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Racconti d’Appennino 9 / Effetto tempo

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Abbiamo scollinato, Gandhi, e non parlo di terra. Abbiamo varcato un confine temporale e anche se il bicchiere é ancora mezzo pieno, vaghi flash sul "ritorno" mi saltano alla mente dalla prima mattina, come nuvole di passaggio. Provo ad allontanarle. Voglio allontanarle. Oggi é giá il giorno 16, Ferragosto é appena passato e io ho ancora voglia di questo silenzio, di questa solitudine, di questi luoghi d'armonia. Esco di casa molto presto, non sono ancora le 5, l'alba porta con se luci e colori di una notte caldissima. Da un lato il cielo é ancora scuro e stellato, dall'altro - sul versante parmense dell'Appennino - tutto é già chiaro e rosato.  Una dominante fredda e azzurrata rende il bosco, i prati e la strada come percorsi nuovi e sconosciuti. Aria diversa, rarefatta.

Questo é il volto di una bellissima estate, penso. Inspiro ed espiro profondamente, lascio che l'ossigeno e il prana del luogo mi sveglino del tutto. L'unico che dimostra un'inaspettata energia é Gandhi. Gli lego una lunghissima corda al collo, ma non gli basta ha bisogno di correre, di scattare, di seguire le tracce fresche che chissà quale animale ha lasciato da poco sull'erba e infilare il naso in ogni tana che trova.

Comincia il nostro cammino in silenzio, Gandhi decide la traiettoria. Una ripida salita, il respiro e il corpo stentano a coordinarsi. Sento la fatica, nonostante sia ancora fresco. Non c'é nessuno e penso di essere pazza a svegliarmi cosí presto in vacanza. Ma poi alzo gli occhi, mi giro e dalla sommità della collina vedo tutto l'Appennino che, nell'aria limpida e tersa, appare stratificato in una tridimensionalità stupefacente di altezze e volumi. É veramente bello, potrei essere in Himalaya e il viaggio continua aldilà di questa terra. Gandhi fa sentire, inaspettata, la sua voce e scatta costringendomi  a interrompere la visione di luoghi sognati e lontani. Faccio appena in tempo a vedere due caprioli che, piú veloci della luce, si catapultano nel bosco sottostante e noi dietro. Non mi dispiace addentrarmi nel bosco ancora un po' scuro, ma ho bisogno di rallentare il passo. Accorcio la corda che mi separa da Gandhi ed entro in un nuovo contesto. La terra é spaccata e arsa e non riconosco l'odore solito del bosco. La siccità della stagione renderà impossibile la presenza di funghi e ció é un peccato - mi dico -  perché adoro trovarli o anche solo sentirne la presenza. Alcuni tronchi d'albero sembrano figure umane a braccia aperte, altri divinità indiane. Ne vedo uno che sembra Ganesh, il dio elefante dalla grande proboscide. Mi sembra di buon auspicio per una giornata che comincia.

Man mano la luce si fa piú intensa e il caldo si fa sentire. Cammino, cammino non so piú che ore sono. E questo perdermi e ritrovarmi continua a rendere affascinante questa vacanza. Decido di rientrare; Gandhi non la prende bene e il nostro camminare insieme ora,  assomiglia ad una lite in cui ognuno vuole prendere la sua strada. Ma questa volta vinco io ed é costretto a seguirmi. Sulla strada verso casa, passo dal B&B "Nonna Rosina" dove Loli mi accoglie col suo solito sorriso accogliente e un bel caffé. Cominciamo le nostre conversazioni quotidiane e oggi, chissà perché, il tema é tosto.

Parliamo degli uomini, della famiglia, dell'effetto del tempo sulle relazioni e l'aria si fa un po' malinconica. Ma poi torniamo a ridere e scherzare e ci congediamo dicendoci che la mala onda del momento, stride decisamente con la bellezza circostante.... E basta guardare il cielo di oggi per convincerci che é proprio vero !!!!

(Paola Savi)

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