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Storia della Psicologia

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La psicologia è una disciplina scientifica che studia il funzionamento della mente umana nei suoi aspetti cognitivi, affettivi e motivazionali. Prima che queste attività fossero affrontate in modo scientifico, il funzionamento della mente umana fu analizzato dal pensiero filosofico. Platone nel 427 A.C. introdusse la concezione dualistica greca mente corpo. Ogni uomo è condotto da una auriga senza poter interferire nel viaggio, ma esiste il momento per ogni uomo di impugnare le redini dell’auriga e condurre. Le redini sono collegate ad un cavallo bianco (impulsi generosi) e ad un cavallo nero (impulsi istintuali). Quando l’uomo sarà padrone di condurre, dipenderà unicamente da lui fare avanzare uno o l’altro cavallo della sua auriga, attraverso i suoi comandi. E’ un chiaro riferimento ai primi anni di vita, nei quali ogni fanciullo segue ed assorbe il pensiero di vita delle figure genitoriali, seguiti dall’evoluzione dell’individuo che si avvia alla vita adulta, dove potrà intervenire sugli “ingranaggi” di famiglia. Processo di auto educazione. Ippocrate, medico greco, nel 400 A.C. distinse gli umori del corpo in: sangue, flegma, bile nera (collera), bile gialla (malinconia). Le eventuali discrepanze di equilibrio tra questi umori, secondo Ippocrate, avrebbe condizionato le patologie psichiche. Duemila anni più tardi l’inglese Jon Look avanzò la teoria della “tabula rasa”. Tutti alla nascita possiedono le stesse caratteristiche e non esistono differenze di classe (innatismo). Secondo Look la nobiltà non è un diritto o un tratto ereditario, ma ciò che un uomo dimostra nella vita con il suo comportamento, con la grandezza del suo cuore. Le parole hanno un significato profondo oltre quello superficiale ed il loro "lato oscuro" è poco chiaro a persone insensibili, prive di interessi spirituali. Le parole sono molto di più di quello che si vuole dire e ogni persona si fida del proprio prossimo unicamente se è persuasa di essere compresa, attraverso la sensibilità del proprio interlocutore.

La psicologia come scienza nacque alla fine del diciottesimo secolo con Wilhem Wundt, un medico che riteneva possibile lo studio dell’anima in termini scientifici, attraverso un giusto metodo. Fondò nel 1879 il primo laboratorio di psicologia sperimentale, studiando principalmente: tempo di reazione, psicofisica, e associazione mentale (intelligenza associativa). Introdusse il concetto di “equazione personale”, il tempo soggettivo impiegato per la percezione, non siamo tutti uguali nei tempi di reazione. I continuatori dell’opera di Wundt denominarono questo sistema di ricerca: strutturalismo, spiegazione del funzionamento della mente umana, sviluppatosi principalmente in America. Wiliam James, autore di Principi di Psicologia e John Dewey, autore di Arco riflesso in psicologia, furono i principali continuatori del funzionalismo. Il funzionalismo è ispirato dal concetto di evoluzione di Darwin, la mente protesa verso l’ambiente. L’obiettivo della ricerca è la comprensione dell’utilità della mente umana e il suo funzionamento. Le funzioni mentali umane si sono evolute per favorire la sopravvivenza della razza umana ed esattamente come avvenuto in tutte le specie animali, ogni trasformazione ha avuto origine da uno stimolo dell’ambiente. Teoria dell'adattamento all’ambiente. Per questo motivo i sentimenti umani, costanti nei secoli, devono servire a qualcosa nella vita dell’uomo. Ad esempio, la rabbia e la paura attivano incredibili reazioni del