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…macchè grano: hanno ‘recuperato’ marijuana nel bosco

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Questi ignoti e fumosi contandini non hanno letto l'appello di Redacon al recupero delle varietà antiche di frumento. E anzichè il grano hanno pensato di coltivare... la canapa indiana nel bosco.

E' stato così che i Carabinieri di Castelnovo hanno rivenuto una decina di piante di canapa indiana nascoste tra la fitta boscaglia in un terreno demaniale della frazione Cagnola di Castelnovo Monti. Una vera e propria coltivazione di marijuana amorevolmente curata: ignoti contadini quelli che i Carabinieri stanno cercando di identificare in quanto la pazienta attesa degli operanti protrattasi per alcuni giorni non ha permesso di intercettare coloro o colui che si occupava in prima persona della piantagione accuratamente concimata e annaffiata come desunto anche dalla presenza di specifica attrezzatura quale piccole vanghe e fertilizzanti.

Al riguardo sono al vaglio alcune testimonianze da parte dei carabinieri che hanno indicato la zona essere ultimamente frequentata da un gruppetto di giovani ma allo stato gli investigatori mantengono il massimo riserbo per evitare di compromettere le risultanze investigative dell’indagine avviata sotto il coordinamento della Procura reggiana. Ed e’ proprio partendo dalle segnalazioni di alcuni cittadini che hanno riferito la presenza sospetta di alcune persone nella zona ricadente nella zona bassa dell'Appennino che i Carabinieri della Stazione di Castelnovo hanno eseguito uno specifico servizio.

Controlli a tappeto che sono stati eseguiti avuto particolare riguardo ad una zona demaniale attorniata da una fitta boscaglia posta in località Cagnol per comprendere i motivi che secondo precise testimonianze vedeva quotidianamente alcuni giovani bazzicare nei pressi. C’e’ addirittura chi ipotizzava possibili messe nere ma il sopralluogo dei Carabinieri ha rivelato i motivi di tale sospette frequentazioni: e’ stata infatti rinvenuta una piantagione di marijuana amorevolmente coltivata e concimata con sostanze fertilizzanti organiche. Cinque piante di canapa indiana, aventi un’altezza di circa un metro e mezzo l’una nascoste tra la fitta boscaglia che hanno indotto gli operanti ad eseguire per alcuni  giorni un servizio d’osservazione con lo scopo di intercettare coloro o colui che si occupava della piantagione. Servizio che non ha prodotto i risultati auspicati giacché nonostante la prolungata attesa nessuno si è fatto vivo da qui la rimozione delle piante sottoposte a sequestro da parte degli operanti che ora subiranno le analisi di laboratorio necessarie per accertare il tasso di principio attivo della canapa, che ha tanti nomi ma sempre la medesima pianta che se cresce sopra il 30°  parallelo ha una percentuale di Thc (tetracannabinolo) attorno allo 0.1, mentre nei climi più caldi diventa psicoattiva, arrivando anche al 25°. Nonostante il mancato intercettamento degli insoliti contadini gli operanti sono fiduciosi grazie alle testimonianze che potrebbero a breve portare all’identificazione dei pollici verdi reggiani.

 

 

1 COMMENT

  1. Come fate a parlare di marijuana se non è stato fatto il test, fino al 0.03 è permesso coltivare cannabis sativa (regolamenti Cee 619/71; Cee 1164/89; Ce 2814/98),
    Poi cos’è questa storia del 25°/30° parallelo? La marijuana più forte viene prodotta in Olanda oltre il 50° parallelo ed è frutto di particolari ibridazioni.
    I carabinieri fanno molto spesso l’errore di estirpare piante di canapa da fibra e mandare in prigione, in attesa di giudizio (per mesi), coltivatori innocenti.
    Non ho mai visto un carabiniere o un giornalista chiedere scusa per aver rovinato la vita di un contadino innocente, ma almeno aspettate i risultati prima di sbattere il mostro in prima pagina.
    Soprattutto quando c’è il rischio di aver scambiato “ca..i per pala..i”!

    (Marco Galli)