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La centrale di Fora di Cavola? Forse non si farà più / Tra salute, energia, sviluppo e rifiuti: cronaca di una serata calda

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“Probabilmente se questo incontro ci fosse stato prima forse sarebbe servito a chiarirci meglio”. Forse. Perché qualche dubbio, seguendo la serata svoltasi al foyer del Teatro Bismantova di Castelnovo ne’ Monti, ieri sera, sull’argomento “energie rinnovabili: opportunità o pericolo”, sorge. Troppo distanti certe posizioni. Ma, ancor più e ancora prima, distanti gli stati d’animo.

Si è parlato o accennato più o meno fugacemente di molto, del resto la “carne al fuoco" era parecchia e lo stesso si è terminato che era quasi l’1. Inoltre si è assistito a vivaci contestazioni all’on. Libè, uno dei “padroni di casa” (essendo l’iniziativa promossa dal suo partito, l’Udc), e a Paterlini, dirigente di Iren, l’azienda che ha approntato il progetto della centrale di Fora di Cavola. Frequenti le battute sarcastiche, le voci sovrapposte, le interruzioni, gestite (come meglio ha potuto) dal moderatore Tarcisio Zobbi.

La presentazione del progetto di Fora mai avvenuta. O forse sì

Esponenti del Comitato “EcologicaMente” – ve n’erano diversi in sala – hanno interloquito con l’oratore di turno, manifestando insoddisfazione, contestando i dati forniti, accusando di aver tenuto i cittadini all’oscuro di quanto si andava decidendo sulla centrale di Fora. Progetto di centrale che (ed è già una prima notizia) ieri sera è stato illustrato per la prima volta pubblicamente tramite diapositive da Paterlini. Per la prima volta? Sauro Marazzi, della Cna, ha affermato infatti che lo aveva già visto presentato in fiera a Reggio lo scorso anno… D’altronde, c’è stata schermaglia sul perché l’ex Enìa ora Iride non l’abbia fatto vedere ai montanari ora, visto che da tempo, ultimamente, lo richiedevano (anche su questo giornale si rinviene parecchio materiale a proposito). Se Roberto Paterlini ha sostenuto che erano pronti a farlo ma sono stati stoppati dal sindaco di Toano, quelli del Comitato facevano capire che non era vero. Insomma, pareri discordanti su come sono andati questi fatti.

”Camion non registrati a Poiatica”. “Non è vero”

Stessa cosa – muro contro muro – è accaduta allorché Alessandro Davoli rivela “lo strano viavai di camion provenienti da chissà dove verso la discarica di Poiatica, dove non sarebbero stati registrati”. Paterlini però smentisce. “Abbiamo occhi buoni!”, gli replica qualcuno dalla platea. Di nuovo Paterlini, pacato ma per nulla intimorito: “Toano ha una delle più basse percentuali di raccolta differenziata della provincia: si potrebbe cominciare da lì…”.

La ”complicità” di Arpa

Luca Torreggiani, di Arpa (Agenzia regionale prevenzione e ambiente), e poi lo stesso Paterlini avevano aperto l’incontro, per fornire, come diceva Zobbi, i dati su cui avrebbe poi dovuto svilupparsi il confronto successivo, sperabilmente in modo concreto e costruttivo. Ma la sensazione (sensazione peraltro suffragata poi da qualche più o meno esplicita conferma) è stata ben presto, invece, quella di un’insuperabile diffidenza verso chi governa (o non governa, a seconda dei punti di vista) il territorio. E’ successo così che sono finiti nel “frullatore” non solo gli organi politico-amministrativi in senso stretto, quelli deputati a pianificare e decidere, ma anche enti come appunto l’Arpa, accusati apertamente (da Davoli, che poi, subito dopo il suo intervento di critica verso la classe dirigente locale, se n’è andato) di “non terzietà”, quindi di “collateralismo”, di attività di “sponda” verso i governi locali, perlopiù guidati dal centrosinistra.

