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Italia mia

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ITALIA MIA

........quanto ti ho percorsa e amata
sull' Atlante
assieme alla maestra delle elementari
e quanto lunghi i viaggi, scorrendo
le Regioni,
sulle panche di legno dei treni
scarrozzanti.
Per me avventure
fra personaggi che allora mi parevan strani,
uomini con panini scuri lunghi, spugnanti mortadella
affacciati nella carta-paglia gialla.
Gli abiti ammuffiti, ma si, pacchiani
però gente che tentava e lì, ora, viandanti.
Scompartimenti:
otto adulti più i bambini, a loro gli strilli
e gli uomini, bocche spalancate, giù a russare
e cibarie condivise per tante ore
in una sorta di collettivo focolare.
Correva la mia mente bambina
appresso agli odori per capire
da quali posti quelle persone
uscissero fuori.
E poi quell'odore scendeva e saliva l'altro, su e giù.
Odori di gente e di cibarie puzzolenti e buone
per tutto il percorrere del viaggio, giù e su.
E campagne e fiumi e gallerie e colline e città
e paesi e mari....tran tran tran....e soste lunghe
alle stazioni in infinite coincidenze con più lenti treni,
ma io ci stavo bene.
Godevo gli accenti e le parole strane
dette in dialetti che si volevano italianizzare
e io, da grande, volevo fare la maestra
per poterli poi amalgamare.

Non sono diventata maestra e più non mi dispiace,
perchè tanto ora a nulla vale un piccolo fiato offeso
nel vociare
di tante separate bocche
che ormai fissate nella decadenza dell' amore,
temono che in ognuno diverso
della ressa del voler esser diverso,
gema un poeta crepuscolare.
PEGGIO, popolar-nazionale e, per questo, zavorra,
urge la rottamazione, pezzo da scartare.
(Ma la diversità è cosa ben diversa)

Graziella Salterini