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Sospensiva per l’antenna di Magonfia

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E’ stata pubblicata oggi la sentenza con cui il Tar di Parma ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata dalla società telefonica H3G, in merito all’atto con cui il sindaco di Castelnovo ne' Monti, Gian Luca Marconi, aveva fermato i lavori di realizzazione di una nuova, discussa antenna presso il quartiere di Magonfia, a Felina.

Afferma il primo cittadino: “Questo primo pronunciamento del Tar dà, di fatto, la possibilità alla società H3G di riprendere i lavori, in attesa del pronunciamento del tribunale regionale sul merito del ricorso, la cui udienza è stata fissata nel marzo 2014. Il Comune di Castelnovo farà comunque nel frattempo ricorso al Consiglio di Stato, che si pronuncerà presumibilmente entro un paio di mesi, in quanto riteniamo di avere fondate ragioni per lo stop dei lavori: la società telefonica infatti aveva indicato nei documenti presentati che quello individuato a pochi metri dall’abitato di Magonfia era l’unico sito idoneo per la realizzazione dell’impianto, mentre abbiamo la certezza che non fosse così".

Prosegue Marconi: "Nel frattempo, attraverso la collaborazione della società specializzata Polab, abbiamo intrapreso la stesura di un piano per l’individuazione dei siti idonei, principalmente pubblici (quello vicino a Magonfia è un terreno privato) nel caso in futuro pervengano altre richieste per l’installazione di antenne, siti che siano compatibili sia con le normative sanitarie in materia che con l’impatto paesaggistico ed ambientale. Se infatti l’antenna di Magonfia ha tutte le carte in regola dal punto di vista della salute pubblica, anche per le abitazioni più vicine, ci eravamo opposti alla realizzazione perché fortemente impattante dal punto di vista paesaggistico. Su questa base la nostra azione va avanti, nonostante questo primo pronunciamento sfavorevole”.

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16 COMMENTS

  1. “Nel frattempo, attraverso la collaborazione della società specializzata Polab, abbiamo intrapreso la stesura di un piano per l’individuazione dei siti idonei”. Non lo si poteva fare prima? E questo piano quanto costa e chi lo paga?

    (Alex)

    • Firma - Alex
  2. Mi sorprende non capire che è una battaglia persa in partenza. Non si concede il permesso di iniziare i lavori sin dall’inizio e non si fermano mai e poi mai i lavori dopo aver dato il permesso, mi sembra più che logico, questi sono i risultati! Tanto le spese legali le pagano i cittadini di Castelnovo.

    (Giuliano Cherubini)

    • Firma - (giulianocherubini)
  3. Il comitato Saldine di Villa Minozzo, nell’evidenziare la differente collaborazione avuta dall’amministrazione comunale, ritiene meritevole l’impegno del sindaco di Castelnovo ne’ Monti per aver contattato Polab. Nei prossimi giorni seguirà un nostro comunicato che riporterà la situazione sullo stesso argomento di qua dal Secchia.

    (Comitato Saldine)

    • Firma - ComitatoSaldine
  4. Domanda: è più impattante un’antenna alla Magonfia oppure lo sbancamento a Ca’ Datto? A voi la risposta. La mia è: non sarebbe meglio prima confrontarsi con i cittadini invece che correre ai ripari dopo? Cordialmente.

    (Roberto Malvolti)