Politica assente

In realtà, di “assenza” della politica ha parlato anche Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative, il quale ha fatto presente che, pur essendo compito difficile, occorre applicarsi per trovare il miglior equilibrio che riesca a stabilire una “convivenza” tra le varie problematiche e i temi di amministrazione del territorio. In una situazione obiettivamente complessa, può riuscire di complicata attuazione un fruttuoso o almeno sostenibile intreccio delle esigenze legate alla tutela dell’ambiente e della salute l'eventuale portato turistico da una parte e del reperimento di energia e dello sviluppo economico in senso lato (salvaguardia se non tentativo di incremento dell’occupazione). Un groviglio non facile da armonizzare. Teneggi lo sottolinea chiaramente: si tratta di un campo in cui si dovrebbe esercitarsi e esplicarsi, con la maggiore autorevolezza e capacità, l’attività politica e i suoi attori chiamati ad interpretarla; col supporto, poi, certo, di tutte le componenti sociali interessate. Una politica che però, si diceva, pare “assente”. Da cui ecco questa reazione di diffidenza (tentativo di supplenza?) testimoniata dal formarsi ed operare di comitati (non un fenomeno nuovo, per la verità). “Siamo davanti ad una sconfitta generale, da queste contrapposizioni non esce vincitore nessuno”, sempre parole di Teneggi, “soprattutto in una provincia come la nostra, che ha peraltro tante potenzialità”. “Comunque tengo a ringraziare chi partecipa, tutti coloro che si interessano”. Nello specifico, qual è l’idea di Teneggi in merito a biomasse e fotovoltaico? “Non peggiore di altre forme di produzione di energia”.

La centrale non si fa più?

Da diverse bocche è uscita questa affermazione, sia pure in forma interrogativa (ma neanche troppo). Se l’on. Libè la dà “per seppellita”, Fausto Iaccheri, imprenditore, fa presenti, nel caso, le possibili ricadute (negative) sulla zona industriale. “La Panaria emette non so quante volte più fumi, particolato, nanoparticelle dell’ipotizzata centrale… eppure è lì. Dà lavoro a parecchie persone, fa vivere un indotto…”. Gli rispondono: “Dobbiamo aggiungerne (di inquinamento, ndr)?”. E lui: “Mi auguro che non ci troviamo un domani a rimpiangere le occasioni eventualmente perse oggi”. E’ proprio Iaccheri a pronunciare la frase che apre questo resoconto.

Terreno per l’agricoltura o per il fotovoltaico?

Si accenna alla situazione di quei proprietari che “può essere compresa se vendono terreni agricoli per il fotovoltaico, dato che pensano all’interesse economico maggiore, magari anche attraverso incentivi, che può garantire”. L’area per le produzioni di qualità, tipiche, pregiate, apprezzate come il Parmigiano Reggiano può dunque ridursi. Ma chi può dargli torto se fanno i loro conti? Gli argomenti e gli aspetti implicati che meritano attenzione e su cui ci si sofferma come si vede sono parecchi. Uno chiama l’altro.

Battibecchi tra il Comitato e l’on. Libè

Dopo Paterlini tocca all’on. Mauro Libè "duellare". Inizia a parlare, ma appena si “avventura” sul sentiero del binomio di ardua conciliabilità “tutela della salute-sviluppo economico” iniziano le “interlocuzioni” degli esponenti del Comitato toanese, che lo interrompono e contestano a più riprese. Ma forse il parlamentare centrista a climi del genere sarà abituato, a Roma… La sostanza espressa è che se si vuole il posto di lavoro (magari a due passi da casa) qualcosa occorre mettere nel conto, cedere, sopportare. “Non esistono soluzioni che non comportino criticità”. Libè butta lì poi che “certi comitati possono a volte essere finanziati da qualcuno” (spesso portatore di qualche interesse, va da sé). Mugugni. Si ode un “noi ci mettiamo del nostro”. Riprende Libè: “Ovvio, la trasparenza delle scelte amministrative è necessaria, proprio per evitare l’ingenerarsi di diffidenze” sicuramente perniciose. Al proposito, Paterlini aveva già avuto modo di chiedere: “Se non mi credete perché siete venuti ad ascoltarmi?”. Libè spiega che pure a Montecarlo, dove avrebbero ben tutti i mezzi per risolvere diversamente il problema, imbarcando i rifiuti e spedirli da qualche altra parte, hanno un termovalorizzatore nella loro città. “Non è detto che siano i più intelligenti!”, urla una voce. “Va bene, sarà intelligente solo lei…”. E: “Comunque le persone educate non interrompono sempre chi sta parlando”. Ancora Libè, cercando di proseguire: “Sono per la filiera corta…”. Per tutta risposta arriva un: “La vera filiera corta è quella politica!”. Insomma, non ce le si manda a dire.