nostro organismo in tempi brevissimi e rendono l’individuo pronto per la lotta o la fuga. L’elemento più affascinante è l’apprendimento, inteso come la facoltà di non perdere il ricordo di una esperienza vissuta che serva da guida per il futuro comportamento. Legge dell’effetto di Thorndike: ogni atto che produce piacere rimane associato alla situazione collegata. L’esperienza di piacere e dolore condiziona la vita di tutti gli individui. La teoria della Gestalt (teoria della forma), si contrappone alla teoria dell’associazionismo di Aristotele, secondo cui ricordiamo fatti ed eventi attraverso: somiglianza, contrasto, continuità spazio-temporale e ogni aspetto della realtà è composto da elementi o sensazioni. Secondo la Gestalt lo studio dell’individuo deve riguardare la sua forma globale e non l’analisi di singoli elementi come se non fossero indissolubilmente integrati. Il motto dei gestaltici è: Il tutto è più della somma delle parti. “La melodia è più della somma delle note”. Non si tratta di uno slogan, esprime un concetto fondamentale: la totalità, in virtù di una propria ed incondizionata organizzazione, è più importante dei singoli elementi che la compongono. Esiste una discordanza tra realtà fisica e percettiva, se da un treno in corsa guardiamo fuori dal finestrino abbiamo la sensazione di stare fermi con la terra che muove intorno a noi, effetto stroboscopioco (Wertheimer). La percezione è condizionata dalla nostra esperienza sensoriale. La nostra mente si conforma per farci vedere oggetti e quindi situazioni in un modo e non in un altro. Wolgang Kohler introdusse la teoria di campo, in cui le leggi percettive sono influenzate da: vicinanza, somiglianza, continuità, destino comune e chiusura. Per comprendere meglio la teoria è necessario approfondire studiando esempi concreti. Uno dei più semplici insegna che osservando la riga discontinua che separa le corsie di una autostrada, abbiamo la percezione di una separazione continua tra le corsie, come se la riga continuasse senza interruzioni. Per i Gestaltici le soluzioni ai problemi della vita scaturiscono, come le percezioni sensoriali, mediante l’insight, l’illuminazione, il momento creativo di un individuo. Secondo Duncker, prima di giungere all’insight finale, la mente transita per un insieme di insight parziali che avvicinano alla soluzione con gradualità. Duncker individuava nella: “fissità funzionale”, l’elemento che allontana dalla comprensione. La fissità funzionale rappresenta l’esperienza passata e cristallizzata, che impedisce di attribuire agli oggetti funzioni diverse da quelle abitualmente note. Il conformismo è rappresentato da una fissità funzionale di base che impone una certa rigidità di pensiero e impedisce apertura mentale. La mente è più fertile. intelligente e analogica quando è libera da fissità. Consente di analizzare la realtà per la sua vera essenza, senza i “blocchi” tipici dei pensieri superficiali. Una mamma sprovvista di un fazzolettino potrà pulire il nasino al suo piccolo con le dita o con il lembo di un indumento, solo se accetta che tale manovra non sia sconveniente e che il fazzolettino non sia indispensabile e insostituibile. Allo stesso modo un papà potrà utilizzare una foglia all’occorrenza per pulire il proprio bambino. Sono esempi che sembrano banali e non lo sono. Nelle società nevrotizzate, dove particolari marginali si sostituiscono a valori importanti, la fissità funzionale ed i sentimenti di inadeguatezza possono impedire la naturale creatività, anche nelle funzioni più elementari di vita quotidiana. L’uomo è l’organizzazione delle proprie abitudini.

