VETTO (28 ottobre 2010) – “Ho conosciuto anche io l’uomo che faceva pagliai”. A pochi giorni dalla presentazione fa già discutere il cortometraggio di Ermanno Beretti “L’uomo che faceva pagliai”, recensito ieri su Redacon.
Tra i primi a scriverci, oggi, lo scrittore Armido Malvolti (nella foto).
Che ben ricorda di Francesco Saturni, classe 1903 (come sua madre), conosciuto personalmente.
“Che emozione rivedere la fotografia di un uomo che hai conosciuto quando eri piccolo piccolo, che hai frequentato per anni e che da decenni non vedevi più! – scrive Malvolti a Redacon - Abitavo nel mulino di Fontanabuona e mia madre era originaria di Casa della Luma, tra Vedriano e il Tassobio appena sotto Roncovetro”.
Quando capitava di vedersi?
“In occasione della Sagra (allora si faceva festa anche se i mezzi economici scarseggiavano: era un modo per "ritrovarsi"), ma anche in altri periodi dell'anno, partivamo a piedi, quasi sempre io e mamma, e lungo il rio Maillo arrivavamo al Mulino Zannoni. Poco oltre attraversavamo il Tassobio, poi salivamo lungo i calanchi sotto Pietranera fino a Vedriano (dove abitava una zia), per poi scendere fino a Casa della Luma”.
Un periodo storico in cui le “strade erano bianche e polverose, carraie di campagna che in caso di pioggia si trasformavano in distese di melma che si attaccava alle scarpe appesantendole. In quel caso partivi con gli stivali di gomma e portavi le scarpe buone in una borsa. Di solito la visita durava alcuni giorni. Il Buio (è questo il nome esatto?), la casa di Francesco, era la prima tappa. Obbligata”.
Per far cosa?
“Due chiacchiere, un bicchiere d'acqua o di vino bianco, un piccolo riposo poi via verso Mulino Rosati, Mulino Ferrari e oltre. Quella era la valle dei mulini ad acqua anche se, durante la mia fanciullezza, se ben ricordo quello di mio padre era l'unico ancora in funzione. Con il figlio di Francesco ho frequentato le scuole elementari a Montecastagneto”.
E in merito alla scena maestosa del film di Beretti, quando vengono ripresi i pagliai realizzati da Saturni “quei pagliai me li ricordo – scrive il castelnovese -: non erano una rarità, anche mio padre li faceva. Però, nel caso di Francesco, è straordinario che abbia continuato a costruirli anche quando il ‘progresso’ era già arrivato nella valle del rio Maillo. Forse era un modo di difendersi dalla sua invadenza”.
“Bravo Ermanno, meriti un forte grazie per avere dato alle genti moderne la possibilità di ammirare quelle vere e proprie opere d'arte. Può sembrare facile costruire un pagliaio, ma non è affatto così. Se lo sbagli si può rovesciare o il fieno può marcire per infiltrazioni d'acqua piovana. Spero di poter vedere presto il filmato”.