Alla ricerca delle modalità più efficaci e meno inquinanti

Torreggiani aveva premesso, nel suo intervento, che “bruciare significa inquinare”. Quali le modalità più confacenti, meno impattanti in senso lato? Ecco il problema. Se la qualità dell’aria in montagna (vengono mostrati i dati di Castelnovo ne’ Monti) è ancora buona, non così è per la nostra pianura. Sul “banco degli imputati” anche le emissioni domestiche per il loro rilascio di polveri. Ma il comparto (delle polveri ultrafini) registra purtroppo ancora un vuoto normativo.
Paterlini dal canto suo aveva fatto vedere grafici in cui si rilevava il progressivo aumento del consumo elettrico. Andrea Costi, rappresentante di “EcologicaMente” seduto al tavolo dei relatori, esternava però i suoi dubbi in proposito. A giudizio di quest’ultimo la relazione di Torreggiani era stata di un’"oggettività selezionata”, formula elegante per intendere che aveva detto quel che credeva meglio di evidenziare. Ecco ritornare dunque quelle accuse non tanto velate rivolte ad Arpa di essere ente in qualche modo “schierato”.

”Deve tacere chi dice cose che non vi piacciono?”

Su questo punto si è innestato in seguito l’intervento di Giuliano Maioli, insegnante, già consigliere comunale e assessore a Castelnovo ne' Monti. Che ha scandito: “Io mi fido di Arpa. E lo dico sulla base della mia esperienza”. Quasi istantaneo giungeva infatti proprio tale “stimolo” dal pubblico: “Come mai ti fidi?”… Nel mentre, qualcuno del Comitato tra il pubblico si chiedeva chi fosse colui che aveva preso la parola. “Uno di centrosinistra…”. Maioli si rivolgeva a chi lo contestava: “Insomma, voglio capire: chi non è d’accordo con voi deve tacere?”. Ancora scintille (fossero utili per la produzione pulita di energia…). “Io non dico ‘no a tutto’ - sempre parole di Maioli - dico piuttosto ‘sì a patto che…’”. Che pare, tradotto, una cosa così: parliamo e svisceriamo bene le questioni senza però assumere posizioni che rischiano di essere o apparire preconcette o troppo rigide. “Perché – propone – se vogliamo essere rassicurati non chiediamo di entrare nella gestione e controlliamo direttamente?”. Aleggiano infatti sugli scambi spesso polemici anche le vicende accadute in altri posti (vedi link già proposto all'interno di una notizia che avevamo pubblicato), dove, dopo un iniziale rogo di legna e prodotti similari (le biomasse), negli impianti hanno cominciato a buttare anche altro, pure rifiuti tossici… Paure che non si possono ignorare, obiettivamente. Il combattivo gruppo toanese ne ha fatto la ragione della propria esistenza; ma sarebbe motivo di seria preoccupazione per tutti dover assistere a fatti del genere anche sul nostro territorio.

”Le istituzioni devono comportarsi bene e Fora non pare un esempio”

Andrea Costi aveva anche detto che “le istituzioni dovrebbero guidare i processi decisionali, informare correttamente, dare buoni consigli alla cittadinanza”, al netto di interessi, convenienze o interferenze diverse; che ”serve capire in che direzione dobbiamo muoverci e per me si deve cominciare dalle buone pratiche domestiche per poi proseguire con la costruzione degli impianti ritenuti necessari secondo le migliori e più affidabili conoscenze tecniche e disponibilità tecnologiche”. “E Fora di Cavola non mi pare un esempio”. Ha detto inoltre di ritenere “uno spot chiamare quella del Secchia la ‘valle delle rinnovabili’”; che "si può morire di cancro anche con emissioni a norma di legge”; e ha deplorato le omissioni delle istituzioni che, come dicevamo sopra, “non hanno presentato il progetto”… Tutte cose “che ci hanno fatto muovere”.

Infine, Becchi e Giovanelli

Nel ricco novero dei relatori della serata (agli organizzatori va il merito di aver messo finalmente a confronto le parti in causa) anche Massimo Becchi, presidente provinciale di Legambiente, e Fausto Giovanelli, suo omologo del Parco nazionale. Il primo ha sostenuto l’opportunità di valutare caso per caso le varie situazioni: “Io normalmente non faccio i processi alle intenzioni e tendo a informarmi sulle questioni alla fonte, telefonando direttamente ai responsabili o a chi di dovere”. Lì a Fora il teleriscaldamento non potrebbe funzionare – afferma – perché la centrale sarebbe posizionata troppo lontano dagli eventuali edifici da servire.
Giovanelli – anch’egli scettico sull’effettiva realizzazione della centrale – ha spiegato che secondo lui “governare vuol dire misurare; dovremmo imparare a fare pratiche di contabilità ambientale”. Aggiungendo, forse un po’ a sorpresa, una frase come: “Troppi ‘no’ hanno distrutto l’ambientalismo italiano”.

Quando si esce nevica. Ottima condizione per raffreddare qualche animo.