Nel 1913 Jphn Watson avviò una corrente psicologica denominata Comportamentismo, che caratterizzò la ricerca psicologica Americana per circa cinquanta anni. In un articolo: “La psicologia dal punto di vista comportamentistico”, Watson apriva le porte al concetto di psicologia senza anima, fondò una scienza della psicologia, escludendo la mente; secondo Watson è scientifico solo quello che si può osservare. La coscienza non risponde a queste caratteristiche e, indipendentemente dalla sua esistenza, non può essere oggetto di ricerche scientifiche. Questo passaggio tende a far perdere valore alla ricerca degli strutturalisti, fondata sull’introspezione. Watson sostiene che l’unica possibilità di rendere scientifica la psicologia è lo studio del comportamento manifesto e la mente non è altro che una scatola nera (black box), non analizzabile con parametri scientifici. La teoria del condizionamento di Watson poneva le sue basi sugli studi di un riflessiologo russo, Ivan Pavlov Petrovic, premio nobel nel 1904, che aveva concluso studi molto importanti sugli archi riflessi, in particolare sulle reazioni motorie degli animali agli stimoli: “il riflesso condizionato”. Si osservò in un esperimento molto famoso che un cane legato con la testa alta poteva essere condizionato, unendo due stimoli a breve distanza di tempo. Prima di dargli da mangiare si accendeva sempre la luce, oppure si suonava un campanello o altro, allo scopo di creare una doppia stimolazione collegata. Come risultato, dopo parecchie ripetizioni, il cane attivava la salivazione, (reazione psichica), anche senza la presenza del cibo, unicamente come reazione allo stimolo condizionato, luce, campanellino o altro. Teoria degli archi riflessi. Anche il bambino ha condizioni ambientali che interessano le sue abitudini, motorie, mentali, funzionali ecc. Rappresentano i suoi adattamenti necessari per la sopravvivenza in un contesto sociale. Per Watson, l’intero comportamento umano poteva essere ridotto ad una serie continua di condizionamenti. Arrivò ad affermare che qualsiasi bambino, attraverso il condizionamento, sarebbe potuto divenire da adulto commerciante, dottore, magistrato, delinquente, ecc, indipendentemente dalla sua volontà, sottolineando l’importanza della famiglia e del tessuto sociale di appartenenza. L'uomo libero è colui che non consente a tristi e dolorose passate esperienze di condizionare la propria esistenza. C'è da chiedersi: se questa persona ti ha fatto così tanto male, perchè a distanza di tempo le consenti di continuare a "ronzarti" nella testa? Secondo un noto ipnoterapeuta contemporaneo americano, Barry Seedman, ciò avviene perchè non siamo stati in grado di perdonare gli affronti patiti, non abbiamo compreso la vera natura dei nostri problemi e continuiamo a comportarci come se il tempo non fosse passato, anche a distanza di decenni. Attraverso la sua tecnica di suggestione ipnotica, indica un possibile percorso terapeutico. Burrhus Skinner studiò principalmente l’apprendimento, attraverso i concetti di condizionamento e rinforzo. Il rinforzo è costituito dalla ricompensa che segue una determinata risposta alla stimolazione. Il comportamento, quale risultato di continui rinforzi fu definito: “condizionamento operante”, una vera e propria tecnica educativa. Una mamma che gratifica il suo bambino quando mangia buone quantità di cibo e si astiene da gratificarlo nella stessa misura per altre sue importanti attività, tende ad attuare un vero e proprio condizionamento operante. Il bambino con molte probabilità sarà un mangione nella vita adulta e assocerà, inconsapevolmente, il cibo alle gratificazioni affettuose della mamma. Il suo "vuoto" affettivo potrà richiedere un “pieno” di cibo. Questi soggetti abitualmente non sono in grado di attenersi ad una dieta. Clark Hull introdusse il concetto di Pulsione (drive), indicando che il condizionamento operante di Skinner è valido solo in uno stato di necessità, con bisogno di un particolare rinforzo. Senza la tensione verso il rinforzo, l’operatività è annullata. Edward Tolman introdusse l’apprendimento latente, non immediatamente osservabile. La prestazione non sempre è condizionata dall’apprendimento. Fece un esperimento con tre gruppi di topi in un labirinto. Il primo gruppo riceveva cibo al termine del percorso (rinforzo). Il secondo non riceveva alcun rinforzo, mentre il terzo ricevette rinforzi (cibo) solo dal dodicesimo giorno. Il terzo gruppo dopo il dodicesimo giorno pareggiò velocemente le prestazioni prodotte dal primo gruppo. Tolman era convinto che i topolini avessero strutturato nei loro cervelli