, l'ha stirato a regola d'arte ed ecco il gratificante risultato davanti ai tuoi occhi.

Sono diventata attraente e piacente per tutta la mia gente, proprio il caso di dire... mi hanno dato una bella rinfrescata!

Mi è stato rifatto il maquillage per sembrarti più seducente a donar ristoro e frescura alla tua arsura...”.

La fontana di Coperchiaia

Ma guarda un po' quella là com'è tutta ringalluzzita, quante arie che si dà! Pensare che abbiamo le stesse umili origini di paese, anche se lei, indubbiamente, ha avuto più fortuna di me.

È sulla via della Maestà? Della Maestà di chi? Abbiamo forse un Re o una Regina a Vaglie? Io sono sulla via della Costa del Cavallo, la via delle passeggiate, la via che un tempo fu del transito delle greggi, la via degli innamorati, la via dell'inno alla vita e non del “de profundis”, avrei diritto anch'io a godere della sua stessa attenzione.

La mia veste è misera, come una frittella di sasso appiccicata al muro e un mastello di sasso ai miei piedi, simile a quello per fare il pesto, con tutto rispetto per il pesto. Avrei bisogno anch'io di un buon sarto per un vestito nuovo, per apparire più bella e piacente alla mia gente che poi è la sua stessa gente. Sono stanca delle occhiatacce del viandante che neanche più si ferma a salutarmi e a dissetarsi alla mia acqua.

Faccio un appello alla sartoria del Comune, non ci sarebbe un buon sarto anche per me...!?”.

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