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“Dipendenze che costano”

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Ho parlato in questi giorni ai miei ragazzi sul rischio delle “dipendenze” e sulla bellezza della libertà da mille condizionamenti e dalle cose, da dipendenze che costano, che loro pagano con i soldi di casa, arricchendo coloro che trafficano in mille modi, con trucchi e infingimenti, per tenerli al guinzaglio o in gabbia.

Ho citato loro don Chisciotte, che purtroppo non conoscono, perché la letteratura non è molto amata o conosciuta da chi vive una falsa “libertà condizionata”: “La libertà - ammonisce don Chisciotte – è uno dei doni più preziosi, Sancio, che i cieli dettero agli uomini e non possono eguagliarla né i tesori che la terra racchiude nè quelli che il mare ricopre… mentre invece la schiavitù è il peggior male che possa capitare agli uomini”.

Troppa gente ama vivere in gabbia: a volte perché non lo sa, non si accorge delle sbarre che la circondano o, se ne è consapevole, non vuole fare la fatica o non ha il coraggio di romperle per uscirne fuori. Esiste perfino gente che considera folli quelli che ricercano la libertà di essere se stessi e non intendono in alcun modo dipendere da convenzioni, calcoli, mode, consumi, denaro, droghe, categorie sociali. Occorrono dei don Chisciotte, che risveglino nei giovani, attraverso l’educazione e la testimonianza, la voglia di vera libertà, di andare oltre un mondo che li intristisce, ingabbiandoli, omologandoli in basso, mentre l’uomo è chiamato a elevarsi in alto. Là dove ci sono questi don Chisciotte si incontrano anche quei giovani che, accogliendo l’invito del Cavaliere della Mancha, da tutti guardato con sospetto, deriso per la sua follia, sono disposti a rischiare la vita per la libertà.