mappe cognitive della struttura del labirinto che utilizzarono solo all’occorrenza (ricompensa). Per questo ed altri esperimenti, il comportamentismo fu costretto ad inserire la mente oltre il comportamento, quanto in origine fu rifiutato dalla loro corrente di pensiero. Jean Piaget, filosofo svizzero, è stato l'autore, intorno al 1930, di: “Linguaggio e pensiero del fanciullo” e “La rappresentazione del mondo del fanciullo”. Per Piaget lo sperimentatore doveva fare appello alla sua sensibilità per interagire con i bambini, spesso doveva lasciarsi guidare dal fanciullo, evitando di forzare il bambino nelle sue attività espressive. Soprattutto non suggerire al bambino le risposte. Per Piaget l’intelligenza è una forma di adattamento, di equilibrio tra assimilazione ed accomodamento, un modo per rapportarsi positivamente all’ambiente. Quando affrontiamo nuove esperienze modifichiamo anche il nostro modo di confrontarci con esse e quindi il nostro pensiero. Per Piaget lo sviluppo dell’intelligenza segue quattro stadi: Lo stadio senso motorio (0-2 anni), in cui il bambino riesce a vedere ma non ad afferrare gli oggetti. Progressivamente coordina visione e prensione, riuscendo ad utilizzare oggetti. Impara la permanenza degli oggetti, essi non smettono di esistere quando fuori dal suo campo di visione. La mamma dopo essersi allontanata, torna da lui. Lo stadio pre-operatorio (2-7 anni) Il bambino inizia a formare rappresentazioni mentali degli oggetti, ma è confuso dalle forme, riguardo la loro capacità. Appare il gioco simbolico, un bastone può essere una spada, il bracciolo della poltrona un cavallo ecc. Attualmente questo avviene con maggiore precocità nei bambini della nostra epoca, probabilmente per effetto di una maggiore varietà di stimoli ed una cultura dei bambini più responsabile da parte dei genitori. Lo stadio delle operazioni concrete (7-11 anni) Il bambino si appropria dei concetti di volume, numero, peso, forma, qualità ecc. Possiede il principio di conservazione e custodisce gli oggetti. Lo stadio delle operazioni formali (12-15 anni) Fa uso del pensiero maturo e formula ipotesi e deduzioni. Piaget fondò nel 1956 Il Centro Internazionale di Epistemologia Genetica con la convinzione che ci fosse una stretta corrispondenza tra l’evoluzione dell’intelligenza umana ed il progresso scientifico nel tempo.

Il Cognitivismo non fu una vera scuola di pensiero, ma ipotesi di base, condivise da un gruppo di ricercatori, tra cui lo psicologo canadese Hebb. Si articolò in quattro punti fondamentali. (1) La ricerca deve occuparsi del funzionamento dei processi mentali ed i loro meccanismi, non solo il comportamento manifesto. (2) Il prodotto dell’esperienza è elaborato dalla mente con i limiti della sua capacità. Le stesse esperienze possono arricchire diversamente le persone in funzione delle potenziali capacità di prestazione della loro mente. (3) La mente è come un computer che riceve dati e forma risposte, secondo i suoi meccanismi di elaborazione dei dati. (4) La psicologia si deve integrare con altre scienze come la neurologia, l’informatica, la medicina, la linguistica ecc. La ricerca interessa principalmente: l’attenzione, la memoria, l’organizzazione della conoscenza, il linguaggio, la comprensione, la soluzione dei problemi, le scelte. Nel 1958 Broadbend con un esperimento nel quale dei soggetti ascoltavano coppie di numeri per orecchio, notò che al momento di ripeterli, elencavano prima i numeri ascoltati da un orecchio e poi quelli ascoltati dall’altro. Tentò di dimostrare il funzionamento dell’attenzione mediante quello che definì “modello a filtro”. Gerorge Miller si occupò della memoria a breve e a lungo termine. Pubblicò un testo dove sosteneva che la memoria a breve termine può contenere da un minimo di 5 ad un massimo di 9 dati per volta. Infatti per ricordare i numeri telefonici dobbiamo associare coppie di numeri. La memoria a lungo termine non ha apparentemente alcun limite, possiede capacità e durata praticamente infinite. Quando non ricordiamo qualcosa, è sufficiente un elemento per rievocare una serie di ricordi collegati, praticamente di tutta la nostra vita. La risoluzione dei problemi presenta alcune ipotesi per i cognitivisti, ne citiamo due. La teoria dei sottoscopi, per la quale ci si avvicina alla soluzione mediante tappe intermedie. La teoria dell’analogia, dove è importante utilizzare tecniche di soluzione conosciute ed applicate ad altre soluzioni. Come nell’esempio dei famosi “rompicapo.”

(Fonte: http://www.body-shop.it/psicologia/index.shtml - http://www.body-shop.it/chi_siamo/cosimo_aruta.shtml)