    • Firma - MalvoltiRoberto
    • Sono due impatti diversi, ma pur sempre impatti. L’antenna ha un problema di impatto visivo in area protetta ma, soprattutto, un impatto sulla salute pubblica. Dal punto di vista normativo è chiaro che è tutto a posto. Anzi la normativa in materia sta diventando ancora più permissiva; quindi, tra poco, saranno a posto anche impianti di maggiore potenza e più vicini alle case. Ma sull’argomento c’è un dibattito aperto e ricordo un esempio su tutti: l’amianto. Quando fu commercializzato sembrava il rimedio per tutti i mali. Quando poi emersero i problemi per la salute la commercializzazione proseguì per anni, con il copione già collaudato: chi la subisce dice che fa malissimo, chi la vende dice che fa benissimo. Chi la vende ha risorse economiche e appoggi politici. Risultato: i processi si fanno oggi, dopo quarant’anni e oggi chi vede due metri quadri di amianto nell’orto del vicino dà di matto per la paura. Lo sbancamento è un problema di impatto visivo, certo, ma soprattutto è un problema di assetto idrogeologico del territorio. Entrambi gli impatti si risolvono solo pianificando gli interventi, cioè pensandoci sopra per tempo, progettando, immaginando il futuro. E immaginare il futuro sembra che sia uscito dall’ottica dei politici e degli amministratori ad ogni livello: si progetta per essere eletti al turno successivo. Si tira a campare un anno per l’altro. Tutto questo è molto triste e molto pericoloso per i cittadini. Il Piano delle Localizzazioni delle stazioni radio base è un atto in controtendenza, molto apprezzabile. Dovrebbe essere seguito dagli altri Comuni della montagna, predisponendo un piano comprensoriale. Purtroppo per chi abita alla Magonfia è arrivato tardi, ma sarà utile agli abitanti del territorio comunale. Anche qui, però, teniamo presente che le emissioni elettromagnetiche non si fermano ai confini del Comune. Se i Comuni non si coordinano tra loro è possibile chi rimangano aree in cui le emissioni sono fuori controllo.

      (Giorgio Bertani)

      • Firma - Giorgio Bertani
      • Caro prof Bertani, stando in città si vedono molte antenne come quelle in questione a ridosso di edifici. Proprio nella città di Parma c’è un’antenna come la “vostra”, vicino a una struttura ospedaliera. Faranno poi così male queste onde? A quanto pare non creano alcun tipo di problema ai macchinari presenti all’interno della stessa. Pare che i montanari (a Villa e Toano da una parte e a Felina dall’altra) vogliano rimanere all’età della pietra!

        (Luca Gu)

        • Firma - LucaGu
        • E’ proprio perchè non siamo più all’età della pietra che la gente si ribella, ora ha la possibilità di informarsi, di conoscere e di conseguenza di richiedere garanzie per la propria salute cosa che quarant’anni fa non avveniva e la gente si metteva beatamente l’eternit sulla testa. Poi, tra l’altro, richiedere alle proprie amministrazioni comunali di munirsi di un piano per l’individuazione dei siti idonei non vuol dire no alle antenne ma vuol dire individuare le posizioni migliori affinchè queste arrechino meno danno possibile. Più che da persone da età della pietra mi pare un atteggiamento da persone intelligenti.

          (Ty)

          • Firma - ty
        • Se è vicina ad un ospedale, vorrà dire che fa benissimo. Oppure vorrà dire che è “in regola con la normativa vigente”. Il fatto che in città ci sia pieno di antenne non vuol dire che sia una bella cosa. Anche a Castelnovo abbiamo una bel traliccio vicino alle scuole superiori, ma mi dicono che le antenne sono direzionali e orientate in modo da non irradiare gli edifici scolastici (anche qui, comunque, tutto è “a norma di legge”). Se fanno male o no c’è un dibattito aperto, dipende a chi preferisce dare credito: agli studiosi indipendenti o a quelli finanziati dalle compagnie telefoniche; dicono cose diverse.

          (Giorgio Bertani)

          • Firma - Giorgio Bertani
          • Non mi pare ci siano casi di morti o gravi malattie nei pressi delle scuole superiori riconducibili al posizionamento delle antenne. Se lei, Arch. Bertani, fosse coerente, non utilizzerebbe il cellulare e sicuramente si opporrebbe all’installazione del wifi nel plesso scolastico dove insegna. Se veramente le sta a cuore la salute di tutti, dato che ricopre un ruolo socialmente importante quale l’insegnante!

            (Luca Gu)

            • Firma - LucaGu
  5. A parte che abbiamo vissuto anche senza la telefonia mobile e che comunque continua ad esserci anche la tecnologia cablata; detto questo, non si vuole rimanere all’età della pietra, ma si vuole che sia adottato il buon senso: non abitiamo in una città dove gli spazi per le stazioni radio base oramai sono inesistenti, qui lo spazio c’è per metterle lontano dalle abitazioni.

    (Comitato Saldine)

    • Firma - ComitatoSaldine
  6. Vorrei rispondere all’architetto Bertani che per quello che riguarda l’impatto ambientale dello sbancamento e del dissesto idrogeologico dello stesso non credo che i politici abbiano una gran colpa. Anche se non sono titolato come lei, siccome lavoro nel settore, so che non è un sindaco che decide se in quel luogo si può fare o no un certo tipo di intervento, ma altri titolati come lei, quindi ognuno si prenda le proprie responsabilità.

    (Sierra)

    • Firma - sierra
    • Proprio perché sono un tecnico mi sono fatto un’idea di come si evolve un processo di pianificazione. Grosso modo funziona così: i tecnici fanno tutti gli studi necessari (prendiamo l’ipotesi migliore, in realtà dipende da quanti soldi hanno a disposizione nel budget) e individuano un paio di soluzioni corrette e ottimali, poi le sottopongono agli amministratori (ricordiamoci che non sono mai i tecnici, che fanno le scelte, sono gli amministratori, eletti proprio per questo; i tecnici non sono eletti, non hanno alcuna legittimazione dai cittadini per farlo). A questo punto gli amministratori fanno tutti i loro conti e decidono. Al proposito posso dire che i conti sono di due tipi: la convenienza elettorale immediata, oppure un’idea di come potrà essere il futuro del luogo che amministrano fra una decina o un ventina d’anni. A questo punto inizia la contrattazione con i tecnici ai quali viene richiesto (sono pagati) di legittimare le scelte degli amministratori. Se gli amministratori sono competenti e lungimiranti ci sarà uno scambio costruttivo tra diversi punti di vista; diversamente sarà una battaglia campale, dove il tecnico cercherà di difendere la propria dignità professionale. Tra i tecnici c’è un famoso detto che suona più o meno così: “metà del progetto lo fa il committente”. Questo per rendere evidente il fatto che il ruolo degli amministratori è assolutamente fondamentale. Lavorare con persone intelligenti e lungimiranti è completamente diverso dal lavorare con persone grette e interessate al loro tornaconto elettorale immediato. Queste considerazioni sono del tutto generali, senza riferimenti con la questione dell’antenna. Giusto per chiarire in quale modo vanno distribuite le responsabilità. In Italia è così da quando è nata l’ingegneria, cioè dal 1800 circa, e le prime questioni tra tecnici e politici risalgono alle scelte per i trafori ferroviari (un traforo ferroviario è sempre localizzato all’interno di uno o più collegi elettorali, tanto per dire). La questione, quindi, esiste da parecchio tempo.

      (Giorgio Bertani)

      • Firma - Giorgio Bertani
  7. (Risposta a commento Luca Gu del 23 settembre 2013 ore 19,53)

    In un mondo perfetto avrei già intrapreso la mia personale battaglia contro il wi-fi. E poi ringrazio per l’apprezzamento del ruolo degli insegnanti. Ultimamente si sente più spesso dire che rubiamo il pane al popolo italiano. Comunque, a casa, ho eliminato il cordless e ripreso il vecchio telefono-con-i-fili. In classe il mio cellulare è in modalità aereo. In compenso ci sono i venticinque cellulari degli studenti in modalità vibrazione. Ma non è questo. Le cose sono un po’ più complicate di così. In Gran Bretagna ci sono proposte per eliminare il wi-fi dalle scuole primarie. In Italia il ministero stanzia fondi (pochi) per estendere il wi-fi nelle scuole (il famoso progetto Scuole 2.0). L’edificio in cui insegno è quasi nuovo ed è cablato in tutte le aule. Da quest’anno è d’obbligo l’uso del registro elettronico e abbiamo installato un pc in ogni aula, proprio per quell’uso. Sono tutti collegati via cavo. Bene. La sede Cattaneo, invece, è vecchia. Quando a suo tempo, pensando di metterci in linea con l’informatizzazione del mondo, chiedemmo un preventivo per cablare la scuola, uscì una cifra clamorosamente fuori dalla portata del bilancio e si rimediò con qualche access point (wi-fi). Oggi, è obbligatorio il registro elettronico, i soldi per cablare non ci sono, c’è un pc in ogni aula e si usa il wi-fi. Lo scorso anno il ministero caldeggiava il registro elettronico (a spese zero per l’amministrazione, naturalmente – ogni innovazione, oggi, è rigorosamente a spese zero per l’amministrazione). Ci siamo arrangiati con i portatili personali dei docenti (chi ce l’ha) e il wi-fi, naturalmente. Questo è il mondo imperfetto e non è facile averci a che fare.

    (Giorgio Bertani)